LANCIANO Alla ragazzina di 13 anni che lui trasportava quotidianamente sul piccolo bus scolastico di Casoli, con appalto privato, inviava video pornografici sul telefonino, poi le chiedeva di inviargli a sua volta sue foto nude, inducendo la minore anche a ritrarsi mentre compiva atti sessuali da sola nella sua stanza. Per questi orribili episodi di corruzione di minore di 14 anni, lo scorso 15 febbraio venne arrestato l'autista dello scuolabus Franco Verratti, 65 anni, di Casoli. L'imputato, scarcerato a maggio dai domiciliari, ieri è stato condannato a 2 anni di reclusione e al risarcimento danni in separata sede. La parte civile, rappresentata dagli avvocati Consuelo Di Martino e Antonella Fantini, ha chiesto 100 mila euro di risarcimento.
I fatti contestati si sarebbero svolti tra febbraio e agosto 2016. Il rito abbreviato, con sconto pena di un terzo, si è svolto dinanzi al gup Marina Valente. Il pm Rosaria Vecchi aveva chiesto 3 anni argomentando così al termine della requisitoria: «Si tratta di un fatto molto grave ancor più perché commesso abusando del ruolo di autista del minibus, quindi comunque di una figura alla quale i genitori affidano i propri bambini». Alla fine il gup non ha però riconosciuto per l'imputato l'aggravante di aver commesso il fatto in veste di autista di scuolabus, quindi di aver abusato delle funzioni di incaricato pubblico con i minori affidati per ragione di vigilanza e custodia. L'avvocato difensore Giuseppina Del Pizzo aveva chiesto l'assoluzione per l'autista, sostenendo che «l'utenza telefonica era intestata alla madre della ragazzina e che non c'è alcuna prova del suo utilizzo da parte della minore».
ALTRE FOTO HARD Sul telefonino dell'imputato, sottoposto a perizia, sono state trovate altre scioccanti foto hard riconducibili ad altre ragazzine che ugualmente si erano fatte l'autoscatto nude, ma l'indagine non è riuscita a identificarle. I numeri di telefono erano stati cancellati. Dopo la sentenza l'avvocato di parte civile Di Martino ha così commentato: «Siamo soddisfatti del lavoro fatto dalla procura e dall'esito del processo, che, ricordiamo, ha avuto lo sconto di pena per l'abbreviato. I fatti erano davvero gravi». A denunciare lo stridente caso di pedofilia sono stati i genitori della studentessa con cui la ragazza si è sfogata. L'uomo si è sempre detto estraneo alla vicenda e che tutto era frutto di malintesi. Col quadro probatorio subito blindato alla procura sono bastati sette giorni per chiudere l'inchiesta e chiedere il giudizio contro l'autista.