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Data: 13/07/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
D'Alessandro: «Io e D'Alfonso in corsa per il Parlamento»

PESCARA Due volte eletto al consiglio provinciale di Chieti, tre volte in Regione. Camillo D'Alessandro è già un veterano della politica abruzzese nonostante i 41 anni appena compiuti. A proposito, siamo già nell'età consentita per occupare uno degli scranni di Palazzo Madama.
D'Alessandro, inutile nasconderlo: la sua candidatura al Parlamento è ormai nei fatti.
«Io in questa fase posso solo dichiarare la mia disponibilità alla comunità politica di riferimento. Poi sarà il partito a decidere. In politica non c'è spazio per le auto candidature, ci si mette a disposizione. Cosa che io ho già fatto».
Si riferisce al passo indietro dell'estate scorsa quando, per far rientrare la crisi in maggioranza, fu costretto a lasciare il posto di sottosegretario della Giunta D'Alfonso?
«In quella occasione a un certo punto ho realizzato che era necessario mettere a disposizione il mio ruolo per il bene della coalizione. Quando la gente ti vota, poi non vuol leggere di crisi e crisette ma pretende una squadra che lavori».
Così il sacrificio toccò a lei.
«Non avevo rintracciato nessun'altra disponibilità vera a fare quel passo indietro».
Diciamo che una sua candidatura nelle liste del Parlamento è oggi nei fatti anche per questo.
«Molti pensano che sia così, una sorta di credito da riscuotere. Ma non sono nato ieri per sapere che in politica i crediti difficilmente si incassano. Vengo da un piccolo paese di mille abitanti (Arielli) e so che il consenso va cercato ben oltre le mura di casa».
Un altro tema caldo in Regione è la sempre più probabile candidatura di Luciano D'Alfonso alle prossime politiche. Sono in molti ormai a vederlo con la valigia pronta verso la Capitale.
«Credo che questo sia nelle cose. Nella normale evoluzione politica, non dovrebbe stupire una disponibilità del presidente anche ad un impegno diverso. Naturalmente, come nel mio caso, non ci si muove per soddisfare ambizioni personali ma per favorire la crescita di una classe dirigente che possa contare sia in Abruzzo che a Roma. Voglio però ricordare che in passato anche D'Alfonso ha dovuto fare le sue rinunce, come quella della candidatura in Parlamento. Perché in quel momento le ragioni politiche hanno prevalso sulla tentazione di rompere il giocattolo per soddisfare un'esigenza personale».
In Regione sembra essere tornata un po' di maretta dentro e fuori la maggioranza. Che succede?
«Non c'è nessuna crisi all'ordine del giorno, se non una lettura, anche critica, sulle cose da fare. Ma credo che ciò rappresenti un valore se non degenera in atteggiamenti divisivi».
Come si andrà avanti da qui alla scadenza naturale del 2019?
«In questi due anni è possibile mettere in campo un programma di fine legislatura con il coinvolgimento dei partiti, dei movimenti civici e delle forze sociali. Un programma partecipato che abbia anche una forza realizzatrice. Ma se posso dire la mia, alla luce delle tre legislature regionali alle spalle, non c'è paragone tra le grandi questioni portate a termine fin qui dal governo D'Alfonso e gli altri».

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