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Data: 02/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Dopolavoro e l'affare mense «In due anni bruciati 9 milioni»

Da via Prenestina a Grottarossa, dalla Magliana a Portonaccio. Fino al Lido di Ostia, passando per Centocelle e Viterbo. Lettini e ombrelloni a prezzi stracciati nei circoli sportivi e negli stabilimenti balneari. Barbieri a disposizione: cinque euro per un cambio di look e pasti completi consumati a poco più di due euro, non alla bouvette della Camera, ma alle mense dei dipendenti dell'Atac, quelle gestite fino al 2016 dal Dopolavoro, l'associazione sindacale finita al centro di un'inchiesta della procura, con nove ex dirigenti e funzionari della municipalizzata romana dei trasporti a rischio processo per abuso d'ufficio. Nell'informativa conclusiva dei finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria viene stilata una vera e propria mappa degli sprechi. O meglio: delle occasioni mancate. L'Atac, per un ventennio, ha permesso al Dopolavoro di occupare gratuitamente decine di immobili per realizzare bar e mense aziendali, barberie e circoli ricreativi. E l'associazione ha subappaltato gli spazi, dandoli in gestione a privati a prezzi stracciati. Una mala gestio che ha contribuito a scavare una voragine nelle casse già dissestate della municipalizzata. Solo dal 2013 al 2015, la perdita stimata dagli inquirenti è di 8 milioni e 689mila.
LE MENSE
Le mense sono in tutto venti, disseminate tra Roma, Ostia e Viterbo. Tredici sono gestite dal personale del Dopolavoro, le altre sono affidate a terzi a cifre irrisorie. La stessa cosa vale per i bar aziendali ricavati all'interno delle rimesse. I pasti costavano ai dipendenti 2 euro e 10 centesimi, i 6 euro aggiuntivi, destinati ai gestori, li pagava l'Associazione Dopolavoro, che incassava cospicui trasferimenti dalla municipalizzata.
I BAR
A Portonaccio, per esempio, lo stesso gestore ha pagato per un ventennio solo 155 euro al mese. Mentre per i locali all'interno di due rimesse in via della Magliana il prezzo era di 134 e 170 euro. A Tor Pagnotta portare avanti il bar in concessione costava ancora meno: 109 euro e 79 centesimi. E ci sono casi singolari, di contratti stipulati verbalmente. Come quello del bar nella rimessa di via Prenestina, scaduto dal 2005. I finanzieri scrivono che, nonostante questo, la gestione è proseguita addirittura in modo gratuito «in assenza di qualsiasi accordo contrattuale».
LE BARBERIE
Il vero scandalo, però, è quello delle barberie, chiuse definitivamente pochi gorni fa per volere dell'ex amministratore unico dell'Atac, Manuel Fantasia. I dipendenti potevano tagliarsi i capelli prima di entrare in servizio pagando solo 5 euro, mentre i locali, dati sempre gratuitamente alla Dopolavoro, non venivano affittati nemmeno per cento euro. Nella rimessa in via Prenestina, il contratto di gestione, dal 1993, è stato pagato solo 75 euro. A Tor Sapienza, dal 1997 fino a pochi giorni fa, i titolari del locale hanno corrisposto al Dopolavoro 65 euro al mese. A Tor Vergata e a Grottarossa ancora meno: rispettivamente 43 e 47 euro. L'affitto più alto è per è per la barberia nell'autorimessa alla Magliana: 70 euro.
Il Dopolavoro ha ottenuto gratuitamente anche lo stabilimento balneare di Ostia, in Lungomare Amerigo Vespucci. Così come il circolo sportivo romano in Lungotevere Thaon di Revel, dato in subappalto per soli ottomila euro al mese. Tutti immobili, impianti e, soprattutto, servizi che la municipalizzata, per gli inquirenti, avrebbe dovuto dare in appalto attraverso bandi pubblici e scegliendo le offerte economicamente più vantaggiose. La stessa cosa vale per la gestione di 133 distributori di snack e bevande nelle sedi aziendali. Mentre Atac si occupava di saldare le spese, il Dopolavoro pagava un canone annuo di appena 324 euro e subappaltava il servizio.
L'Atac non ha solo dato in concessione gratuitamente decine di locali. Ma si è anche occupata della spese di manutenzione e di quelle relative al consumo di luce, acqua e gas. I contributi pagati dal 2011 al 2015 sono pari a 16 milioni e 461mila euro, a fronte di ricavi praticamente irrisori.

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