L'AQUILA «Voi potreste interpretarla come un reato, ormai è diffusa in città, è diffusa in Italia quanto volete, però qui me lo dovete ancora spiegare quale è la cosa che non ho capito cioè che ho fatto un reato? L'aver aiuto mio figlio non lo posso fare? Mi spiegate dove qual è?». Berardino Di Vincenzo, ex segretario ad interim del Mibact abruzzese, si sfoga in auto, da solo. Il tema è centrale nell'inchiesta che ha portato a scoperchiare un sistema di gestione degli appalti post terremoto che aveva il suo cuore proprio nel Mibact. Riguarda presunti incarichi di favore, utilizzati come moneta di scambio per le assegnazioni dei lavori, per la redazione di perizie di variante o semplicemente per ottenere il pagamento delle parcelle, tornaconti personali messi davanti all'interesse pubblico, quello di una ricostruzione celere e di qualità.
Caso emblematico, in questa vicenda melmosa che ha gettato un'ombra pesantissima sulla rinascita della città, viziata da corruzione, favoritismi, artifici e raggiri, è quello del teatro comunale.
SIMBOLO
Il centro della cultura aquilana, il luogo simbolo della fervida attività che da sempre ha contraddistinto L'Aquila, palcoscenico calcato dai più grandi della storia. Ebbene, addirittura il meccanismo messo in piedi sarebbe arrivato a progettare una chiusura incompleta dei lavori, un modo per costringere la stazione appaltante a firmare un'estensione degli stessi o a indire una nuova gara. In parole povere: dai cinque milioni e rotti di assegnazioni, si doveva passare a dieci, il doppio. Con un allungamento dei tempi evidente. E, intanto, L'Aquila aspetta.
LE TAPPE
I lavori sono stati appaltati con contratto del settembre 2015 a 5,8 milioni, con un ribasso del 18%. L'impresa esecutrice è la cooperativa L'Internazionale di Bari, i cui emissari sono il geometra Leonardo Santoro e il presidente del Cda Giuseppe Vito Giustino. L'indagine scatta quando i lavori sono già cominciati, ovvero a ottobre 2015. Il responsabile del procedimento è Lionello Piccinini, il direttore dei lavori Marcello Marchetti, entrambi del Mibact. Le intercettazioni iniziali rivelano che il Rup aveva ottenuto il supporto dell'ingegner Alessandra Del Cane, figlia dell'ex sindaco di Cermignano, Aldino. All'interno del procedimento viene inserito Fabio Cacciari, riconducibile all'Atec, la ditta del fratello di Piccinini: è questa, dicono gli inquirenti, la partita di giro.
Le intercettazioni sembrano acclarare il «pactum sceleris»: consegnare un'opera non completa e giungere, pertanto, ad una variante in corso d'opera. Ne parla Santoro con uno dei progettisti: «Il teatro sarà finito tutto completo, però non sarà funzionante perché manca la scenotecnica, che non è miglioria ovviamente, quindi gli illustriamo anche questo, che la scenotecnica che è miglioria te la metteremo, la scenotecnica che non era miglioria, che è oneroso, non la metteremo, in modo tale che lui ha più o meno il quadro di cosa è, diciamo, macroscopicamente l'appalto e poi saprà che per completarlo dovrà reperire altre somme».
La conversazione prosegue con i conteggi: «Per finire il teatro ci vogliono 4,5 milioni più Iva, più collaudo e più e più e più, o no, ho detto male i numeri?».