L'AQUILA Sono i 61 milioni delle cosiddette «economie riprogrammate» i sorvegliati speciali del bilancio della Regione, che potrebbero tradursi nell'ennesima mannaia sui servizi. Soldi per i quali il presidente Luciano D'Alfonso, e l'assessore Silvio Paolucci, dopo la bocciatura da parte della Corte dei Conti del bilancio di previsione 2016, hanno intrapreso un viaggio della speranza a Roma per incontrare il ministro Pier Carlo Padoan. Al titolare del dicastero dell'Economia hanno chiesto di allungare i tempi di rientro dal disavanzo, che complessivamente ammonta a 770 milioni di euro, senza contare eventuali sorprese dal ricalcolo dei residui attivi e passivi. Dei 770 milioni, spiega l'assessore regionale al bilancio, Silvio Paolucci, 487 sono già inseriti in un piano di ammortamento decennale; uniti ai 61 milioni delle economie riprogrammate, e ad alcuni mutui, compongono un totale che la Regione difficilmente potrà coprire nell'arco temporale previsto, a meno di ulteriori «sacrifici» che andrebbero a gravare ancora sui cittadini esausti. I sorvegliati speciali, in questo caso, sono il settore dei trasporti e il sociale, per i quali ogni anno la Regione spende circa 70 milioni di euro. Dopo la sanità, un settore che viaggia all'interno di un «perimetro che non è in alcun modo toccato da questa vicenda», dice ancora Paolucci, vista anche la conclusione del piano di rientro, «non ritengo che quello del commissariamento», osserva, «sia un rischio concreto. A Roma abbiamo chiesto di ammortizzare il debito con un tempo sostenibile, non in dieci ma in venti anni. Se non avessi messo a bilancio i 61 milioni delle economie riprogrammate avrei dovuto tagliare 45 milioni per i trasporti e 25 milioni per il sociale. Noi vogliamo ammortizzare il disavanzo, ma con un piano compatibile con i diritti delle persone, soprattutto le categorie più deboli». E lo scioglimento del Consiglio? "Per me", taglia corto, «è un'ipotesi ridicola. Di sicuro non approverò mai un piano di tagli ai trasporti e al sociale che intacchi i diritti dei cittadini. Io lo capisco che il tema del riallineamento dei conti vada affrontato, ma deve essere sostenibile». Ma da dove arriva questo debito? Secondo Paolucci è esploso in maniera esponenziale nel quinquennio 2000-2005. «Solo dopo il 2007 la curva si è invertita. Eravamo, in proporzione, la regione più indebitata d'Italia. Non capisco perché esplode tutto oggi». Alla base dei rilievi della Corte dei conti, spiega ancora l'assessore, la mancanza dei consuntivi 2014, 2015 e 2016. Inoltre, a seguito di una sentenza della Corte costituzionale, è stato riaperto anche quello del 2013. «Il disavanzo presunto del 2013 è di 770 milioni. Noi abbiamo ammortizzato 487 milioni, scorporando contabilmente 100 milioni di un mutuo, non contratto, che risale alla legislatura precedente, e 174 milioni di anticipazione e liquidità. Per ripristinare il disavanzo è stato iscritto sul bilancio di previsione 2016 (e continuerà a essere iscritto fino al 2025), un accantonamento annuo di 48.700.000 euro. I 61 milioni delle economie riprogrammate e i 100 del mutuo richiederebbero un ulteriore accantonamento, e quindi un ulteriore taglio, che a questo punto può riversarsi solo su trasporti e sociale, e io sono contrario», conclude, «anzi, contrarissimo». Ma se alla fine Padoan non dovesse concedere l'ulteriore agognata dilazione? Per il consigliere di Fi, Mauro Febbo, «gli effetti sarebbero devastanti, essendo quello della Regione un bilancio già ridotto all'osso. Non enfatizzerei questa promessa fatta a D'Alfonso da parte del ministro. Sono certo che il governo la concederà, questa rateizzazione, non fosse altro perché molte altre regioni si trovano nella stessa situazione. È l'ennesima boutade di D'Alfonso, per far vedere che a Roma è conosciuto». Secondo Sara Marcozzi del M5S, invece, quella del commissariamento «è un'ipotesi più che concreta, perché i giudici della Corte dei Conti hanno riscontrato una situazione gravissima, omissioni reiterate nel tempo che oggi hanno prodotto un blocco per l'amministrazione con l'incapacità di ulteriore indebitamento e il divieto di assunzioni di personale a qualsiasi titolo, fino a quando la Regione non abbia adempiuto all'approvazione nel rispetto dei termini dei bilanci di previsione, dei rendiconti e del bilancio consolidato. Questa misura potrebbe pregiudicare la funzionalità di alcuni dipartimenti e uffici e dunque peggiorare i servizi per i cittadini abruzzesi». Una situazione talmente grave da spingere la Corte dei Conti a citare l'articolo 126 della Costituzione, quello che prevede lo scioglimento del Consiglio regionale per gravi violazioni di legge.