ROMA Il governo insiste: «No allo spezzatino Alitalia». Ma domani le manifestazioni di interesse in arrivo al termine della data room riguarderanno solo singoli asset (rotte, slot e flotta). Tra coloro che dovrebbero tagliare il traguardo, quasi certamente potrebbero esserci Lufthansa, Delta e la low cost Ryanair, tre dei 18 pretendenti che stanno completando la visura dei dati nella stanza predisposta in rete. Il nuovo step prevede che nel pomeriggio dovranno essere consegnate le offerte ancora preliminari in busta chiusa da depositare sempre presso lo studio del Notaio Nicola Atlante di Roma. Va chiarito che il processo è ancora a metà percorso: queste manifestazioni di interesse non conterranno indicazioni economiche né impegni. Sulla base delle preferenze espresse dai pretendenti, i commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari diffonderanno un secondo bando strutturato in funzione dell'interesse raccolto. E siccome quasi certamente dovrebbe esserci una predominanza per la vendita di asset, i commissari stenderanno un programma che porterà probabilmente in ottobre alla presentazione delle offerte vere e proprie dopo le quali potrebbe esserci una coda per finalizzare i piani. Oltre alle compagnie tedesca, americana e irlandese dovrebbero farsi avanti quasi tutti gli altri interessati entrati in data room: easyJet, Etihad, British, AirAsia, CityJet più i fondi Cerberus, Indigo Capital, solo per citare i più famosi.
L'IPOTESI CORDATA
«Pensiamo che Alitalia sia un valore dal punto di vista industriale per il Paese e abbia ancora potenzialità di sviluppo, a patto che l'azienda non venga assolutamente frazionata e spezzettata», ha detto ieri il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, in audizione alla Camera, sottolineando che Alitalia «non può vendere rotte, asset e settori della manutenzione, ma va tenuta intera. Ha una massa critica che può consentire di recuperare gli squilibri». Il ministro rilancia quindi la cessione in blocco su cui si sono già espressi il premier Paolo Gentiloni e il ministro Carlo Calenda. Sarà quindi compito dei commissari guidati dal manager Gubitosi, distintosi in passato in altre occasioni di turnaround, mettere a punto soluzioni industriali che possano scongiurare la vendita a pezzi. La procedura prevede la costituzione di cordate aggregando anche soggetti finora rimasti fuori. Se non ci fossero offerte che mantengono l'integrità di Alitalia, il governo ha delle «alternative», ha aggiunto Delrio, aprendo a «piccole quote» pubbliche. Si potrebbe coinvolgere nuovamente Invitalia che già era stata chiamata nella partita quando la società era ancora in bonis e si stava negoziando un piano, con Etihad e le banche, abortito perché i dipendenti hanno respinto gli esuberi e il taglio degli stipendi. Era la primavera scorsa e Invitalia avrebbe partecipato con 200 milioni a titolo di garanzia o di denaro fresco in un'operazione complessiva da 2 miliardi. «Nell'esame delle offerte, e questo è compito dei commissari - ha proseguito Delrio - la valutazione che faremo sarà sulla quantità di investimenti in campo: senza un'adeguata massa di investimenti è difficile stare su un mercato così competitivo». C'è insomma da parte dell'esecutivo sempre grande attenzione sul rilancio della compagnia, dove «il numero degli esuberi spero che sia il minimo possibile anche in un progetto futuro».
Nel processo di rilancio, Palazzo Chigi e i ministri sono confidenti di poter salvare Alitalia attraverso la soluzione della ristrutturazione che chiamerebbe nuovamente in campo Intesa Sp e Unicredit. Di recente Carlo Messina ha escluso scenari di nuovi coinvolgimenti nell'azionariato, ma a Roma si confida di poter convincere i banchieri a convertire parte dei crediti in capitale: sarebbe una strada più vantaggiosa ai fini del recupero dei crediti.