ROMA Non solo Ape e Rita. C'è anche un altro strumento per anticipare i tempi dell'assegno pensionistico. Riguarda il cosiddetto secondo pilastro, ovvero i fondi pensione complementare, e potrebbe essere molto utile per chi si ritrova per svariati motivi senza lavoro a una manciata di anni dall'età del pensionamento. Cinque per la precisione. La novità è contenuta nel ddl Concorrenza che l'altro giorno ha ottenuto il via libera dell'Aula della Camera e che ora si appresta ad approdare al Senato per la definitiva approvazione.
La norma è stata pensata per dare una tutela in più ai disoccupati anziani di lungo termine. Quelli che con questa crisi sono diventati esuberi e non hanno avuto più alcuna possibilità di rientrare nel mondo del lavoro dipendente. Troppo vecchi per competere con le nuove leve, ma troppo giovani per ricevere la pensione. La platea, infatti, è ben circostanziata: il periodo di inoccupazione deve essere «superiore a 24 mesi» e il traguardo della pensione obbligatoria lontano non più di cinque anni. In questi casi - e purtroppo non sono pochi - l'articolo 16 del ddl Concorrenza prevede che si possa richiedere al fondo pensione complementare di appartenenza l'anticipo della prestazione pensionistica «in forma di rendita temporanea». Ovviamente lo può fare solo chi a suo tempo ha aderito a un fondo pensione, magari attraverso i contratti collettivi o con la destinazione del Tfr. Già il decreto del 2005 che regolamenta i fondi pensione prevedeva la possibilità di richiedere l'anticipo del montante accumulato in forma di rateo mensile, ma lo vincolava ad almeno «48 mesi di inoccupazione»: la nuova norma dimezza quindi il periodo. Non solo: lascia anche liberi i fondi di aumentare l'anticipo, allungando la distanza dal raggiungimento dei requisiti per la pensione obbligatoria fino a 10 anni.
NO LIMITI ANAGRAFICI
A differenza della Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) - che tra l'altro ancora non è operativa - la nuova norma non è sperimentale e non fissa un minimo di età anagrafica. Oltre ai due anni di inoccupazione, richiede infatti «un anticipo di cinque anni rispetto ai requisiti per l'accesso alle prestazioni del regime obbligatorio di appartenenza». Il che significa che può essere attivato prima dei 63 anni di età richiesti dalla Rita (che prevede anche 20 anni di contributi, non più di 3 anni e 7 mesi dal pensionamento di vecchiaia, la maturazione di un rateo pensionistico nel regime obbligatorio non inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo Inps).
Insomma è a tutti gli effetti una possibilità in più a disposizione dei disoccupati di lunga durata anziani. Per questo motivo, Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, parla di «convergenze parallele»: «La possibilità di richiedere la Rita - spiega - è riservata ai soggetti, cessati dal lavoro, in possesso dei requisiti per l'accesso all'Ape, certificati dall'Inps. La norma contenuta nel disegno di legge Concorrenza sembra avere una finalità differente. Mentre la Rita si aggiunge all'Ape per rafforzarne l'ambito di tutela (infatti, per ottenerla sono richiesti i medesimi requisiti), la nuova prestazione viene in soccorso di un lavoratore anziano, disoccupato da due anni, che può farsi liquidare il montante accumulato in un fondo pensione a prescindere sia dall'età pensionabile, sia dalla richiesta dell'Ape e quindi anche dei requisiti necessari».
GLI IMPORTI
Gli importi della «rendita temporanea» ovviamente cambiano a seconda del montante accumulato. Ma possono essere anche consistenti. Secondo i dati Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione) relativi a tutto il 2016, il contributo medio annuo dei lavoratori dipendenti ai fondi pensione va dai 1.810 euro a quelli aperti, ai 2.640 dei fondi negoziali fino ai 6.960 dei fondi preesistenti. In cassaforte i fondi hanno accumulato oltre 151 miliardi di euro, tanto per capirci stiamo parlando di una cifra pari al 9% del Pil e al 3,6% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Nel solo 2016 i contributi complessivamente versati sono stati circa 14 miliardi.
In Italia ci sono 452 forme pensionistiche complementari alle quali aderiscono complessivamente 7,787 milioni di lavoratori, (+7,6% rispetto al 2015): 5,8 milioni sono dipendenti, 2 milioni autonomi, 194.000 pubblici. La fascia di età tra 45 e 64 anni (almeno in parte potenzialmente interessata alla nuova norma) è quella che ha il maggiore tasso di partecipazione, il 34% della corrispondente forza lavoro complessiva.