PESCARA In un anno le attività che ruotano attorno al porto di Pescara hanno tagliato i posti di lavoro, mandando a casa 12 persone tra dipendenti delle agenzie marittime, dell'impresa portuale, dei servizi antincendio e antinquinamento e del servizio di pilotaggio. È il bilancio tracciato dagli operatori nel triste anniversario dell'ultimo ingresso di una nave commerciale nella darsena commerciale del porto. La "Galatea" non arriva più a Pescara da 12 mesi e per sostituire il servizio che assicurava questa nave cisterna, cioè il rifornimento di idrocarburi al deposito costiero di Pescara, è stato necessario utilizzare diecimila tir, con un «impatto negativo dal punto di vista economico e ambientale», dicono gli operatori. Tutto è legato al problema (ormai datato) dei fondali insabbiati del porto che ha determinato anche la sospensione dei collegamenti via mare tra Pescara e la Croazia, con un «ulteriore danno economico e d'immagine a Pescara e alla regione», proseguono. Guardando al futuro, gli addetti alle attività legate al porto fanno riferimento al "Piano operativo triennale di Sistema" approvato dalla Autorità di Sistema Portuale che prevede un dragaggio «di soli 10mila metri cubi», peraltro già in corso, ma è «inutile», dicono, per la riapertura del traffico merci e passeggeri. Di qui la richiesta alla Regione e al Comune di intervenire per far «rivedere le strategie sul porto»