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Data: 17/06/2017
Testata giornalistica: FILT ABRUZZO
Oggi Cgil in piazza. Lavoro e Costituzione non si truffano. Appuntamento a Roma. Due cortei fino a San Giovanni. Parole d’ordine: rispetto per il lavoro, la democrazia e la Carta. La “truffa” dei voucher ha portato all’abrogazione del referendum, ma la Cgil è in campo: “Non smobilitiamo”

“Rispetto per il lavoro, la democrazia e la Costituzione”: con queste parole d’ordine la Cgil scende oggi in piazza a Roma, sabato 17 giugno, e chiama al suo fianco lavoratori, pensionati, giovani, cittadini. Quella che si conclude in piazza San Giovanni col comizio del segretario generale Susanna Camusso (orario previsto: mezzogiorno) è una giornata di sana indignazione per il modo in cui governo e Parlamento, col “giochino” dei voucher prima aboliti e poi resuscitati, hanno disprezzato e raggirato la mobilitazione referendaria sul lavoro, le firme di milioni di cittadini e il diritto di tutti gli italiani a esprimere il proprio voto col referendum.

Così la Cgil lancia un appello “a tutti i cittadini, ai lavoratori, ai pensionati e a tutte le associazioni democratiche affinché partecipino alla manifestazione nazionale del 17 giugno, per il rispetto dell’art. 75 della Costituzione, per difendere la democrazia e il diritto dei cittadini a decidere, per contrastare la precarietà, per un lavoro dignitoso tutelato e col pieno riconoscimento dei diritti”. “Il 28 maggio scorso – ricorda il sindacato – si sarebbe dovuto svolgere il referendum abrogativo sui voucher, poi questi sono stati cancellati per far annullare i referendum e impedire agli italiani di esprimersi. Adesso, dopo che il Senato votando la fiducia ha dato il via libera definitivo alla manovrina, i voucher sono stati reintrodotti. Questo schiaffo alla democrazia non può passare inosservato”.

A Roma sono attesi due cortei (partenza intorno alle 9): il primo partirà da piazza della Repubblica e proseguirà per via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, viale Manzoni, via Emanuele Filiberto e arriverà a piazza di Porta San Giovanni. Il secondo corteo partirà da piazzale Ostiense e proseguirà per viale della Piramide Cestia, viale Aventino, piazza di Porta Capena, via di San Gregorio, via Celio Vibenna, via Labicana, viale Manzoni, via Emanuele Filiberto; e arriverà a piazza di Porta San Giovanni.

“C'è una grande assenza della politica: non ha più un rapporto del paese, non rappresenta più una grande parte dei cittadini e di quelli che lavorano”, ha detto Camusso a RadioArticolo1 (podcast). Nella vicenda dei voucher, ha spiegato, “bisogna partire da una considerazione: c'è stata la scelta consapevole di escludere la partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni sindacali. Così il governo ha deciso di inserire nella manovra di bilancio la norma sui nuovi voucher, che non c'entra niente con i conti pubblici”.

In una lettera inviata agli iscritti Cgil, pochi giorni fa, Camusso ha riassunto i fatti salienti della vicenda, ricordando i 4,5 milioni di firme raccolti, il via libera della Corte Costituzionale ai referendum, il decreto legge del governo che abroga le leggi sottoposte a referendum popolare, infine la reintroduzione dei buoni. “Il governo e il Parlamento non hanno abrogato i voucher – scrive Camusso – ma i referendum, ovvero il diritto dei cittadini di esprimersi”: “Un Parlamento e un governo che in 35 giorni votano una legge e poi il suo contrario, minano la loro credibilità ed autorevolezza e la stessa fiducia nelle istituzioni”.

Ora la risposta passa per la piazza del lavoro, quella piazza San Giovanni che da sempre raccoglie le iniziative più importanti del sindacato. Ma, dal giorno dopo, la battaglia riprende. La Cgil considera infatti “necessario sollevare una questione di illegittimità” dei provvedimenti approvati, sia presso la Suprema Corte di Cassazione, sia presso la Corte Costituzionale: è quanto si legge sempre nell’appello contro lo “schiaffo alla democrazia” che, ad oggi, ha raccolto quasi 40mila firme. Inoltre il sindacato chiede “al Presidente della Repubblica il suo autorevole intervento al fine di tutelare lettera e sostanza dell’art. 75 della Costituzione, anche valutando l’opportunità di non promulgare la legge almeno sino al pronunciamento della nostra Suprema Magistratura”.

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