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Pescara, 24/07/2024
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Data: 19/07/2017
Testata giornalistica: Prima da Noi
Società Tua, saltata l’approvazione del bilancio aziendale. Febbo: «si rischia di portare i registri in Tribunale». D’Alessandro: «dovere di tacere»

ABRUZZO. Nessuna fase due di TUA ma una paralisi senza precedenti del trasporto abruzzese.

Questo è lo scenario che si potrebbe concretizzare se non si interviene immediatamente prima che arrivi l’ennesima sentenza della Corte dei Conti, secondo il presidente della Commissione Vigilanza, Mauro Febbo.

Nella giornata di ieri non è stato approvato il bilancio aziendale di TUA dai soci convocati a L’Aquila in assemblea. A questo punto viene spontanea una domanda: il Consiglio di Amministrazione ha approvato il Bilancio e con quale parere dei revisori?

Secondo Febbo a questo punto è urgente fare definitivamente luce e chiarezza sul rendiconto aziendale di TUA ed è il caso che l’esecutivo regionale dicesse cosa realmente sta accadendo all’interno della gestione economica finanziaria della società regionale dei trasporti prima di incorrere nel concreto rischio di portare i registri in Tribunale a discapito degli utenti, dei fornitori e di tutti gli abruzzesi.

Febbo ricorda che il rendiconto finanziario, andava approvato entro il 30 aprile 2017 con possibile proroga di 180 giorni e quindi entro il 30 giugno come stabilito ai sensi dell’art. 2364, comma 2, del Codice Civile in base al quale ‘lo richiedono particolari esigenze relative alla struttura ed all'oggetto della società’. Invece salta e viene rinviata anche l’assemblea convocata appositamente per ieri 17 luglio, quindi già fuori tempo massimo, per approvare il bilancio aziendale.

«Come smascherato durante i lavori dell’ultimo Consiglio regionale – spiega Febbo – questo Governo Regionale continua a sfidare la Corte dei Conti e utilizzare ancora fondi vincolati non avendo la certezza contabile e normativa del loro utilizzo», attacca l’esponente di Forza Italia.

«Infatti reputo un artificio l’operazione di far chiudere il Bilancio in utile di TUA portando a definizione una transazione di 7,4 milioni di euro utilizzando come copertura finanziaria dei residui (residui cancellati nel 2015 ad Arpa) ossia fondi a gestione vincolata sui cui la Corte dei Conti ha più volte ‘richiamato’ non solo l’attenzione del Governo regionale ma addirittura ha minacciato lo scioglimento anticipato del Consiglio regionale».

«L’assurdità di questa operazione», secondo Febbo, sarebbe riscontrabile anche quando, durante i lavori della Prima Commissione, ha richiesto il parere dei dirigenti e nessuno ha voluto dare il proprio parere favorevole se non dopo aver apportato modifica al testo con rinvio al pagamento a dopo l’approvazione dei Conti consuntivi 2013/2014/2015/2016, cioè a tempi indefiniti.

Cerca di calmare l’impetuosità di Febbo il consigliere delegato ai Trasporti, Camillo D’Alessandro (Pd) che spiega che la decisione di non riconoscere i costi aggiuntivi derivanti dalle modifiche sul contratto collettivo nazionale di lavoro riguarda tutte le società di TPL compresa TUA che, se li avesse riconosciuti, avrebbe avuto un bilancio più che positivo.

Sempre D’Alessandro chiarisce che la norma approvata in Consiglio regionale – che doveva essere approvata 20 anni fa – consente di procedere alle transazioni non solo con TUA ma con tutte le aziende di TPL: «piuttosto Febbo spieghi come mai avevano nel cassetto 25 milioni di euro proprio per le transazioni e non hanno utilizzato un centesimo, facendo perdere alla Regione decine di cause milionarie sul dovuto agli operatori del TPL».

L’esponente della maggioranza sottolinea anche che la società unica dei trasporti «ha realizzato economie e garantito il posto di lavoro a 1600 dipendenti, ed oggi possiamo finalmente uscire dalle emergenza e parlare di programmazione. Il dovere di tacere deriva dall’eredità lasciataci sulle penalità: negli anni 2012, 2013 e 2014 – quando lui era assessore – l’Abruzzo non raggiungeva gli obiettivi previsti dalla legge con la conseguenza dell’applicazione della multa di 8 milioni che siamo riusciti a rinviare al futuro».

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