L'AQUILA Con la "benedizione" del neosindaco Pierluigi Biondi, il direttore dei lavori Marco Cordeschi ha consegnato ieri mattina il cantiere della seggiovia Fontari all'Ati, che vede come capofila l'impresa di Vitipeno Leitner, che dovrà provvedere alla sostituzione del vecchio impianto di risalita di Campo Imperatore. La fine dei lavori, ritardi e condizioni meteo del Gran Sasso permettendo, è prevista per il prossimo 10 gennaio. Si dovrà lavorare, dunque, per un massimo di 180 giorni, anche se nessuno dei partecipanti alla cerimonia ha potuto rassicurare sull'effettiva data di partenza della prossima stagione invernale. Erano presenti, oltre al il sindaco Biondi, l'assessore al Turismo, Sabrina Di Cosimo, il consigliere comunale Daniele D'Angelo, delegato a seguire le vicende legate al Gran Sasso, l'amministratore unico del Centro Turistico del Gran Sasso, Fulvio Giuliani, il componente del collegio sindacale Luca Verini, il direttore d'esercizio del Centro turistico, Marco Cordeschi e il rappresentante della Leitner, Stefano Vezzali. IL SINDACO. «Scontiamo un ritardo lunghissimo», ha dichiarato Biondi, «e per certi aspetti inspiegabile, almeno per quella che è la mia conoscenza dell'amministrazione. L'affidamento di oggi (ieri per chi legge) non significa che i lavori saranno completati l'8 dicembre, anche se è auspicabile che siano terminati in tempo per non compromettere la stagione invernale. La prima cosa che ho fatto la mattina del 27 giugno, subito dopo le elezioni, è stato convocare i vertici del Centro turistico per comunicare che l'avvio dei lavori era una priorità assoluta. Speriamo che adesso non ci siano intoppi, di nessun tipo», ha sottolineato il sindaco, «e che le condizioni meteo consentano lo svolgimento dell'intervento. Chiedo alla ditta incaricata di avere, compatibilmente con le altre commesse, un occhio di riguardo per quest'opera: il Gran Sasso è da sempre la montagna degli aquilani, che nutrono per essa un affetto particolare e in più è un veicolo molto importante per il turismo e l'economia del nostro territorio. Il cronoprogramma, infatti, prevede la riconsegna dei lavori finiti in 180 giorni, ma chiedo di comprimere i tempi».IL DIRETTORE DEI LAVORI. La lunga vicenda per la sostituzione dell'impianto, ormai obsoleto, è iniziata nel 2013, quando è stato approntato il primo progetto. Dopo anni di ritardo, intralci, ricorsi e autorizzazioni che non arrivavano, si sblocca un'opera fondamentale per il rilancio della stazione sciistica, finanziata con 6,5 milioni provenienti dai fondi Cipe per la ricostruzione reperiti dall'amministrazione di Massimo Cialente. «I permessi sono arrivati quasi tutti nel mese di giugno», ha spiegato Cordeschi, «ma le autorizzazioni richieste sono tante e l'acquisizione è davvero complessa. Anche se mancano ancora il parere sismico del Genio Civile e la determina della Regione, l'intervento può essere avviato. Stop alle polemiche, è tempo di agire: l'obiettivo è di concludere i lavori prima possibile e per questo chiediamo a tutti coloro che sono interessati di dare il proprio contributo. Non possiamo garantire niente sui tempi di consegna, e parlo anche a nome della ditta esecutrice».IL CTGS. «Il nostro impegno in questi mesi è stato frenetico», ha commentato l'amministratore unico del Ctgs, Fulvio Giuliani, «e speriamo che il ritardo non porti effetti negativi e che le condizioni meteo ci permettano di chiudere questo impianto, che tra l'altro sarà innovativo e molto funzionale, entro l'inizio della prossima stagione. L'incarico per la direzione dei lavori, sebbene con riserva, è stato formalizzato il 30 dicembre 2016 e abbiamo poi dovuto attendere una serie di permessi che si incrociano tra Regione, Ente Parco, Genio Civile, per arrivare alla consegna del cantiere. C'è stato anche un ricorso dell'altro studio tecnico che aveva avanzato domanda per la direzione lavori, su cui, però, siamo tranquilli. Inoltre, nel 2017 sono cambiate alcune normative, divenute più restrittive dopo la tragedia di Rigopiano, e parte dei ritardi è giustificata dalla necessità di conformarci ai nuovi dettami. Avremmo potuto fare prima, ma non siamo stati a guardare».