Per ripararci dalla disperazione siamo noi gli ombrelli di noi stessi, dice John Donne. I poeti vengono in soccorso almeno quanto il buon senso quando più ne abbiamo bisogno.
E ce n'è davvero bisogno, di buon senso, per venire fuori finalmente da questa tre giorni di polemiche sulle ragazze che, sabato scorso alla Fonderia di Sulmona, come ben si è visto nella diretta Facebook del Centro, reggevano degli ombrelli sulle teste di quattro oratori, fra cui il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, e il ministro Claudio De Vincenti. Il livello della polemica si è alzato, ieri, con l'intervento del presidente della Camera, Laura Boldrini, che intervenendo sull'episodio ha detto: «Sei donne che reggono l'ombrello ad altrettanti uomini, comodamente seduti per parlare ad un dibattito sotto la pioggia a Sulmona ci fanno fare un salto indietro». Aggiungendo: «Non sarebbe stato meno stridente se al posto delle ragazze ci fossero stati dei ragazzi. Come si fa a non rendersene conto?». Il punto, fa intendere il presidente della Camera, non è tanto quello della discriminazione di genere quanto dell'atteggiamento di sudditanza di quattro persone verso altre quattro, divise solo dal ruolo, implicito nella foto di Sulmona. E allora il buon senso al quale ci invita a dare ascolto il poeta suggerisce di prendere atto della gaffe e chiedere scusa per essa. È questo il più semplice dei gesti istituzionali con il quale D'Alfonso può chiudere l'ombrello e il caso. Ricordandosi, magari, per la prossima Fonderia, di attrezzare un gazebo capace di difendere gli oratori dalla pioggia e dal sole, e se stesso e l'Abruzzo dalla grandine delle polemiche.