Da una parte la cura dimagrante sui dirigenti: su 47 ben 15 saranno messi alla porta, soprattutto quelli che non hanno funzioni operative. Dall'altra, il direttore generale di Atac Bruno Rota è anche alle prese con il caso di Gianluca Tonelli, il conducente della metro B che la sera del 12 luglio era alla guida del treno partito da Termini con una passeggera impigliata alle porte esterne e trascinata sulla banchina per decine di metri: un errore di distrazione dettato forse dal fatto che stesse mangiando.
LE IMMAGINI
I nove video confermano l'idea che l'azienda si è fatta dal primo momento: la volontà è quella di procedere con il licenziamento in quanto avrebbe violato il regolamento interno. A nulla sarebbe servita la deposizione fatta pervenire ieri dal macchinista alla commissione interna che indaga - in parallelo con la Procura - sul caso. Sempre dalle telecamere interne si vedrebbe la spia dell'allarme che si accende appena le porte della metro incastrano la donna. Un altro elemento che non depone a favore del macchinista è lo specchietto: che riesce a dare profondità nella visuale a tutta la lunghezza del treno. Nonostante questo, però, gli allarmi di chi si sbraccia per avvisare che una donna è rimasta impigliata non vengono raccolti. Per Atac la vicenda dal punto di vista aziendale può dirsi chiusa («La linea difensiva del macchinista non ha convinto», è quel pochissimo che trapela).
I CONTI
Anche perché i problemi che agitano la municipalizzata, al di là di questo pessimo danno d'immagine, sono ben altri e con ben altre profondità. Il tormento è fatto di numeri che non tornano. Tanto che è in dubbio anche l'approvazione del bilancio 2016: appuntamento che continua a slittare di settimana in settimana da mesi. L'ora x dovrebbe scattare fra qualche giorno, ma la paura di non riuscire a chiuderlo pervade i piani più alti di via Prenestina. Che fare? Formalmente la chiusura dell'esercizio 2016 è opera di Manuel Fantasia, l'ad di Atac che è cosa diversa da Bruno Rota, il direttore generale, arrivato da un paio di mesi. Un gioco di ruoli e di dubbi che continua a trascinarsi. Così come il vero dossier che agita i dipendenti: il piano industriale. La sindaca Virginia Raggi e l'assessore Linda Meleo lo hanno già visionato, ma lo tengono chiuso nel cassetto. Se non fosse per quell'ipotesi - di tagli pesanti al personale - che politicamente sembra impossibile da gestire. I primi a essere allarmati da questo scenario sono i sindacati. Al Campidoglio e alla municipalizzata dunque non restano che le smentite di prassi.