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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/07/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crac Atac - Caos Atac, strappo del dg scontro sulle dimissioni. Raggi: pronto il successore. Parentopoli e segnalazioni, la lunga scia: l'intreccio non risparmia nessun partito

ROMA Bruno Rota non è più direttore generale dell'Atac. La sua avventura nella disastrata azienda dei trasporti di Roma dove gli autobus non vanno avanti più è durata meno di quattro mesi. Eppure, la giunta M5S lo aveva presentato come l'esperto manager che avrebbe salvato l'azienda, salvo rinnegarlo quando Rota ha messo tutti di fronte alla dura realtà fatta di debito catastrofico, assenteismo e libri che in una situazione normale finirebbero in tribunale. E' finita malissimo, con tanto di lite sull'origine dell'addio, se sia frutto di dimissioni (come sostiene Rota documenti alla mano) o di rimozione (come dice Manuel Fantasia, amministratore unico di Atac nominato dalla giunta M5S). C'è spazio anche per un giallo: se è vero che Rota il 21 luglio, con una lettera, ha annunciato le dimissioni a Fantasia, perché quest'ultimo non ha informato il Campidoglio che ieri è stato colto di sorpresa? Visto che si tratta dell'ennesimo flop alla voce nomine (tra manager e assessori in Campidoglio c'è stato un viavai in dodici mesi simile a quello di un grande hotel di Manhattan), tra i 5 Stelle aumenta l'imbarazzo, ma Grillo anche ieri ha blindato la Raggi.
DOPO DI LUI
Per la successione di Rota, la sindaca vuole correre: meglio lasciar perdere i bandi pubblici che nel caso di Rota non hanno soddisfatto le aspettative di un Movimento 5 Stelle poco propenso alle scelte impopolari per salvare l'azienda, ora si punta sulla chiamata diretta di manager del settore trasporti liberi, a partire da Alberto Ramaglia, fino a maggio amministratore di Amn, azienda dei trasporti di Napoli, Carlo Pino, ex dg sempre dell'azienda dei trasporti napoletana, Carlo Tosti (ma non piace alla Raggi perché è già stato in Atac ai tempi di Alemanno), Giancarlo Schisano, già direttore operativo di Alitalia. Dal Campidoglio in serata fanno trapelare: «Abbiamo già individuato il nuovo direttore generale».
AMAREZZA
Rota se ne va amareggiato, anche per le parole dell'amministratore unico Fantasia che a metà pomeriggio fa sapere di «avergli ritirato la delega». Replica pungente: le dimissioni le avevo già date io, una settimana fa. Più precisamente il 21 luglio Rota ha scritto una lettera in cui annunciava: «Con la presente rassegno le mie dimissioni irrevocabili da dipendente di Atac e cesso da ogni incarico. Sono disponibile a concludere la mia prestazione il giorno 4 agosto, come previsto dalla lettera di assunzione che mi impone un preavviso. Resta inteso il mio fermo interesse a concludere, anche in una data precedente, se ovviamente ciò non comporta oneri da parte mia». Ma al di là di questo scambio, ciò che conta sono i numeri e i rischi illustrati da Rota nelle ultime settimane: quasi 1,4 miliardi di debiti, stipendi a rischio, manutenzione impossibile, fornitori che non vengono pagati, produttività scarsa e assenteismo che non ha eguali in Italia. Il piano su cui aveva lavorato non è mai partito, in Campidoglio non c'è stato il coraggio di affrontare una situazione che è riduttivo definire «drammatica». Fanno da zavorra le promesse spese in campagna elettorale dal Movimento 5 Stelle, che con i potenti sindacati autonomi interni ha dialogato e speso rassicurazioni. A questo si aggiungono i veleni in coda a questa vicenda: Enrico Stefano, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle e presidente della commissione mobilità, lo ha accusato di non avere iniziato ad affrontare i problemi rimuovendo ad esempio i vecchi dirigenti trovati in Atac; Rota ha descritto Stefano come continuatore di vecchi malcostumi in Atac: «Lui e non solo lui mi hanno parlato di giovani da promuovere, sempre i soliti, velocemente».
Sono scene già viste nella giunta Raggi che in un anno è passata da fasi di entusiasmo per la nomina dei vertici delle municipalizzate a repentine dimissioni intrise di rancore (basti ricordare i due presidenti bruciati in pochi mesi ad Ama, Solidoro e Giglio).
C'ERAVAMO TANTO AMATI
Era il 7 aprile quando, dopo avere rimosso il dg ereditato Marco Rettighieri, e al termine di una selezione con un bando on line, la Raggi sceglie Bruno Rota come direttore generale della municipalizzata più malata d'Italia, l'Atac. Il Campidoglio annuncia solenne: «Negli ultimi sei anni è stato al vertice di Atm Spa, azienda milanese dei trasporti nella quale ha conseguito un netto miglioramento del servizio, una fortissima crescita della redditività e nella quale ha operato una attenta gestione delle politiche del personale». Rota si mette al lavoro, studia i conti dell'azienda, e alla fine arriva, in fondo, a ripetere le cose già udite da Rettighieri. Servono decisioni forti, coraggiose, che però nessuno nella giunta Raggi si sogna di assecondare. Sintesi: se a Milano Rota è riuscito a risanare Atm, a Roma scopre che la vita di un manager è assai più complicata. Atac a questo punto diventa l'ennesima emergenza romana su scala nazionale. Il deputato Pd, Michele Anzaldi, chiede che la Commissione Trasporti convochi l'ormai ex direttore Rota «per chiarire fondatezza e provenienza delle sue accuse sulle raccomandazioni».

Parentopoli e segnalazioni, la lunga scia: l'intreccio non risparmia nessun partito

ROMA «Voi sareste quelli diversi?», gridano all'unisono i partiti di opposizione. Sottinteso: «Nel M5S siete come tutti gli altri». Che poi, gli altri, sarebbero loro, i vecchi partiti che per decenni hanno comandato in Campidoglio e nel sottobosco delle sue società partecipate. Sembrano quasi sollevati, i partiti, ora che riaffiora lo spettro di Parentopoli. L'ombra di assunzioni e promozioni pilotate per favorire amici e famigli si riallunga sulla più grande partecipata dei trasporti d'Italia, a un centimetro dalla bancarotta, dalla crisi di liquidità, con gli stipendi che «è sempre più faticoso pagare», come ha detto allarmato l'ormai ex direttore generale, Bruno Rota. È lui, scelto dai grillini soltanto tre mesi fa, il grande accusatore della maggioranza pentastellata, a cui sembra imputare i vizi più banali della politica d'antan. Quella che ha imbarcato nella malandata Atac bagnini, hostess, politici locali e segretarie particolari di assessori. Tutti licenziati pochi mesi fa, dopo una sentenza del Tribunale che sembrava avere seppellito lo scandalo delle assunzioni facili.
Ma ci ha pensato Rota, nelle ultime burrascose ore al volante della municipalizzata dei trasporti, a far riemergere i sospetti, prendendosela con il presidente della Commissione Mobilità, il grillino Enrico Stefano, che ovviamente ieri negava tutto in modo deciso. «Più che di dirigenti da cacciare, lui, e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti», è il j'accuse del manager venuto da Milano, col placet di Casaleggio.
«INGERENZE M5S»
Singolare che per la stessa ragione si sia dimesso anche il suo predecessore, Marco Rettighieri, parlando proprio di «ingerenze da parte della giunta M5S». Poco prima di essere silurato, Rettighieri osò declassare Federico Chiovelli, attivista Cinquestelle, rimosso dal vertice della ferrovia Roma-Viterbo. Il caso ha voluto che, appena Rettighieri ha lasciato il quartier generale di via Prenestina, il militante pentastellato sia tornato al suo posto come nulla fosse. Chiovelli risulta iscritto al Movimento 5 stelle dal 2013, come si legge nel blog di Beppe Grillo. «Ma lo spostamento di alcune persone all'interno di un'azienda non può essere influenzato da ingerenze esterne», disse Rettighieri prima di chiudere la porta dell'ufficio di Atac.
DA AUTISTA A CAPOTRENO
Un altro esponente del Movimento Cinquestelle, Alfredo Campagna, storico attivista pentastellato, presidente del municipio XIV (quello dove abita Virginia Raggi) e grande amico dell'ex marito della sindaca, Andrea Severini, a dicembre è stato promosso da conducente semplice a capotreno. «Ho partecipato a una selezione interna», ha detto lui. Andrebbe detto anche che quel concorso, per reperire 15 capitreno sempre sulla linea urbana Roma-Viterbo, era stato bloccato proprio da Rettighieri per sospette irregolarità. Chi l'ha sbloccato? Manuel Fantasia, l'amministratore unico nominato dai grillini a settembre. E chi c'era in cima alla graduatoria pubblicata dall'Atac? Il grillino Campagna.

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