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Data: 24/09/2007
Testata giornalistica: Il Centro
Il sì vince col 65,7%: «Abolire il piano traffico» Ma l'assessore Mancini replica: solo il 20% alle urne, la città vuole il cambiamento

La nuova viabilità bocciata dalla consultazione, ora la palla passa al consiglio comunale. Si decide il destino di sensi unici e Ztl De Amicis: impossibile non tenerne conto Di Girolamo: i no vincono nelle mie sezioni

PESCARA. Sono 21.115 i cittadini che si sono recati alle urne per il referendum sul piano traffico, il 20 per cento dei 105.552 iscritti al voto. A conclusione dello scrutinio a prevalere è stato il «sì», con il 65,7 per cento contro il 34,3, che significa la richiesta di abrogazione delle misure sulla viabilità entrate in vigore nel settembre del 2006: sensi unici invertiti, aumento delle rotatorie, chiusura della rampa dell'Asse attrezzato di piazza Italia, previsioni di varchi elettronici, nuovi parcheggi di scambio e a pagamento, Ztl, prolungamento delle piste ciclabili.
Il primo commento a caldo dell'assessore alla Mobilità urbana Armando Mancini è una doccia fredda per gli oppositori del suo piano traffico: «La partecipazione dei cittadini è stata decisamente modesta. Un referendum va sempre rispettato, ma la quantità delle persone che vanno a votare è un indice del quale non si può non tenere conto. E questo dato cosa ci dice? Che circa dodicimila persone hanno detto di volere abrogare il piano traffico, ma altre 100mila o hanno detto no, o hanno fatto capire di non essere interessati al quesito referendario, dunque di non essere contrari alle misure adottate dall'amministrazione. E' chiaro che di questo il consiglio comunale non potrà non tenerne conto».
Referendum politico? Anche su questo Mancini ha la sua idea: «Più che politico questo referendum è stato utilizzato come grimaldello per far saltare il progetto Monestiroli sulle aree di risulta. Credo che il vero obiettivo fosse questo, ma è fallito».
Di tutt'altro avviso il presidente del Comitato promotore del referendum, Nicola De Amicis, che lancia un messaggio preciso all'amministrazione D'Alfonso: «Se il consiglio comunale non dovesse tenere conto delle volontà popolare espressa nel referendum, se ne assumerà le responsabilità politiche anche alle amministrative di primavera». De Amicis ricorda poi l'impegno speso dallo stesso D'Alfonso, dai suoi assessori e dai 22 sottoscrittori del fronte del «no» nella campagna referendaria, reso vano dalla volontà popolare. Esulta Antonio Di Girolamo: «Il mio collegio di Colle Breccia è l'unico della città dove il "no" ha prevalso in quattro sezioni».
A chiedere il referendum era stato un comitato spontaneo formato soprattutto dai commercianti del centro (dove la percentuale dei votanti è salita a circa il 30%) che avevano attribuito i mali del settore, ad iniziare dagli scarsi incassi, alle misure sulla viabilità adottate dall'amministrazione D'Alfonso. La protesta era stata subito cavalcata dalle forze politiche di centrodestra, al punto da spingere il senatore di Forza Italia, Andrea Pastore, a spendersi in prima persona in un ultimo appello a votare "sì" a 48 ore dalla chiamata alle urne. Alleanza Nazionale, Ccd, Pescara Futura e quel che resta in consiglio comunale del centrodestra (11 consiglieri contro i 29 di cui dispone la maggioranza del sindaco), avevano fatto altrettanto, mobilitando le proprie truppe nella campagna referendaria per il "sì". A quel punto il centrosinistra si era trovato di fronte ad una scelta poltica: optare per un disimpegno al referendum, abbassando così al lumicino la percentuale dei votanti, o scendere in campo. Si è scelta la seconda strada, e nelle ultime due settimane la macchina schiacciasassi della propaganda mossa in prima persona dal sindaco D'Alfonso ha fatto avvertire il suo peso. Così, alla fine, il referendum sul traffico si è trasformato in una sorta di "primarie" per il voto di primavera.

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