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Pescara, 24/11/2024
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Data: 06/08/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«In trappola a 40 gradi nell'ascensore della stazione ferroviaria guasto». Una donna cardiopatica: «Nessuno ci sentiva, abbiamo temuto di morire»

PESCARA Intrappolati in un ascensore della stazione ferroviaria, dopo aver chiamato i soccorsi, e urlato, in preda alla disperazione, per una ventina di minuti che sono sembrati un'eternità.È quanto accaduto tre sere fa nello scalo ferroviario centrale, il più frequentato d'Abruzzo, a un gruppo di cittadini già provato dalla terribile giornata torrida e da un lungo viaggio affrontato sempre in condizioni difficili. L'arrivo a Pescara è stato il coronamento di un incubo, a sentire le parole di Brigida Iacovelli, che diverse ore dopo l'accaduto non riesce proprio a darsi pace. Con lei, un manipolo di viaggiatori dell'Intercity che, nella serata del 2 agosto, da Milano, è arrivato nel capoluogo adriatico con circa mezz'ora di ritardo, intorno alle 22.20 .«Scesi dal treno», racconta la donna - che è rimasta l'unica testimone del fatto perché gli altri suoi "compagni di sventura"sono ripartiti verso altre mete - «ci siamo diretti verso l'ascensore del binario 2 per scendere nell'atrio della stazione. Eravamo otto persone, tre uomini e quattro donne con una bimba di due anni che stava in braccio alla mamma. A un certo punto, l'ascensore si ferma, ma non è stato un black out. Un guasto, un banale guasto». Forse per sovraccarico, secondo il verbale della Polfer. Che parla di 12 persone salite sull'ascensore, con relativi bagagli, a fronte di una capienza limite di 15 per complessivi duemila chili. Come succede in questi casi, superati i primi secondi di sorpresa, e l'imbarazzo di essersi ritrovati in una condizione molto sconveniente, qualcuno ha cominciato a cercare i comandi per allertare il soccorso.«Abbiamo fatto il possibile, dopo aver utilizzato tutti i sistemi d'allarme, e provato, inutilmente», sottolinea la donna, «a chiedere aiuto con i telefonini. Il problema è che nell'ascensore non avevamo campo per connetterci con l'esterno». Intanto, i minuti i passano. Lunghissimi. «Preso atto che nessuno rispondeva alle nostre richieste di aiuto, ci siamo molto agitati. Tutti abbiamo pensato di morire lì. Tant'è che oggi mi considero una miracolata. Un signore che era con noi si è sentito male. Io stessa, che sono cardiopatica, ho cominciato a temere di non farcela, con 40 grandi di temperatura e un orribile senso di soffocamento mentre la bimba che piangeva disperata. Per fortuna», prosegue Brigida Iacovelli, «che con noi c'erano questi uomini. Hanno divaricato con la forza la porta scorrevole dell'ascensore e quando il vano si è aperto abbiamo capito di essere fermi, tra un piano e l'altro, davanti a un muro di cemento e con un solo spiraglio di circa 10 centimetri che ci separava dall'esterno. Questo è servito almeno a ridarci la speranza, e a ritrovare la connessione telefonica. Io ho digitato il 112, altri che erano con me hanno fatto diverse chiamate. Dopo mezz'ora, e ripeto mezz'ora, sono arrivati i vigili del fuoco con gli agenti della polizia ferroviaria a tirarci fuori».La Iacovelli, che in questi giorni alloggia nella sua casa delle vacanze a Montesilvano, annuncia che presenterà una denuncia per i fatti di tre sere fa alla stazione centrale. Dopo essere uscita da quello che lei stessa definisce un incubo, è stata accompagnata dalla figlia all'ospedale di Pescara per un controllo. «I medici hanno messo a referto che ero in preda a un cardiopalmo dovuto a forte stress emotivo. Ancora oggi mi agito, se ripenso a quei minuti passati nell'ascensore. Ma non finisce qui. Mi chiedo» prosegue, «come sia possibile che nella stazione centrale di una città che ambisce a essere meta turistica, qualcuno possa rimanere bloccato in un ascensore alle dieci e mezza di sera per tutto il tempo in cui siamo rimasti intrappolati noi in quel maledetto montacarichi. Com'è possibile che, a quell'ora, una stazione importante possa trasformarsi, di fatto, in un luogo deserto e pericoloso». Sul caso, il dirigente della Polfer, Davide Zaccone, dice che è scattata regolarmente la procedura di soccorso allertata dalla sala operativa delle Ferrovie. «A verbale», afferma Zaccone, «risulta che l'operazione è durata in tutto una ventina di minuti, dalle 22.23 alle 22.45. Che tutto sommato» osserva «corrisponde ai tempi tecnici necessari per un intervento di questo genere».Qualcuno poteva assistere i viaggiatori intrappolati, magari avvertendoli delle procedure di soccorso avviate? Forse sì. Ma non è responsabilità della Polfer se le stazioni, anche quelle centrali, quando si fa sera, diventino terra di nessuno.

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