Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.563



Data: 16/06/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Operai Dayco, sale la rabbia Un sit-in blocca viale Bovio. Preoccupazione per mancati investimenti e gli improvvisi trasferimenti di dipendenti

Sale la rabbia degli operai della Dayco. La protesta esplode a Pescara, sotto la sede della Regione: in 300 bloccano viale Bovio per tre ore. È un sit-in pacifico, con tanto di fischietti e bandiere dei sindacati, ma i lavoratori degli stabilimenti di Chieti scalo, Manoppello (Pescara) e Colonnella (Teramo) sono pronti ad andare fino in fondo. La manifestazione scatta alle 9: operai e impiegati, al quarto giorno di sciopero, rallentano il traffico. L'area è presidiata dai poliziotti del Reparto mobile e della Digos. Poi arrivano i vigili urbani e si decide di chiudere un bel tratto di strada. La vertenza della multinazionale americana, leader mondiale delle cinghie per auto, preoccupa anche il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, che incontra i sindacati e i rappresentanti dei lavoratori. Poi in strada dice: «La Dayco, realtà con circa 700 dipendenti, è un vero gioiello per l'Abruzzo, con una produzione intensa che realizza utili. Ma, nonostante questo, siamo preoccupati perché un'azienda che opera nel settore dell'automotive, con numeri importanti, non sta investendo e non ha presentato un piano industriale credibile». Le ultime azioni della Dayco, spiega Lolli, «sembrano andare nella direzione di un indebolimento. Abbiamo per questo chiamato e incontrato l'azienda, firmato anche un protocollo in Regione, in cui la proprietà si impegnava a comunicare le varie iniziative aziendali, come la riorganizzazione del personale, e invece così non è stato. Dopo aver tentato inutilmente di contattare i vertici della Dayco, riconvocheremo formalmente ad un tavolo l'azienda e l'ad (Nick Orlando; ndr), che sarà in Abruzzo a inizio luglio, per farci spiegare quello che sta accadendo».
I TIMORILolli va giù duro: «Non faccio mai i processi alle intenzioni, ma non vorrei che qui ci sia qualcuno intenzionato a precostituirsi un alibi per attuare eventuali disegni e poi scaricare le responsabilità sui lavoratori. Ma noi questo giochetto non lo consentiremo a nessuno». La Valpescara ha già pagato un prezzo altissimo con centinaia di licenziamenti. «Ora basta tortorate - esclama il vice presidente -. Il territorio non può perdere più neanche un posto di lavoro. È una vertenza di un'intera comunità: qualora ci trovassimo davanti a un muro o a comportamenti incomprensibili, l'azienda deve capire che i lavoratori non sarebbero soli. Noi li affiancheremo in una battaglia che è di tutti». E giù gli applausi dei manifestanti, affiancati dai sindaci di Manoppello (Giorgio De Luca), Scafa (Maurizio Giancola), Lettomanoppello (Giuseppe Esposito) e Serramonacesca (Franco Enrico Marinelli). È assente il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio, impegnato con i pignoramenti in Comune (vedi l'articolo a lato), che in tarda mattinata incontra nel suo ufficio una rappresentanza sindacale. «Siamo pronti a interrompere la protesta solo se anche l'azienda smetterà di attuare azioni unilaterali», è la posizione dei sindacati - che hanno dichiarato 30 ore di sciopero - con Carlo Petaccia e Domenico Ronca per la Filctem Cgil, Stefano Di Crescenzo per la Femca Cisl e Gianni Cordesco per la Uiltec Uil. Antonio Perseo, Rsu Cgil, riassume i timori degli operai: «Siamo preoccupati perché, attraverso i trasferimenti di personale, alcuni reparti sono stati indeboliti. Così, di fatto, si creano esuberi». «Alla Dayco si pensa solo al breve periodo, al guadagno immediato, è un tipico approccio finanziario che mette a rischio l'attività manifatturiera», ripetono i manifestanti, prima di liberare viale Bovio verso mezzogiorno.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it