ROMA Per i sindacati la questione è dirimente. Nell'incontro di ieri sulla fase due della riforma delle pensioni con il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, è stato il primo punto sollevato: fermare l'aumento a 67 anni dell'età del ritiro che scatterà automaticamente nel 2019. La risposta del ministro, per adesso, è stata interlocutoria. La questione, ha detto, è politica. Il tavolo tecnico convocato ieri, insomma, non era la sede giusta per discuterne. E inoltre, far trapelare un'apertura sul tema del congelamento dell'età di pensionamento, sarebbe sembrato anche uno sgarbo nei confronti del presidente dell'Inps, Tito Boeri, che proprio nella mattinata di ieri in Parlamento, durante la sua relazione, ha espresso la sua forte contrarietà ad un dietrofront del governo sull'aumento automatico dell'età di pensionamento. «Bloccare l'adeguamento dell'età pensionabile agli andamenti demografici», ha detto Boeri, «non è affatto una misura a favore dei giovani. Scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli», ha spiegato il presidente dell'Inps, «i costi di questo mancato adeguamento». Insomma, per Boeri la fase due del confronto sindacale si dovrebbe occupare prioritariamente d'altro, delle pensioni dei millenials, i nati dopo il 1980, che si trovano completamente nel sistema contributivo e con carriere spesso discontinue rischiano di non riuscire ad accumulare versamenti tali da garantire pensioni dignitose. La soluzione, secondo Boeri, sarebbe quella di fiscalizzare una componente dei contributi previdenziali all'inizio della carriera per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato. In questo modo, ha spiegato ancora il presidente dell'Inps, si avrebbe un trasferimento di risorse degli anziani verso i giovani ai quali si assicurerebbe da subito uno zoccolo minimo di pensione.
Sul tavolo della trattativa tra sindacati e governo, tuttavia, c'è anche un'altra proposta per affrontare il problema dei futuri assegni previdenziali: quella di una pensione minima di garanzia, un tetto minimo alle future pensioni sotto il quale scatterebbe l'intervento dello Stato come già oggi accade con l'integrazione al minimo. Per ora, però, tutto è in alto mare. «Il governo sta procedendo un pò troppo lentamente», ha sottolineato il segretario conferderale della Uil, Domenico Proetti. «Il 13 luglio», ha aggiunto, «abbiamo un'iniziativa unitaria e chiederemo un'accelerazione per un pacchetto di interventi, in modo da sottoscrivere un verbale a settembre, poi da recepire nella legge di bilancio».
L'APPUNTAMENTO
Intanto però, un nuovo incontro tecnico è già stato fissato per martedì prossimo. «Il governo deve scoprire le carte perché anche oggi non sono arrivate risposte. Serve invece accelerare», ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, che ha sottolineato come sulla questione degli automatismi il ministero del lavoro abbia sostanzialmente rispedito la palla a Palazzo Chigi per una eventuale decisione. Non solo. Il prossimo 17 luglio i segretari dei sindacati sono stati invitati ad un convegno del Pd per parlare di previdenza e giovani. Un convegno dove sarà presente il responsabile economico Tommaso Nannicini, che da sottosegretario alla presidenza del governo Renzi, aveva gestito la Fase uno della riforma che ha poi portato all'introduzione dell'Ape.