PESCARA In mattinata, dopo avere ascoltato le note dell'Inno di Mameli, inizierà la conta in aula che dirà se la maggioranza D'Alfonso ha ancora i numeri per far passare le sue delibere in consiglio regionale o se resta ostaggio dell'ennesima crisi estiva. Quella dello scorso luglio aveva in fondo gli stessi protagonisti di oggi, da Andrea Gersolimo e Mario Olivieri (eletti nella lista di Abruzzo civico), all'assessore ai Lavori pubblici Donato Di Matteo, esponente non renziano del Pd, schierato con il ministro Orlando all'ultimo congresso. Quella spina, che un anno fa come oggi aveva portato alla paralisi dell'Emiciclo, fu estirpata dal governatore con una manovrina in giunta non proprio indolore: il doppio passo indietro del fedelissimo Camillo D'Alessandro (Pd) costretto a lasciare il posto di sottosegretario della Giunta a Mario Mazzocca (oggi sui banchi di Articolo 1-Dp), a sua volta invitato a lasciare la poltrona di assessore a Gersolimo, al quale andarono le delega al Lavoro, alle Aree interne e ai Grandi eventi.
Dodici mesi di tregua apparente per tornare al punto di partenza, come nel gioco dell'oca: consigli regionali saltati, minacce più o meno velate di staccare la spina, con l'aggravante che nel frattempo il Pd ha subito la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale del dicembre scorso, una scissione interna, la sconfitta alle ultime amministrative, che anche in Abruzzo ha pesato e come. A tutto questo si aggiungono le note difficoltà di bilancio, dunque di spesa, che accrescono le frustrazioni dei consiglieri regionali sul proprio territorio. Così, i tagli al trasporto pubblico locale, ai servizi sanitari, alla cultura, non fanno che aumentare lo scontro, non sempre sanabile con la spartizione di nuove poltrone.
In un'intervista al Messaggero, il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, si è detto disposto nei giorni scorsi a sacrificare la sua di poltrona, quella che lo ha portato sul banco più alto dell'Emiciclo, se questo potesse bastare a fare rientrare nei ranghi i dissidenti. Intanto dal partito di Luciano D'Alfonso arrivano segnali un po' contraddittori e confusi. Una riunione della Direzione regionale del Pd, convocata per le 18 di ieri, è stata prima annunciata e poi disdetta per lasciare posto a un incontro informale programmato nel pomeriggio, di cui si è persa però traccia. L'ipotesi di un nuovo rimpasto in giunta, o di qualche aggiustamento all'interno della maggioranza, non è a questo punto da escludere per rilanciare l'azione di governo sino alla fine della legislatura. Un traguardo che in molti, ormai, non fissano più alla scadenza naturale della primavera 2019 ma alla data delle prossime elezioni politiche, il marzo 2018, quando le candidature in Parlamento potrebbero far saltare il banco. Su tutte, quella sempre più probabile di Luciano D'Alfonso, con affetti a cascata difficili da prevedere. E non è detto che anche le ultime fibrillazioni nel centrosinistra non nascondano proprio questo: la corsa verso gli scranni della Capitale, resa però quantomai incerta (e nervosa) dalle incognite sulla nuova legge elettorale.
SCADENZE Intanto oggi, alle 11, si torna in aula per l'esame di un lungo ordine del giorno: nomine, manovre finanziarie e una serie di interpellanze a firma di consiglieri di maggioranza e di opposizione che potrebbero approfittarne (vedi M5S) per incalzare D'Alfonso e i suoi proprio sulle difficoltà che hanno finito col fare arenare la giunta sull'ennesima crisi estiva. D'altra parte, del quasi monocolore Pd con cui il governatore e la sua maggioranza hanno avviato l'avventura in Regione, dopo la vittoria del 2014, non è rimasto molto. All'ingresso in Giunta di Gersolimo si è aggiunto lo strappo dell'assessore Marinella Sclocco, passata armi e bagagli tra le fila di Articolo 1, assieme a Mazzocca (ex Si) e al deputato Gianni Melilla. La vittoria ad Avezzano di Gabriele De Angelis, avrebbe poi convinto lo stesso Gerosolimo ad allargare l'orizzonte delle liste civiche, con il lancio ormai imminente di un nuovo movimento, Abruzzo insieme, proprio allo scopo di coprire gli spazi lasciati vuoti dal Pd, anche a L'Aquila, dove il partito di Massimo Cialente e Stefania Pezzopane ha subito la sconfitta più cocente.
LA MARSICA Insomma, proprio dall'area marsicana potrebbe nascere una sorta di competizione con il Partito democratico, quanto dannosa o utile per il centrosinistra si vedrà. In ogni caso, destinata a minare la supremazia del Pd in Regione. Già questa mattina, in aula, dagli atteggiamenti sui banchi del centrosinistra si capirà se la mossa del passo indietro annunciata da Di Pangrazio potrà sortire i suoi effetti. Dare subito impulso agli investimenti sul territorio, partendo dalle risorse messe in campo dal Masterplan, è al momento la carta migliore a disposizione del governo D'Alfonso per tenere a freno gli oppositori interni senza offrire il fianco agli affondi delle opposizioni e delle parti sociali. Non è detto, però, che non sia necessario un nuovo rimpasto nell'esecutivo che potrebbe finire col coinvolgere anche l'Ufficio di presidenza del consiglio regionale. L'altra partita si giocherà inevitabilmente sul tavolo delle candidature per le politiche, anche se, come sempre, i posti blindati nelle liste saranno opzione delle segreterie nazionali e potrebbero riservare molte sorprese e qualche amaro in bocca, sia nel centrosinistra che nel centrodestra.