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Data: 31/07/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, caccia al neo dg: un manager interno per uscire dalla crisi

I fornitori vantano da Atac crediti per oltre 300 milioni di euro. I vertici di queste aziende da molti mesi in attesa di essere pagate stanno assistendo al caos di questi giorni, all'addio di un manager stimato come Bruno Rota, con sgomento. Si sono legittimamente innervositi. Alcuni hanno già inviato un ultimatum: o ci pagate o ci rivolgiamo al giudice. Questo scenario non solo sarebbe il prequel del fallimento ma lascerebbe ovviamente Atac senza forniture. Anche per questo, ma non solo per questo, ora la sindaca Virginia Raggi, l'assessore ai Trasporti Linda Meleo e quello alle Partecipate, Massimo Colomban, hanno deciso che bisogna correre per trovare un successore di Rota, per non lasciare troppo a lungo vacante la poltrona di direttore generale che sarebbe, per usare una facile similitudine, come avere un autobus in corsa verso il burrone senza un autista.
Per questo, si sta pensando a una soluzione interna ad Atac: nominare direttore generale un dirigente interno, qualcuno che conosca bene la macchina, e dunque non riparta da zero una volta che andrà a occupare il posto operativo più importante dell'azienda. Serve qualcuno di cui anche le banche si possano fidare e che sappia dialogare con i dipendenti.
VECCHIO E NUOVO La controindicazione di questa scelta, che per il Movimento 5 Stelle non è da sottovalutare, è rappresentata dal fatto che attingere all'interno di Atac significherebbe affidarsi al passato, abbandonando i sogni e le promesse di rinnovamento. D'altra parte, anche l'altra strada battuta, quella di ricorrere alla graduatoria della call che era stata fatta quando fu scelto Bruno Rota, alla fine rischia di recuperare manager che a Roma hanno già lavorato con le precedenti amministrazioni, da Veltroni ad Alemanno. In lizza ci sono cinque nomi: Filippo Allegra è stato amministratore delegato di Trambus nel decennio scorso, mentre Carlo Tosti ha guidato proprio l'Atac quando il sindaco era Gianni Alemanno. L'unico nome che circola di vera rottura rispetto al passato è Giancarlo Schisano, ex manager di Alitalia, mentre da Anm, società dei trasporti di Napoli, si parla di un possibile interessamento per due ex: Alberto Ramaglia (per sei anni amministratore unico) e Carlo Pino (nel capoluogo campano era direttore generale).
Perché è necessario fare molto presto? Perché la situazione è quella descritta anche da Bruno Rotta: a luglio l'Atac non ha versato l'anticipo dei tfr, per i prossimi mesi l'azienda non sa come pagare gli stipendi, una catastrofe da evitare a tutti i costi. Andrebbe a pesare sulla vita delle famiglie di 11.171 dipendenti e rischierebbe di lasciare senza metropolitana e senza autobus la capitale d'Italia. Ma c'è un problema ulteriore: se il peso della montagna del debito complessivo, 1,3 miliardi di euro, fa crollare l'Atac, come ha spiegato anche l'assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, le conseguenze sarebbero drammatiche sui conti di Roma Capitale. Mazzillo: «Il debito dell'Atac da 1,3 miliardi per il Comune è un credito che vale oltre 500 milioni. Se oggi la società fallisce anche il Comune ha serie difficoltà e rischia il dissesto, per questo serve un tavolo con Governo e Regione sui tanti nodi della Capitale». Dalla Regione stanno monitorando la situazione con attenzione. Sottolinea l'assessore regionale ai Trasporti, Michele Civita: «Noi abbiamo aumentato al massimo i trasferimenti ad Atac, più di così non possiamo fare. Siamo pronti a collaborare, se ce lo chiedono».

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