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Data: 27/07/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Politica in fibrillazione - La calda estate. Montecitorio tenta i consiglieri regionali. Metà regione in lista per Roma

PESCARA «Quanti saranno? Non meno di dieci». Parola di Consigliere regionale. I dieci sarebbero i colleghi eletti all'Emiciclo nel 2014 e ora tentati dalla corsa per un seggio alla Camera o al Senato alle elezioni del 2018. Nulla di nuovo rispetto alle dinamiche regionali. Alle politiche del 2013 furono 14 consiglieri su 42 a candidarsi nelle liste: sette al Senato e sette alla Camera. Un'infornata però sfortunata. Perché solo Federica Chiavaroli riuscì a farsi eleggere al Senato in quota Pdl (oggi è sottosegretario alla Giustizia in quota Alternativa popolare, il partito di Angelino Alfano). Andò meglio nel 2008, quando furono cinque i consiglieri regionali eletti, due dei quali ancora in Parlamento (Fabrizio Di Stefano e Paolo Tancredi). Ma era un'altra epoca ed era un altro mondo. Soprattutto non c'erano i 5 Stelle. Oggi dunque la partita è più difficile e le incognite sono tante. A cominciare dalla legge elettorale, sulla quale il Parlamento dovrà legiferare in fretta, se non vuole delegare la sua funzione al Consultellum scritto dalle sentenze della Corte costituzionale. Ma è un'incognita anche la decisione che prenderà il governatore Luciano D'Alfonso, tentato dal salto romano e dalla prospettiva di una carriera di governo, più prestigiosa e meno pesante di quella di "sindaco d'Abruzzo". Certo, c'è il rischio di accorciare la legislatura regionale di un anno o quasi, dando un assist all'opposizione grillina. Ma la possibilità che si arrivi alla scadenza naturale del 2019, con la giunta nelle mani del vicepresidente Giovanni Lolli, sarebbe molto probabile, visti i tempi, non brevi, per la formalizzazione delle dimissioni dalla Regione di un D'Alfonso deputato o senatore (la seconda ipotesi è forse la più probabile, in linea con la scelta di Matteo Renzi di puntare su Palazzo Madama, dove il Pd ha bisogno di reclutare forti portatori di voti). Per D'Alfonso però non è ancora arrivato il tempo delle decisioni. E nel frattempo sta già lavorando alla composizione delle liste regionali del 2019. Lo conferma un suo stretto collaboratore: «Il presidente consulta spesso personalità della società civile, imprenditori, professionisti, per la costruzione di una larga coalizione in vista delle regionali». Tutto dunque lascerebbe pensare a un impegno per la ricandidatura a Palazzo Silone. Della partita nazionale sarà probabilmente il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio (Pd) che si dice disponibile a una eventuale chiamata del partito: «Sulla mia candidatura ho partecipato a più di qualche incontro, che mi è stato richiesto», dice al Centro, «ho dato la mia disponibilità, ma naturalmente, come ho detto più volte, ritengo che debba essere la base, e quindi i circoli, a decidere chi deve essere il rappresentante capace di interpretare il ruolo di parlamentare. Sono a disposizione del partito, della base e dei circoli. Sto alla loro decisione, come un soldatino».
Sempre per restare nel centrosinistra si candiderà certamente il consigliere e portavoce della maggioranza Camillo D'Alessandro, («Ma non accadrà mai un incrocio tra me e D'Alfonso», avverte, «se lui dovesse candidarsi al Senato io sarò alla Camera, e viceversa»). D'Alessandro non scarta però l'idea di tornare in Regione, anche se eletto a Roma, per guadagnarsi la poltrona di governatore eventualmente lasciata libera da D'Alfonso. «Perché se il presidente va in Parlamento si apre lo spazio per candidati della mia generazione». Della quale fa parte anche l'assessore alle Aree interne Andrea Gerosolimo, che potrebbe correre per la più alta carica in Regione e nel frattempo testare al Senato, come qualcuno sospetta, il nascente movimento civico Abruzzo insieme (ma nell'intervista accanto Gerosolimo smentisce con decisione). Un obiettivo comunque non facile per la soglia di sbarramento, che a legge vigente è dell'8 per cento per i partiti che non corrono in coalizione. Sta valutando la candidatura l'assessore all'Agricoltura Dino Pepe, anche se il suo territorio, il Teramano, è già affollato di candidati in pectore tra cui il presidente della provincia Domenico Di Sabatino e l'uscente Tommaso Ginoble. Infine, per restare in giunta, anche l'assessore alla casa Donato Di Matteo sarebbe tentato dall'altrettanta affollata piazza pescarese. La nascita di Mdp-Articolo 1 dalla scissione del Pd, lancia in Abruzzo la candidatura dell'assessore Marinella Sclocco (da affiancare a quella certa dell'uscente Gianni Melilla). Nel centrodestra scaldano i motori Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia e il compagno di partito Paolo Gatti, recordman di preferenze nel Teramano. Potrebbe essere nelle liste anche l'ex governatore Gianni Chiodi. Restano invece ancorati al mandato regionale i cinque consiglieri del Movimento 5 Stelle.

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