PESCARA «Le istituzioni pubbliche intervengano e facciano partire subito le grandi opere in programma». L'accorato appello è partito ieri mattina dal parco pubblico di via Tronto, dove decine di lavoratori edili e sindacalisti hanno preso parte al presidio organizzato dalla Fillea Cgil per informare la cittadinanza sulla drammatica situazione che sta vivendo da anni il settore dell'edilizia in tutta la provincia di Pescara. L'appello si è subito trasformato in un grido di dolore, quando il segretario generale del sindacato degli edili della Cgil di Pescara Dovi Aloumon, originario del Togo, ma residente da tanti anni in Abruzzo, ha ricordato le cifre già anticipate il giorno prima con un comunicato. Il paragone è tra il 2008, anno in cui le cose andavano ancora in maniera abbastanza accettabile e il 2016, quando la crisi ha raggiunto il suo effetto più devastante. E le cifre parlano chiaro, in otto anni le imprese del settore e i posti di lavoro si sono più che dimezzati.«Gli effetti della crisi economica», ha affermato Aloumon, «sono stati e continuano ad essere devastanti, hanno prodotto drammatiche conseguenze sui volumi produttivi, sulle imprese e sul lavoro. La mancanza di risorse pubbliche, la stretta creditizia, la stasi del mercato immobiliare sono alcune delle cause che stanno portando il settore ad una paralisi pressoché completa e ad un ulteriore abbassamento dell'asticella della legalità». Non è un caso che il presidio, cui hanno preso parte anche i segretari generali della Cgil Abruzzo e di Pescara Sandro Del Fattore ed Emilia Di Nicola e il segretario nazionale della Fillea Cgil Antonio Di Franco, sia stato organizzato proprio in via Tronto, dove è ben visibile una delle tante incompiute pubbliche. Ossia, il cantiere, definito fantasma, per realizzare 64 alloggi pubblici, iniziato nel 2006 e mai completato. «Si tratta di una delle tante opere ferme o che stentano a partire», ha spiegato Aloumon, «se venissero avviate potrebbero dare ossigeno al settore».Il segretario della Fillea ha ricordato, in proposito, due casi emblematici, cioè la chiusura negli ultimi anni di due importanti cementifici, quello della Sacci spa, a Pescara, e quello della Italcementi, a Scafa, che hanno comportato la cancellazione di centinaia di posti di lavoro. Una contraddizione, ha fatto notare il sindacalista, se si pensa che in Abruzzo, a causa del sisma del 2009, è presente uno dei cantieri più grandi d'Europa. La mancanza di lavoro, poi, ha fatto crescere anche forme di illegalità nel campo dell'occupazione. «I quasi 3mila lavoratori edili licenziati dall'inizio della crisi», ha osservato Aloumon, «non sono spariti nel nulla, ma sono ad elemosinare un lavoro nero, trasformati in falsi lavoratori autonomi o in false partite Iva».Da qui le richieste della Cgil. «Chiediamo al governo e alle istituzioni locali di avviare subito gli appalti e le grandi committenze», ha detto Di Franco. «A settembre la Fillea realizzerà un piano per il lavoro», ha rivelato Emilia Di Nicola, «i cantieri devono ripartire, ma noi non possiamo stare fermi».Il sindacato degli edili spera, a questo punto, nelle grandi opere in programma per la provincia di Pescara, cioè quelle indicate nel Masterplan della Regione che daranno il via a ben 73 milioni di euro di investimenti. Aloumon ha segnalato in particolare la velocizzazione e il raddoppio della linea ferroviaria Pescara-Chieti, per cui sono previsti lavori per 10 milioni di euro; poi il progetto del nuovo porto canale, per una spesa di 15 milioni; nonché l'intervento di riqualificazione delle aree di risulta, per cui la Regione ha già stanziato 12 milioni; infine, l'adeguamento della viabilità nel tratto che va da contrada Blanzano, a Penne, alla contrada Passo Cordone, a Loreto Aprutino, un'altra grande opera da 36 milioni. «Bisogna accelerare le procedure per far partire queste grandi opere», è l'appello lanciato dalla Fillea, «ci sono anche altre opere da avviare, come la messa in sicurezza dei territori per evitare dissesti idreogeologici, il ponte Saline a Montesilvano, la realizzazione del nuovo depuratore. Le istituzioni facciano qualcosa».