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Data: 27/07/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«D'Alfonso resti in Abruzzo. E punti al secondo mandato». Castricone (Pd): basta eccessi di leaderismo nel partito, bisogna cambiare registro «Un errore lasciare ogni decisione agli eletti, occorre allargare la partecipazione»

«Bisogna mettere un freno a questo eccesso di leaderismo all'interno del Pd». Alla sindrome dell'«uomo solo al comando» che, secondo il deputato abruzzese Antonio Castricone, affligge il partito. «Tanto a livello nazionale quanto a livello regionale - spiega al Centro -. C'è bisogno che il segretario nazionale, Matteo Renzi, e il governatore dell'Abruzzo, Luciano D'Alfonso, agiscano diversamente. Bisogna cambiare registro. Il concetto di partecipazione deve essere rimesso al centro del nostro modo di fare politica». E sul futuro politico del governatore D'Alfonso, mentre si rincorrono voci di una possibile candidatura alle politiche del prossimo anno prima della scadenza naturale del mandato nel 2019, il parlamentare che ha sostenuto la mozione di Michele Emiliano alle ultime primarie, non nasconde le proprie idee. «Se il Pd ritiene che il suo lavoro alla presidenza dell'Abruzzo sia stato positivo, allora D'Alfonso deve restare alla guida della Regione - taglia corto Castricone -. Non solo, ritengo che il sistema di elezione diretta del governatore, per sua stessa natura, imponga che un presidente uscente si debba ricandidare per puntare alla riconferma e a un secondo mandato». Parole chiare, che arrivano a pochi giorni dalla direzione regionale del Pd fissata per il 31 luglio.Onorevole Castricone, ma davvero il Pd è diventato il partito dell'uomo solo al comando?«Mi sembra evidente. Ma la mia critica non va nella stessa direzione di chi all'uomo solo al comando vorrebbe sostituire un gruppo sparuto di uomini soli al comando. C'è bisogno di un nuovo coinvolgimento di tanti. Occorrerebbe allargarsi il più possibile alla partecipazione: è un errore lasciare ogni decisione agli eletti. Se gli organismi di partito diventano una sorta di tribuna elettorale, non siamo più in grado di capire quali sono i problemi concreti della gente comune». E' questa la causa della sconfitta subita dal Pd alle ultime amministrative in Abruzzo?«Direi, più che altro, che è il seme che sta generando una serie di sconfitte. E' il prezzo pagato da un partito che viene percepito sempre più distante dal proprio popolo e non più capace di mettere in campo politiche di centrosinistra».E cosa propone al riguardo?«All'inizio di luglio ho avviato un percorso che parte proprio da un nuovo senso di partecipazione che è confronto, ascolto, voglia di capire ed interpretare la società. L'ho chiamato "dibattito pubblico". Quella che viviamo è una fase complicata in una società frammentata, piena di paure dove ognuno si sente solo, privo di protezioni. Il compito della politica è quello di dare risposte a questi problemi. Le grandi e crescenti disuguaglianze sono il nemico da abbattere. Andrò avanti su questo percorso di partecipazione». E in Abruzzo quali sono i problemi che attendono risposte prioritarie?«Sul fronte delle grandi opere, per esempio, ci sono stati dei segnali, ma non basta. Bisogna fare di più, specialmente sui servizi e sulla sanità. Occorre correggere il tiro, rimettendo in piedi il processo di partecipazione».Ma se D'Alfonso si candidasse alle politiche, questo percorso non rischierebbe di interrompersi?«Su D'Alfonso ho già detto: credo debba restare al suo posto e correre per un secondo mandato da governatore».Torniamo al rilancio dell'azione del Pd in regione...«Anche sul Masterplan, avrei dato un'impostazione diversa. Servono alcuni grandi interventi strategici. Penso che un esempio di buona prassi possa essere l'investimento sulla rete idrica del Fucino, epicentro della produzione agricola di qualità della regione. In altri casi, invece, credo sia stato un errore orientarsi verso un'eccessiva frammentazione degli interventi».Altri suggerimenti?«Sul fronte dei trasporti punterei a prolungare fino a Sulmona la metropolitana di superficie Pescara-Chieti. E poi occorre ridurre il gap tra l'area costiera, dove si concentrano risorse e servizi, e un entroterra che rallenta e che si sta ampliando sempre di più. Anche questo, del resto, significa ridurre le diseguaglianze».Capitolo alleanze: per governare serve una maggioranza...«Il Pd deve essere una forza di aggregazione. Ma le alleanze devono servire per governare non solo per vincere. Per questo devono poggiare sulla lealtà e sulla condivisione dei programmi. Come accade oggi con Mdp in Regione. Dove, però, capitano anche altre cose sulle quali non si può più far finta di niente».Immagino si riferisca all'assessore regionale Gerosolimo?«Esatto, ma non solo a lui. Se il centrosinistra ha perso in comuni come Avezzano e Pratola lo deve a lui. Non è accettabile che, su questa situazione, il Pd continui a mettere la testa sotto la sabbia. Una scelta che ci farebbe vivere più tranquilli nei prossimi mesi ma che potrebbe rivelarsi un incubo alle prossime elezioni regionali».

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