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Data: 12/07/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Licenziamenti, scontro in Atac. Ignorata la lettera sugli esuberi «Senza produttività, tagli inevitabili» In Atac o si aumenta in modo esponenziale la produttività oppure è inevitabile un piano di esuberi che arrivi almeno a 2.500 dipendenti

Tensioni alle stelle, telefoni roventi sull'asse Campidoglio-Prenestina, e la consapevolezza che la situazione di Atac è diventata sempre più esplosiva, a partire dall'ipotesi, sempre più concrete, di tagli al personale. Tema che sarà affrontato nel tavolo ad hoc con i sindacati. Il direttore generale di Atac, Bruno Rota, come riportato lunedì da Il Messaggero, ha confessato: «Il M5S a Roma ha sbagliato. Secondo me, l'amministrazione Raggi doveva denunciare la situazione dell'Atac un anno fa. Doveva farlo subito, appena eletta, anche perché da allora a oggi i debiti (1.2 miliardi) non sono aumentati ma la faccenda ormai è insostenibile: presto dovremo prendere delle decisioni nette». Un'accusa e forse una fuga in avanti, quella del manager ex Atm, non concordata che ha mandato in fibrillazione la giunta grillina. A partire da Virginia Raggi. In ballo ci sono i tagli al personale, è forte l'ipotesi di una cassa integrazione per 2.500 persone, unico modo individuato per abbassare i costi dell'azienda (gli altri rami sarebbero i chilometri, il carburante e i pezzi di ricambio impossibili da cambiare) per fare in modo, tra le altre cose, che si sblocchino i pagamenti ai fornitori (che reclamano al momento 400 milioni di euro). Ecco perché, con la cura con cui si maneggia la kryptonite, si profilano tagli al personale «importanti». Una riorganizzazione che arriverà dopo la presentazione del piano finanziario.
LA MISSIVA Ci sono documenti che girano da settimane che testimoniano le «ricognizioni» sui dipendenti di Atac. A partire dalla lettera spedita dal Dipartimenti Partecipate di Roma Capitale a inizio febbraio. E chiedeva ad Atac, così come alle altre società comunali, di «provvedere alla ricognizione del personale in servizio», come previsto dalla legge Madia, con l'obiettivo di «individuare eventuali eccedenze da inserire in un apposito elenco da trasmettere alla Regione Lazio per la gestione delle procedure di mobilità». La procedura nella municipalizzata di via Prenestina è partita, ma gli esiti, al momento, restano nell'ombra. I sindacati che ne hanno chiesto conto all'Ufficio provinciale del lavoro non hanno avuto riscontri. Anche dall'assessorato ai Trasporti della Regione trapela che la lista con il personale in eccesso di Atac, ad oggi, non è mai arrivata.
LE RIUNIONI Di sicuro, come confermano diverse fonti al Messaggero, il tema degli esuberi è stato affrontato in più di una riunione. Tanto che sarebbe stato preso in esame anche in un vertice riservato, a luglio 2016, a cui avrebbe partecipato anche la sindaca Virginia Raggi, insieme agli assessori a Trasporti e Partecipate (all'epoca era Marcello Minenna) e ai vecchi vertici di Atac (Armando Brandolese e Marco Rettighieri). «Di esuberi ho sentito parlare nell'ottobre del 2016», confida il sindacalista Atac Claudio De Francesco, segretario della Faisa Confail. In realtà le prime valutazioni di questo tipo sui dipendenti risalgono addirittura al 2014, quando l'azienda ordinò a una ditta esterna un benchmark per mettere a confronto gli impiegati amministrativi della partecipata romana con quelli di altre aziende del settore. E venne fuori un rapporto interno che parlava di 330 esuberi, solo tra i lavoratori «di staff». Un altro settore nel mirino è quello dei depositi, come hanno confessato anche i vertici di Atac pochi giorni fa. Davanti a uno scenario così complesso alla sindaca Raggi, per il momento, non resta che bollare come «bufala» l'ipotesi dei tagli. Anticipata dall'ultima mossa disperata: bussare alle casse del governo.

«Senza produttività, tagli inevitabili»

«Sarà pure scomodo ammetterlo, ma è un dato di realtà: in Atac o si aumenta in modo esponenziale la produttività oppure è inevitabile un piano di esuberi che arrivi almeno a 2.500 dipendenti. Non ci sono alternative e se ne è parlato in tante riunioni», dice Pietro Spirito, ex direttore operativo della più grande partecipata dei trasporti pubblici d'Italia, che ha lasciato all'inizio de 2016 per trasferirsi in Campania (oggi è presidente del porto di Napoli, prima è stato program manager a Bagnoli).
Spirito, perché secondo lei l'ipotesi degli esuberi è più che concreta per l'azienda dei trasporti romani?
«Non vedo molte alternative. E l'ho scritto anche nel libro in cui ho raccontato la mia esperienza in Atac, Trasportopoli. Se la produttività non cambia, la via è obbligata. Bisognerà mettere fuori dal ciclo lavorativo tra le 2.500 e le 3mila unità. La situazione di Atac d'altronde la conosciamo tutti...».
Oltre un miliardo di euro di debiti con banche e fornitori, bilanci in rosso da anni (compreso quello del 2016 che ancora non è stato approvato), tasso di assenteismo al 12 percento, il che significa che su oltre 11mila dipendenti, 1.400 ogni giorno restano a casa. Un piano di razionalizzazione del personale può essere una soluzione strutturale?
«Le strade per far quadrare i conti, a mio parere, sono due: o si mette mano a un piano di esuberi oppure bisogna mettere i sindacati intorno a un tavolo e firmare un accordo che aumenti davvero la produttività di questa azienda».
Cioè far lavorare di più i dipendenti?
«Questo è uno degli aspetti che bisognerebbe affrontare. Poi servirebbero anche investimenti massicci sulla manutenzione degli autobus, andrebbero comprati mezzi nuovi, per mettere gli autisti nelle condizioni di lavorare a pieno regime. Questa è la sfida, solo un robusto recupero di efficienza può permettere all'Atac di ritrovare quella produzione che oggi non viene erogata, anche se è prevista dal contratto di servizio con il Campidoglio. Altrimenti...».
Altrimenti?
«Gli esuberi sono inevitabili. Credo che ormai sia inutile nascondere la polvere sotto al tappeto, perché non aiuta nessuno».
Da quanto tempo si parla di esuberi in Atac? Già nel 2014 venne realizzato un benchmark che individuò 330 eccedenze, solo tra gli amministrativi...
«Se ne parla da tempo, io stesso ho avuto modo di assistere a diverse riunioni in cui l'argomento veniva affrontato. I nodi prima o poi vengono al pettine. Anche perché nel 2019 questa azienda dovrà essere in grado di reggere il confronto con la concorrenza».

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