ABRUZZO. Strada dei Parchi vince al Tar e la sentenza del 2016 deve essere applicata. Le ripercussioni sono fin troppo chiare: aumento dei pedaggi per recuperare il blocco giudicato illegittimo imposto dal Ministero dei Trasporti nel 2014 all'epoca del ministro Lupi.
Significa principalmente aumenti che possono arrivare anche oltre il 10% nelle tratte che riguardano le autostrade abruzzesi.
Se al momento la tratta Roma-Pescara costa €20,20 potrebbe salire anche oltre i €22 mentre potrebbe arrivare a costare anche €20 la tratta Roma-Teramo che oggi invece costa €17,50.
Il punto è che si devono recuperare i mancati introiti di tre anni.
E’ una vicenda che parte da lontano e che si conclude nella torrida estate del 2017 e si inserisce in una già intricata vicenda di rapporti istituzionali che coinvolgono la Regione Abruzzo, il governo ed il gruppo Toto il quale sul tavolo, da un paio di anni, ha anche messo un imponente progetto di ristrutturazione dell'autostrada.
Ad oggi la Regione Abruzzo ha annunciato un ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge recentemente approvata dal governo che, da una parte, impegna i soldi della concessione che Toto deve versare per effettuare immediatamente lavori di manutenzione e, dell'altra, posticipa di 10 anni il pagamento all'Anas dei canoni non versati.
Il rischio era quello che in definitiva a pagare gli imponenti lavori di adeguamento antisismico sarebbero stati gli utenti e, dunque, i cittadini i quali nel frattempo dovranno digerire questo nuovo aumento imposto dal Tar.
L’AUMENTO DEL 9% STOPPATO DAL MINISTERO
Nel 2015 Strada dei Parchi avrebbe voluto aumentare le tratte autostradali abruzzesi del 9,06% e se non lo fece fu solo ‘merito’ del Ministero dei Trasporti che impose un tetto massimo dell’1,5%.
Contro il tetto fece ricorso il gruppo Toto che già nel 2016 vinse al Tar ma la sentenza non è stata mai eseguita e per questo c’è stato bisogno di quello che si definisce “giudizio di ottemperanza”, pure vinto dal privato un paio di gironi fa e che ha chiesto persino di commissariare Delrio.
E’ la storia già emersa dalla sentenza del 7 aprile 2016 del Tar Lazio.
Strada dei Parchi propone entro il 31 ottobre di ogni anno la percentuale di aumento e gli eventuali investimenti che vuole fare sulle tratte autostradali e Anas dà il via libera dopo che la proposta è passata anche dai Ministeri delle Infrastrutture ed Economia che a loro volta approvano o rigettano.
E nell’autunno del 2014 è stata seguita proprio questa trafila.
Strada dei Parchi il 15 ottobre ha comunicato alla Struttura di Vigilanza presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la variazione tariffaria relativa all'anno 2015, esplicitando le modalità di calcolo attraverso cui era arrivata a formulare l’importo dell’adeguamento.
TANTI AUGURI
Il 31 dicembre la Struttura di Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali ha comunicato alla società Strada dei Parchi che i Ministeri avevano riconosciuto un adeguamento tariffario dell'1,50 per cento a decorrere dal 1° gennaio 2015.
La quantificazione dell'adeguamento tariffario è stata calcolata sulla base della Direttiva del Ministro delle Infrastrutture che aveva imposto «ogni misura idonea a consentire l'attenuazione degli aumenti tariffari autostradali al fine di favorire il superamento dell'attuale congiuntura economico-finanziaria».
Dunque non si può superare quella soglia massima.
STRADA DEI PARCHI NON CI STA
A questo punto Strada dei Parchi decide di impugnare il provvedimento e sostiene che la decisione del Ministero sia arrivata in maniera illegittima, con difetti di istruttoria e motivazione e, soprattutto, con il risultato di applicare un aumento ingiustificato, «alla stregua dello specifico meccanismo di adeguamento delineato dall’art. 18 della citata convenzione unica tra concedente e concessionario»
Che fine fa la convenzione con Anas che regola i rapporti e gli adeguamenti?, si chiede Strada dei Parchi secondo cui il totale degli investimenti per il periodo 1 ottobre 2013 — 30 settembre 2014 ammonta ad euro 65.800 mila, l'incremento tariffario applicabile con decorrenza 1 gennaio 2015 è pari a 9,06%...”»
Secondo la società, insomma, i criteri dettati dalla Convenzione rappresentano «gli unici punti di riferimento preordinati alla quantificazione del coefficiente, per cui l’approvazione da parte del Concedente si risolverebbe in una mera verifica della correttezza del procedimento, peraltro vincolato dai parametri convenzionali e normativi, seguito dalla Concessionaria per la sua determinazione».
SVARIONE MINISTERIALE
Piaccia o meno i giudici danno ragione a Toto per ben due volte e sottolineano il pasticcio ministeriale dettato forse da altre “logiche di pancia” o malesseri di ordine politico e che ha da allora innescato uno strano braccio di ferro che a tratti emerge e si fa virulento, uno scontro inedito tra il gruppo imprenditoriale abruzzese e parti del governo (per esempio Anas).
Sta di fatto che il tentativo di cancellare con decreto un accordo che regola la concessione autostradale è un errore più che grave che nemmeno uno studente del secondo anno di giurisprudenza avrebbe fatto.
Così il Tar impone al MIT 30 giorni per sfornare il suo parere sull’aumento tariffario proposta di oltre 9%, pena la nomina di un commissario.
E questo solo per il 2015; poi bisognerà calcolare gli aumenti per il 2016 e per il 2017 che andranno ovviamente recuperati da subito creando non pochi problemi di sovrapposizione di aumenti.
Più che una beffa un orrore che dovranno pagare i cittadini incolpevoli che sconteranno sulla propria pelle pure gli effetti collaterali degli aumenti generalizzati di molte tariffe a cascata.