Smembrare Atac, la più grande partecipata del trasporto pubblico d'Italia, per evitare il tribunale fallimentare. Creando una holding in cui confluisca l'Agenzia della Mobilità, che si occuperebbe di bigliettazione e parcheggi, una nuova società che gestisca la metropolitana e un'altra azienda ancora che si occupi di bus e tram, anche se a quel punto alcune linee potrebbero essere messe a gara tramite bando, come già avviene per i collegamenti in periferia. È questo il piano segreto, da settimane sulla scrivania dell'assessore alla Mobilità, Linda Meleo, che il M5S vorrebbe mettere in atto per scongiurare il ricorso al concordato preventivo.
COME ALITALIA?
L'ipotesi del concordato è sostenuta dalla Casaleggio, dal suo uomo a Roma, l'assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, e due giorni fa è stata caldeggiata anche dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. Convinto che «Atac sia come Alitalia» e che quindi le alternative siano due: o vendere tutto ai privati, modello «capitani coraggiosi» - «ma non è questa la nostra via», ha detto Di Maio - oppure il concordato preventivo, «tagliando gli sprechi e puntando sull'efficienza». Questo aveva messo nero su bianco nella bozza di piano industriale anche l'ex direttore generale, Bruno Rota. Ma quella strategia, spedita a fine giugno alla sindaca Virginia Raggi, è rimasta incagliata nelle secche di Palazzo Senatorio. E ora toccherà al nuovo presidente e amministratore delegato, Paolo Simioni, sbrogliare la matassa. L'ad ieri pomeriggio è arrivato in Campidoglio per incontrare la sindaca Virginia Raggi, prima della riunione di giunta convocata per il caso Mazzillo. Ma non ha voluto rilasciare dichiarazioni sul concordato.
Di certo c'è che da settimane una fetta consistente del M5S romano è in pressing sulla sindaca per evitare la procedura fallimentare. Il ricorso al tribunale non convince in pieno il presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefano, così come il presidente dell'Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, e diversi consiglieri. Anche l'assessore al Bilancio, Mazzillo, si era detto contrario.
RITORNO AL PASSATO Ecco perché a Palazzo Senatorio è pronto il piano B. Che in realtà è un ritorno al passato, all'assetto dei trasporti pubblici romani prima della maxi-fusione che ha dato vita all'Atac come è oggi, avvenuta a gennaio del 2010, quando è stata costituito un colosso da quasi 12mila dipendenti, 5.500 autisti, 500 conducenti della metropolitana, 1.200 tra impiegati e quadri amministrativi. Una municipalizzata con un debito monstre gravitato a quota 1,3 miliardi di euro, che oggi mette l'azienda in crisi di liquidità tanto che, come ha denunciato l'ex diggì Rota, ad agosto potrebbe essere impossibile pagare gli stipendi.
TRIPARTIZIONE A questo punto la strategia dei grillini romani prevede la costituzione di una holding dei trasporti. In questo gruppo, una società si occuperebbe di gestire le tre linee della metropolitana e le ferrovie urbane concesse; l'Agenzia Roma per la Mobilità invece rileverebbe i parcheggi di scambio e la bigliettazione; un'altra azienda ancora si occuperebbe di bus e tram. Il passo successivo potrebbe essere la messa a gara di ulteriori linee bus, come sta avvenendo per il bando delle linee periferiche, dato che verrà rimpiazzato il consorzio Roma Tpl che le ha gestite finora. Resta da capire che fine farebbe il gigantesco debito accumulato dall'Atac. Se verrà affidato a una bad company o se verrà frazionato tra le varie società del nuovo gruppo.
Sui conti in rosso indagherà la Camera
Sulla crisi dell'Atac e le sue ripercussioni sul Campidoglio (e sulla vita dei romani) adesso indagherà anche il Parlamento. Ad annunciarlo è Michele Meta, presidente della commissione Trasporti della Camera dei deputati, dopo la decisione maturata ieri nella riunione dell'ufficio di Presidenza. «Abbiamo deciso di svolgere rapidamente alla ripresa di settembre una indagine conoscitiva che in qualche settimana ci dia un quadro complessivo della situazione in cui versa l'Atac - spiega Meta - Sentiremo i diversi soggetti, i vertici dell'azienda, la Regione e perché no anche il governo e le rappresentanze dei cittadini». L'indagine conoscitiva partirà ai primi di settembre, con l'obiettivo di concludere il lavoro in tempi brevi: si punta a redigere il documento conclusivo per la metà di ottobre.
GLI SCENARI POSSIBILI
Il lavoro dei commissari punterà sulla situazione finanziaria e gli scenari futuri, ma soprattutto sulla qualità del servizio e su come riportarlo a livelli di una metropoli europea. In commissione saranno sentite una dozzina di persone, con due audizioni a settimana: tra gli altri la sindaca Virginia Raggi, il governatore Nicola Zingaretti e i vertici della municipalizzata, ma anche i sindacati e le associazioni degli utenti del trasporto pubblico e dei pendolari. Secondo il deputato Pd «è utile che il Parlamento intervenga per capire: non è possibile che il dibattito si sviluppi solo sui media - aggiunge Meta - Vogliamo fotografare la situazione per avere tutti gli elementi utili affinché il Parlamento dica la sua. Rapidamente».
IL DIBATTITO
D'accordo Michele Anzaldi, anch'egli componente della commissione Trasporti di Montecitorio. «D'innanzi alla latitanza, all'incompetenza, all'inadeguatezza dell'amministrazione grillina guidata da Virginia Raggi, l'unica strada, se non per risolvere il problema, almeno individuare i nodi critici, le eventuali mancanze e responsabilità è quella della trasparenza», sottolinea il parlamentare dem.