Un nuovo sussulto, stavolta nel cuore di una calda notte estiva. L'ennesima scossa di terremoto di una sequenza sfibrante, massacrante, che non accenna a terminare e che per gli aquilani dura praticamente dal 6 aprile del 2009, da otto lunghissimi anni. Un sisma, quello dell'altra notte alle 4.13, che ha svegliato mezza città e che è tornato ad alimentare angoscia e preoccupazione. In primis per la zona, ovvero poco a nord di Campotosto, in un'area considerata ad altissima pericolosità. E in secondo luogo perché preceduta e seguita da un'intensa micro attività, uno sciame a tutti gli effetti, che per definizione non garantisce nulla in termini di evoluzione. Tradotto: non si sa cosa potrà accadere e se quel 4.2 rappresenterà il picco massimo o meno. E ancora. La scossa appartiene a quelle classificabili come anomale, ovvero di tipologia distinta rispetto alle decine di migliaia della sequenza che si è attivata ad Amatrice ad agosto 2016 e anche rispetto a quelle aquilane del 2009. Un terremoto più profondo, con meccanismo focale diverso, come dicono gli esperti dell'Ingv. Un terremoto in qualche modo annunciato, soprattutto dai seguaci delle teorie dell'americano Dutchsinse, alias Michael Yuri Janitch, il blogger che sostiene che in qualche modo la pressione sismica si sposta lungo percorsi abbastanza ben definiti. E, dunque, una volta visto il 6.7 nelle isole greche dell'altro giorno in tanti, in Rete, si sono messi in attesa delle conseguenze italiane. E per questo su Facebook sono stati postati messaggi di varia natura, persino di persone che sentivano «aria strana». Suggestioni a parte, la scossa ha colpito un'area, quella di Campotosto, che davvero sta lottando per non sparire, dopo gli effetti tragici delle scosse delle scorso 18 gennaio che hanno prodotto danni ingentissimi e su cui ancora non è stata posta sufficiente attenzione. Il rischio spopolamento è concreto, ieri sera si è tenuta un'iniziativa per cercare di tenere accesi i riflettori, a base di prodotti tipici e musica dal vivo.
I TECNICI L'Ingv ha spiegato così la scossa. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di circa 14 km, cioè maggiore rispetto al solito. L'evento si colloca in un'area a pericolosità sismica molto elevata e va considerato come un evento appartenente alla sequenza sismica di Amatrice-Norcia-Visso, legata all'estensione in atto lungo la catena appenninica. Ha interessato l'estremità meridionale dell'area attivata dalla sequenza sismica di Amatrice-Norcia-Visso ed è avvenuto a pochi chilometri a nord-est rispetto alle 4 scosse di magnitudo uguale e maggiore di 5.0, avvenute il 18 gennaio 2017 tra Barete e Capitignano. Nella settimana precedente la scossa, questa parte dell'area complessivamente attivata dalla sequenza sismica di Amatrice-Norcia-Visso non ha mostrato un'attività sismica superiore alla media se non nella giornata antecedente al sisma di 4.2, quando sono state registrate 26 scosse (5 di magnitudo uguale o superiore a 2.0) in un'area di 10 chilometri di raggio in prossimità dell'evento al momento principale. Scossa anomala, come spiega il geologo Antonio Moretti: «La sua profondità è tra 14 e 15 chilometri, ben al di sotto del sistema di faglie responsabili della crisi del 2009-2017 ed a mio parere indipendente da queste. Certamente si localizza sullo scollamento basale del sistema dei trust appenninici esterni ma è molto difficile darne un'interpretazione in chiave di rischio». «Che ci siano nell'Aquilano aree sismogenetiche che, a meno di un anno dall'evento di Amatrice, abbiano ancora delle potenzialità inespresse, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti» ha detto invece il sismologo Christian Del Pinto.