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Data: 26/07/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Taglio ai vitalizi oggi il primo voto Gara tra Pd e M5S. Giuliano Cazzola «Provvedimento da dilettanti la Consulta lo spazzerà via». Assegno da duemila euro anche per un giorno d'aula

ROMA Via i vitalizi vecchio stile agli ex parlamentari, sì al sistema contributivo per quelli regionali e quelli sopravvissuti prima del 2012 (da questa data gli assegni sono aboliti), e pensione non più a 65 anni ma tarata sull'età delle legge Fornero dalla prossima legislatura solo a chi ha svolto almeno 5 anni di mandato. Ecco in pillole la legge arrivata in Aula ieri a firma del dem Matteo Richetti e che vede, di fatto, l'ok di Pd, M5S, Lega e Fdi ma anche di Sinistra Italiana e di Mdp. Ma attenzione, dice il pentastellato Danilo Toninelli: «Si scrive Richetti ma si legge Lombardi», ovvero Roberta Lombardi che lo scorso ottobre aveva provato con una sua legge a rivedere gli emolumenti e le pensioni dei parlamentari.
PATERNITÀ «Bene i voti del M5S, ma questa è una battaglia del Pd», replica secco Matteo Richetti, primo firmatario del ddl. «La tua legge dormiva sepolta in un cassetto, grazie a noi che ascoltiamo il grido di uguaglianza e giustizia è arrivata in Aula», ribatte Toninelli. La polemica è tutta qui: di chi è la paternità di questa stoccata anti-casta? Del Pd o del Movimento?
«Fiano chi?»,ride Beppe Grillo riferendosi al deputato Pd Emanuele Fiano secondo il quale il capo politico del M5S sarebbe andato a Montecitorio per assistere all'approvazione di una legge targata Pd. Grillo si è fatto vedere a Montecitorio sul tardi e ci è rimasto anche poco, sottolineando all'uscita il clima straniante che ha respirato: «Io è solo la terza volta che vado su perché quando sono andato ho tirato su con il naso (Grillo faceva gesti e mimava il linguaggio dei segni in tribuna, ndr) e mi hanno detto: non interferisca con l'Aula. Ma ho visto un mondo straordinario...». Ma dice di più e sottolinea il clima stanco, bulimico e agnostico della politica che c'è fuori, perché a suo parere, anche democrazia «oggi è una parola svuotata se non vota il 50% della gente». «Domani non torno tanto sappiamo come andrà a finire...», conclude Grillo. Simone Valente, il capogruppo M5S traduce: «In Senato dove anche per l'età anagrafica sul tema pensioni sono molto sensibili, affosseranno la legge».
Eppure mentre in Aula si discute, in rete proliferano gli slogan contro i privilegi, sicché la paternità della norma si annacqua pericolosamente, e sulle bacheche social, personalizzate secondo gusti e simpatie politiche, ognuno avrà l'impressione che il proprio partito, chi Pd, chi M5S, ha vinto la battaglia sugli odiosi vitalizi.
MALUMORI Il gruppo Pd ieri mattina ha annunciato il «sì compatto di una legge che rivendichiamo con forza». Anche se nella pattuglia Democrat formata da ex-Ds non sono proprio tutti convinti si debba «svilire la funzione parlamentare con provvedimenti punitivi». Pure Cesare Damiano fa notare che c'è il serio rischio di incostituzionalità: «Quello che ritengo totalmente sbagliato - spiega - è che per raggiungere l'obiettivo si adotti il ricalcolò di tutti i contributi, anche procedendo retroattivamente. Si tratta di un precedente pericolosissimo che potrebbe, un domani, vedere la sua applicazione ai lavoratori e alle pensioni in essere». Sempre tra i dem ci sono Michele Bordo e il relatore Maino Marchi che hanno espresso diverse critiche e che in sostanza non si vogliono consegnare, mani legate, alla «deriva grillina». Ma Toninelli è sempre dietro l'angolo a fustigare: «Occhio Pd, il vostro Marchi dice che abolire i vitalizi è macelleria sociale e un atteggiamento persecutorio, ma ci parlate con le persone fuori?».
Scontenti sono ovviamente i beneficiari di quell'assegno: gli ex parlamentari. Emblematico il caso di Enzo Raisi: dopo 20 anni di contributi Inps viene eletto e per i 15 anni alla Camera versa i contributi per il vitalizio. Ora questo gli verrà decurtato e dice: «Se aggiungo che ho fatto 25 anni il consigliere comunale e l'assessore per cui non c'è pensione, ringrazio il mio Paese, ho solo fatto male a fare politica».
INCOSTITUZIONALITÀ E poi c'è la netta contrarietà dei centristi e di FI che puntano sul nodo incostituzionalità. «Il Pd si sta intestando un abominio», ripete il capogruppo Renato Brunetta che non cerca, ma non lo trova, il bollino della Ragioneria, e ha gli stessi dubbi di Damiano: «Cosa accadrebbe se si applicasse il principio orwelliano del modificare il passato, applicando il sistema di calcolo contributivo a tutto il mondo dei pensionati in essere, a partire da quelli che hanno la pensione basata sul retributivo? Andremo a tagliare le pensioni del 20-30-40-50%». Ma sul voto finale gli azzurri potrebbero propendere per l'astensione: non sia mai finiscano in quelle black list di chi ha votato cosa, l'importante è la gogna. Ma ci sono anche azzurri favorevoli, per dire, come Maria Stella Gelmini.
Anche la vice presidente della Camera Marina Sereni fiuta l'onda anti casta e in aula predice l'approvazione di oggi: «Mi sembra di capire che c'è una intesa tra i gruppi per concludere i lavori con l'approvazione del provvedimento».


«Provvedimento da dilettanti la Consulta lo spazzerà via»

Giuliano Cazzola, 76 anni, esperto previdenziale, deputato Pdl e poi centrista dal 2008 al 2013, fece parte della commissione parlamentare sui vitalizi che portò alla loro abolizione il primo gennaio 2012. Fra i vitalizi c'era anche il suo.
Allora Cazzola, secondo lei il ricalcolo retroattivo dei vitalizi è costituzionale o no?
«A mio giudizio la legge Richetti è scritta da dilettanti, punisce la rappresentanza parlamentare che si sta facendo umiliare come se dovesse scontare delle colpe verso i cittadini ed è incostituzionale».
Perché?
«Ma perché un intervento retroattivo - ammesso che sia giuridicamente valido - non può valere solo per una categoria. Ma poi la legge presenta gravi lacune tecniche».
Ne dica una.
«Gli italiani hanno sentito parlare del metodo contributivo di calcolo delle pensioni dal 1996. Perché per i parlamentari la retroattività deve spingersi anche prima di questo periodo?».
Cosa si poteva fare per ridurre il rischio di incostituzionalità del ricalcolo dei vitalizi?
«I sanfedisti'' del vitalizio come Richetti e soci secondo me hanno sbagliato a presentare un disegno di legge che, ammesso e non concesso, sia approvato entro il termine della legislatura, finirà in una bolla di sapone. Una decisione dell'Ufficio di Presidenza delle Camere, invece, sarebbe potuta rientrare nell'ambito della autodichia, ovvero dell'autonomia di un organo costituzionale, sul quale forse la Corte Costituzionale non può pronunciarsi».
Resta il fatto che i vitalizi sono vissuti dall'opinione pubblica come un simbolo di privilegio. Come rimediare?
«Il rimedio è già stato trovato nel 2012. I vitalizi sono già stati aboliti, sia pure con il criterio del pro rata (ovvero per il periodo successivo all'entrata in vigore della nuova disciplina). Questo principio è stato il cardine di ogni riforma delle pensioni. Quando la Consulta getterà nell'immondizia la legge Richetti, l'opinione pubblica se ne farà una ragione».
Quanto spende l'Inps per le pensioni e quanto le Camere per i vitalizi?
«Ammontano a 272,4 miliardi (non milioni) le pensioni erogate dall'Inps; da sole costituiscono il 33% circa dell'intera spesa pubblica che è pari a 830 miliardi. Ammontano a circa 200 milioni i vitalizi dei parlamentari, cioè lo 0,0002% della spesa pubblica».
Non trova che la caccia al vitalizio sia un capro espiatorio per eludere il vero problema: il nostro sistema previdenziale assicura ancora privilegi a milioni di italiani ed è severo solo verso i giovani.
«Infatti governo e sindacati stanno discutendo di un trattamento minimo per integrare le future pensioni contributive troppo basse».
Il caso vitalizi può riaprire in Italia una discussione sul tema pensioni?
«Riaprire? In Italia si parla solo di pensioni. Il Paese si divide tra chi è già in pensione e chi trama per andarci al più presto, con la complicità di una classe politica imbelle che ha varato ben otto salvaguardie miliardarie per gli esodati. Pensi anche alle recenti lamentazioni trasversali per i 67 anni dell'età di vecchiaia, quando l'età media di pensionamento effettivo è di poco superiore a 62 anni».

Assegno da duemila euro anche per un giorno d'aula

ROMA A trasformare il vitalizio nel simbolo maledetto del privilegio sono state mille storie piccole piccole ma non tutte miserabili. Prendiamo la più assurda di tutte. Riguarda uno stimato giornalista del Corriere della Sera che si chiamava Arturo Guatelli ed era corrispondente da Bruxelles quando nel 1979 ebbe la pensata di presentarsi al Senato con la Democrazia Cristiana.
Risultò il primo dei non eletti. Non si ripresentò nelle elezioni del 1983 ma, com'è noto, il vecchio Parlamento mantiene poteri (e stipendi) fino al giorno della proclamazione del nuovo e in questo breve spazio temporale morì un senatore dc. Guatelli lo sostituì formalmente ma non mise mai piede a Palazzo Madama (è l'unico senatore di cui il Senato non ha foto). Ciononostante dal 1983 prima lui, e poi sua moglie per reversibilità, hanno ricevuto un vitalizio mensile di circa 2.000 euro.
Non si tratta di un caso singolo. Quattro ex parlamentari radicali, Angelo Pezzana, Piero Craveri, Luca Boneschi e René Andreani, si dimisero dopo un solo giorno da parlamentari. Lo fecero all'epoca per motivi politici rifiutando anche un signor stipendio e i mille benefits legati allo status di rappresentante del popolo. E invece tutti e quattro (o le loro consorti) sono oggi alla pubblica gogna riservata ai 2.600 ex-parlamentari con vitalizio.
INNOCENZA ADDIODel resto le vitalizio-story non sempre sono così innocenti. Prendiamo ad esempio il caso di un banchiere, Giuseppe Valcavi, che nel 1992 aspetta 68 giorni per dimettersi dal Senato per l'incompatibilità prevista dalla legge. Risultato: vitalizio di 3.000 euro (dal 2010 alla vedova). E prendiamo anche il caso di Giuseppe Gambale, avvocato napoletano che sempre nel 1992 e con appena mille preferenze finisce a Montecitorio a soli 28 anni, anche lui per la sostituzione di un altro dimissionario. Gambale lascia la Camera 14 anni dopo, nel 2006, quando ha appena 42 anni. Da allora è un baby-vitaliziato a quasi 8.500 euro lordi al mese o, se preferite, oltre 100.000 l'anno. Per percepirne il trattamento da nababbo bisogna segnarsi un paio di cifre. La prima è 2: sono gli anni che sono bastati a Gambale per riprendersi i contributi versati. La seconda cifra è più amara (per i contribuenti): 4 milioni. Se l'ex onorevole Gambale rispetterà la media di vita dei maschi italiani a 80 anni avrà ricevuto, appunto, 4 milioni.
Una dorata festa d'altri tempi, quella del vitalizio. Che però è finita - almeno in forme così sfacciate - il primo gennaio 2012. Fu il giorno dell'entrata in vigore della legge Fornero che alzò di botto l'età pensionabile degli italiani sbriciolando la scorciatoia delle pensioni d'anzianità. E anche il Parlamento riformò, anzi abolì, i vitalizi assegnando anche alle pensioni degli onorevoli il micidiale calcolo contributivo previsto per tutti gli italiani. Ma solo per gli eletti futuri.
Ora con la legge Richetti, se davvero vedrà la luce e supererà le Forche Caudine della Corte Costituzionale, si tenta la strada del ricalcolo dei vecchi vitalizi. Una strada indicata anche dall'attuale presidente dell'Inps, Tito Boeri, il quale da anni si batte per una gigantesca operazione d'equità: ricalcolare con il contributivo tutte le pensioni italiane di un certo valore per distribuire ai giovani i risparmi ricavati. Per Boeri i politici dovrebbero dare l'esempio ma il ricalcolo dovrebbe riguardare le pensioni di tutte le categorie.
Il presidente dell'Inps ha anche distribuito uno studio dettagliato del caso sottolineando che il ricalcolo col contributivo dei vitalizi parlamentari porterebbe a risparmi per 76 milioni l'anno o 760 milioni in 10 anni. Meno di una goccia di un oceano. Per le pensioni l'Inps all'anno spende quasi 280 miliardi. Miliardi. Il doppio di quanto l'Italia spende per la scuola o l'equivalente del costo di almeno 28 Ponti di Messina. Ogni anno.

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