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Data: 07/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed.Umbria - Spreco trasporti, un milione a inquisito. Sessanta delibere sotto accusa. La procura della Corte dei conti interviene per la gestione «disastrosa» di Umbria mobilità. 45 tra amministratori e funzionari pubblici, invitati a chiarire sei anni di gestione della società di trasporto pubblico. La replica: «Salvati posti di lavoro e stipendi. Ora il recupero crediti»

PERUGIA Quarantacinque milioni di euro di danno erariale per la gestione «disastrosa» di Umbria mobilità. Che la procura della Corte dei conti vuole da 45 tra amministratori e funzionari pubblici, invitati a chiarire sei anni di gestione della società di trasporto pubblico. La partecipata, infatti, tra finanziamenti e prestiti avrebbe macinato milioni su milioni, ma senza migliorare il servizio. Un buco nero di cui la magistratura contabile chiede conto ai soci pubblici, Regione e Provincia. Che si difendono: abbiamo salvaguardato i posti di lavoro.

A finire nel mirino del procuratore regionale Antonio Giuseppone sono le giunte regionali sotto la presidenza di Catiuscia Marini (tranne l'attuale assessore alla sanità Luca Barberini, assente il giorno delle delibere incriminate), parte del consiglio provinciale della legislatura 2009/2014, tre cda di Umbria mobilità e dirigenti e istruttori pubblici. Tutte le persone, insomma, coinvolte nelle delibere con cui sono stati dati i contributi alla partecipata, per un totale di 44.710.906,99 euro che sono da considerarsi danno erariale per Giuseppone. Che in 40 pagine di inviti a dedurre mette in fila «numerosi episodi di mala gestio che avrebbero determinato sprechi di risorse pubbliche con conseguente danno nei confronti dei soci pubblici della società in questione». A finire sotto la lente contabile (su Umbria mobilità c'è anche un'inchiesta della procura penale riguardo sei milioni di fondi pubblici) sono 17 milioni di euro di contributo straordinario finanziati dalla Regione nel 2013 (necessari anche per pagare gli stipendi), l'aumento di capitale sociale (altri cinque milioni sempre da palazzo Donini) e il prestito da 3.600.000 erogato dalla Provincia. A cui si aggiungono i quasi cinque milioni di euro all'anno (dal 2013, dopo la cessione del servizio di trasporto pubblico locale a Busitalia Sita Nord) per la manutenzione dell'infrastruttura ferroviaria che è rimasta nella competenza di Umbria Tpl mobilità spa.
Tutti soldi che, secondo le accuse, sono stati stanziati «per sopperire alle gravi carenze gestionali, senza alcuna utile prospettiva futura e solo per fornire liquidità aggiuntiva alla società per permetterne la soppravvivenza». Sopravvivenza ma senza speranza reale di crescita o sviluppo. Anzi, scrive Giuseppone, «emergono numerosi casi di disservizi, ritardi, cancellazioni di convogli che depongono per una gestione del servizio e delle infrastrutture lontano da quegli standard di efficienza che avrebbero potuto giustificare tutte le erogazioni di denaro pubblico di cui sopra».
Rilievi pesanti e su cui sono già certamente al lavoro gli avvocati delle persone finite sotto indagine, per evitare di arrivare al processo davanti alla Corte dei conti. Pronti a spiegare la ratio, certamente politica, di dodici delibere della Regione, una del consiglio provinciale del 2013 e 37 determinazioni dirigenziali di palazzo Donini.
E la notizia di questo terremoto giudiziario, chiaramente, adesso accende anche il dibattito politico. Con il consigliere regionale Claudio Ricci che oggi presenterà una mozione urgente per chiedere alla giunta di spiegare il carico dei rilievi e, tra le altre cose, «di valutare, ai fini della tutela dell'Ente Regionale, atti di autotutela decisoria per annullare prudentemente tutte le delibere contestate e ancora finanziariamente efficaci verso Umbria TPL e Mobilità SpA».

LA REPLICA
«Salvati posti di lavoro e stipendi. Ora il recupero crediti»
«In merito alle notizie relative all'iniziativa della Procura della Corte dei Conti dell'Umbria, che ha inviato a più soggetti inviti a dedurre per ciò che riguarda la gestione della società Umbria Mobilità, pur nel rispetto dell'azione della magistratura contabile, al fine di evitare strumentalizzazioni o distorte interpretazioni dei fatti oggetto di attività di indagine, si intendono precisare alcuni aspetti oggettivi ed inequivocabili». Così replica la Regione (nella foto, parte dell'attuale giunta) alla notizia del fascicolo di Antonio Giuseppone.
«Va innanzitutto sottolineato - si legge nella nota di palazzo Donini - che tale iniziativa sarà l'occasione per chiarire e distinguere definitivamente le responsabilità ove vengano accertate - tra quanti, con la loro condotta, avrebbero contribuito a portare il sistema del trasporto pubblico locale regionale in una situazione di criticità finanziaria. Dunque, è auspicio della Regione Umbria che ciò avvenga al più presto, riservandosi ogni azione tesa al perseguimento delle eventuali responsabilità che dovessero emergere dall'indagine della Procura della Corte dei Conti». «Obiettivo unico e primario della Giunta regionale - prosegue - è stato sempre quello di agire responsabilmente nell'interesse della comunità regionale per tutelare il pubblico interesse rappresentato dal sistema trasportistico regionale che non è mai stato interrotto, oltre che mettere in atto tutte le iniziative tese a salvaguardare il patrimonio dei soci della società. Si precisa poi che, da un punto di vista tecnico, la decisione di aumento di capitale della società effettuata dalla Regione Umbria era conforme sia alle norme nazionali che regionali. Così come la stessa anticipazione di 17 milioni di euro, sempre a vantaggio della società Umbria Mobilità, è stata decisa con legge regionale approvata dall'Assemblea legislativa, e dunque la Giunta regionale si è limitata a dare attuazione al dispositivo di legge, che peraltro è risultata conforme alle verifiche sia da parte del Ministero dell'Economia e Finanze sia da parte della Corte costituzionale».
«Vale la pena ricordare - si legge ancora - che tali misure hanno consentito di salvare il posto di lavoro e il salario a più di mille lavoratori e di garantire un diritto ed un servizio pubblico primario ed essenziale, quale è quello del trasporto pubblico locale, anche in forza del fatto che tutti gli altri soci pubblici non hanno effettuato alcun aumento di capitale che pure avevano formalmente approvato e condiviso. Inteso che in questi anni, inoltre, è stato effettuato un significativo lavoro di risanamento economico dell'azienda, con l'azzeramento di quasi tutte le garanzie e l'abbattimento significativo dell'indebitamento». «Nei prossimi mesi, altresì - è la conclusione -, l'attività di risanamento e razionalizzazione continuerà con l'attuazione del protocollo con Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e Rete Ferroviaria Italiana che prevede un deciso ammodernamento della infrastruttura ed il passaggio della rete ex FCU al servizio ferroviario nazionale. Infine, dopo la recente nomina del dottor Ferruccio Bufaloni quale amministratore unico di Umbria Mobilità, verrà predisposto un piano per la restituzione della parte residua del prestito alla Regione, e l'avvio dei procedimenti per attivare le azioni per il recupero dei crediti che l'azienda vanta nei confronti del sistema di trasporto pubblico dell'Amministrazione comunale di Roma».
Replica anche dell'ex assessore Stefano Vinti che sul suo profilo Facebook ha chiarito la sua posizione in merito all'indagine: «La mobilità è un diritto che deve essere garantito ai cittadini dallo Stato, dalle Regioni e da gli Enti Locali; i lavoratori del Trasporto Pubblico Locale hanno diritto alla salvaguardia del posto di lavoro e dello stipendio. Questi grandi obiettivi sono stati perseguiti e sono stati raggiunti».

Inviti a dedurre spediti a 45 amministratori e dirigenti pubblici

Sprechi per Umbria Tpl e Mobilità spa, a finire nel mirino del procuratore regionale della Corte dei conti Antonio Giuseppone sono 45 persone: le due giunte regionali targate Marini (tranne l'assessore Luca Barberini), l'ultimo consiglio provinciale pre-riforma Delrio (ma con diverse eccezioni), alcuni dirigenti pubblici e tre consigli di amministrazione della partecipata. A dover fornire le proprie deduzioni e quindi a difendersi dall'accusa di danno erariale per quasi 45 milioni di euro sono i membri del cda scaduto a novembre 2012: il presidente Giovanni
Moriconi e i consiglieri Pietro Sunzini, Riccardo Petroni, Sergio Sbarzella e Gilberto Stella. Il cda 2012/2014 che vedeva alla presidenza Lucio Caporizzi e come consiglieri Dante De Paolis, Stefania Nichinonni, Francesco Longhi e Franco Viola. E ancora, i nuovi consiglieri di amministrazione della stagione successiva (presidente ancora Caporizzi) Delia Adriani e Stefano Mazzoni. A doversi difendere dai rilievi della procura contabile anche le due ultime giunte della Regione. Dalla presidente Catiuscia Marini agli assessori (passati e attuali) Carla Casciari, Fabrizio Felice Bracco, Fernanda Cecchini, Vincenzo Riommi, Silvano Rometti, Gianluca Rossi, Stefano Vinti, Fabio Paparelli, Antonio Bartolini e Giuseppe Chianella. Insieme a loro anche i dirigenti e istruttori Ivano Antonelli, Riccardo Ferrini, Vania Patacca e Maurizio Angelici. Infine, alcuni dei consiglieri provinciali della legislatura 2009/2014: Sandra Allegrini, Teodoro Armillei, Luciano Bacchetta, Luca Baldelli, Enrico Bastioli, Gianfranco Becchetti, Stefano Bravi, Massimiliano Capitani, Valter Carloia, Giampiero Fugnanesi, Franco Granocchia, Giacomo Leonelli, Maurizio Manini, Daniele Pinaglia, Giampiero Rasimelli, Luca Secondi e Laura Zampa.

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