L'AQUILA - "Lavorerò per fare in modo che in Abruzzo torni un incarico di governo. Perché voglio che l'Abruzzo esca fuori dalla pesatura demografica. E abbiamo bisogno di un interprete che ci difenda dalla confusione che arriverà da Roma nei prossimi 30 mesi".
Così in un'intervista al quotidiano Il Centro, il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, ribadisce pur con tutta la prudenza quanto detto all'Aquila poco più di un anno fa durante un evento di ferrovie dello Stato, ossia la propria ambizione a diventare uomo di un futuro governo di centrosinistra, segnatamente ministro, magari delle Infrastrutture, suo pallino.
Qualora conquistasse la corsa a Roma, come suo sostituto per la poltrona di governatore ritiene che ci sia "una persona che ha le naturali caratteristiche per fare questo e anche altro. Ed è una persona che mette tutti in sintonia", ovvero "Giovanni Legnini, anche perché avrebbe potuto farlo pure l'altra volta (e ci siamo infatti trovati diligentemente insieme a ragionare su chi faceva cosa)".
Ma Legnini è vice presidente uscente del Consiglio superiore della magistratura e 'riserva della Repubblica', finito per esempio tra gli outsider anche per la scelta del nuovo capo dello Stato. D'Alfonso ne è consapevole.
"È destinato a incarichi di natura istituzionale, come ha dimostrato in questo tempo. A Giovanni auguro di interpretare a livelli ulteriormente istituzionali la rappresentanza dell'Abruzzo, poiché ha dimostrato una dimestichezza e una sicurezza che davvero sarebbe un peccato se dovessimo toglierlo da lì perché abbiamo una penuria qui" e quindi, assicura, come altri candidati "ci sono almeno cinque nomi che potrebbero farsi carico di questa grande fatica".
Se invece dovesse toccare di nuovo a lui correre per la presidenza della Regione, conclude, "porrò la condizione delle primarie. Non accetto una ricandidatura di tipo postale. Pretendo un'investitura della cittadinanza".