L'AQUILA Altre risate sul sisma. Insieme agli incarichi assegnati a parenti e amici, fino alle buste per gli appalti apri-e-chiudi. Con documenti in bianco da inserire al volo. E alle intercettazioni, telefoniche e ambientali. Si sente contare i soldi delle tangenti. Soldi per ottenere l'assegnazione di lavori di consolidamento e ricostruzione di palazzi e chiese. Dodici appalti truccati. Nuova bufera sulla ricostruzione aquilana. Dieci tra dirigenti e funzionari pubblici del Ministero per i beni e le attività culturali, architetti, geometri e imprenditori sono agli arresti domiciliari. Cinque professionisti hanno il divieto di esercitare l'attività per due mesi. Altri 20 sospettati sono indagati a piede libero. Tra questi l'ex assessore comunale dell'Aquila con delega alla ricostruzione dei beni culturali Vladimiro Placidi. Tutto ha inizio dall'inchiesta-madre sui lavori a Palazzo Centi, sede istituzionale della giunta regionale. La Procura distrettuale antimafia (pm Antonietta Picardi) inaugura il dodicesimo filone scaturito da quell'indagine sugli appalti della Regione (che, per alcuni episodi, ha visto finire sul registro degli indagati lo stesso presidente Luciano D'Alfonso). Il Mibact avvia un'indagine ispettiva interna «per ricostruire i singoli procedimenti e adottare gli eventuali provvedimenti per ripristinare l'ordinaria legalità negli uffici coinvolti».
RISATE SUL TERREMOTO. Dalle intercettazioni telefoniche spunta anche un altro imprenditore - emulo di Francesco Maria de Vito Piscicelli in occasione del sisma dell'Aquila - che «ride», così scrive il gip, parlando al telefono con un suo dipendente, il geometra Leonardo Santoro, delle future commesse del terremoto del Centro Italia del 2016, in particolare di Amatrice. Si tratta di Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), tra gli arrestati, presidente del consiglio d'amministrazione della società cooperativa l'Internazionale che si è occupata, tra gli altri, dei lavori al Teatro comunale e alla chiesa di Onna. Come si legge nelle 183 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Romano Gargarella, dopo le nuove scosse di terremoto del 2016 «gli imprenditori monitorati da questo ufficio, tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società l'Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari». Il geometra Santoro, riassume il gip, spiegava al suo datore di lavoro «che presso il Mibact era stata creata un'unità di crisi per valutare i danni ai beni architettonici. Giustino, sentite le parole del Santoro», prosegue il gip, «ha riso in maniera beffarda della nuova situazione venutasi a creare, in quanto per l'impresa il nuovo sisma non avrebbe potuto che portare nuovi introiti».
TANGENTI IN VIDEO. Sessanta carabinieri, al comando del tenente colonnello Andrea Ronchey, perquisiscono decine di sedi aziendali, uffici e abitazioni in Abruzzo, Campania, Puglia e Marche. Nel mirino 12 appalti relativi a edifici storici gestiti dal Mibact Abruzzo. Pesanti le accuse nei 22 capi d'imputazione contestate, a vario titolo, ai personaggi coinvolti. Quelle più gravi sono concorso in corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. A inchiodare gli indagati intercettazioni telefoniche e ambientali, video e foto che dimostrerebbero le dazioni di denaro per vincere gli appalti. Gli investigatori definiscono sistemico lo stratagemma utilizzato: gli appalti pubblici aggiudicati a «imprese amiche, con ribassi d'asta cospicui con le somme in questione recuperate poi con varianti in corso d'opera affidate direttamente, con i funzionari infedeli che ricevevano soldi dagli imprenditori».
GARE CLIENTELARI. Nell'ordinanza si sottolineano le condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nell'ambito del Segretariato regionale del Mibact Abruzzo, i quali, ricoprendo varie funzioni e ruoli nell'assegnazione e controllo sulle opere di restauro post-sisma 2009, «avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali a parenti e amici».40MILA EURO PER LA TORRE. In uno dei capi d'accusa si contesta agli arrestati Piccinini e Di Vincenzo di aver ricevuto 20mila euro a testa «quale compenso per far aggiudicare la gara per la Torre medicea di Santo Stefano di Sessanio all'imprenditore teramano Giampiero Fracassa»