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Pescara, 24/07/2024
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Data: 08/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crac Atac - Atac, ora Raggi pensa al concordato preventivo Ma c'è l'allarme dei revisori. Dopolavoro, arrivano ottanta licenziamenti «Chiuse le mense, non possiamo più tenerli»

Il primo a pronunciare le due parole magiche è stato Bruno Rota, il manager che se n'è andato. Poi anche il candidato premier in pectore del M5S, Luigi Di Maio, è convenuto su questa ipotesi. La novità è che adesso, per la prima volta, Virginia Raggi prende in considerazione il concordato preventivo come mossa obbligata per salvare Atac. La sindaca lo ha ribadito nelle ultime ore e ha affidato a Paolo Simioni un incarico preciso: guidare il cda e arrivare a fine mese con un dossier chiaro sul che «fare?» nella municipalizzata dei trasporti romani. «Il concordato preventivo è più di un'ipotesi», ha confessato Raggi ai più stretti collaboratori. La strada è stretta, la via molto obbligata: ci sono 1,3 miliardi di debiti, 400 dei quali con i fornitori. Sono a rischio i servizi su gomma e ferro della Capitale, vacillano gli stipendi dei 12mila dipendenti della società. «Fate presto, portatemi quanto prima un piano operativo», si è raccomandata la pentastellata con gli ennesimi nuovi vertici di Atac.
Domani si riunirà il cda (anche se al momento non è stato ancora convocato ufficialmente) per ratificare le nomine. Simioni sarà presidente e ad, collaborando già per il Campidoglio con l'assessore Massimo Colomban nel ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro sulle società partecipate Ama, Atac e Acea, conosce già la macchina. Ora dovrà avere a che fare con la Grande malata di via Prenestina.
IL CAOS
In questi giorni sono andati avanti anche diversi «carotaggi» perlustrativi dentro l'azienda. Lo studio legale incaricato da Rota ha prospettato anche l'ipotesi di un «concordato in bianco». Un'ipotesi considerata troppo hard per una serie di motivi. Il primo riguarda i creditori, e quindi soprattutto i fornitori, che potrebbero far subito istanza di fallimento facendo saltare l'azienda.
La seconda indicazione contraria riguarda invece i crediti vantati da Atac nei confronti del Comune: una mina che avrebbe portato l'azienda a presentare decreti ingiuntivi nei confronti del Campidoglio, con tute le ricadute del caso sul bilancio di Palazzo Senatorio. Anche il collegio dei revisori avrebbe espresso parere contrario a questo scenario: troppo pericoloso. Meglio procedere per gradi e aspettare il più possibile: a settembre, se concordato sarà, sarà preventivo. Anche perché il collegio sindacale ha fatto mettere a verbale che non si può più aspettare ci sono ulteriori priorità: il bilancio 2016 va approvato il prima possibile, non si può più andare avanti a colpi di rinvii. A soffrire intanto è il trasporto. Emblematico il caso dei filobus. Il presidente della commissione Trasporti Enrico Stèfano ha ammesso: «Il numero in questi giorni è calato vertiginosamente». A settembre ripartirà il contratto «di manutenzione full service con il produttore (andavano definiti alcuni aspetti contrattuali) e la produzione dovrebbe tornare ai livelli previsti». A oggi, infatti, stanno girando «molti meno dei 15 filobus previsti per problemi di manutenzione che verranno risolti a settembre».

Dopolavoro, arrivano ottanta licenziamenti «Chiuse le mense, non possiamo più tenerli»

La lettera è datata 7 agosto 2017 e l'oggetto non lascia spazio a molti dubbi: «Licenziamento collettivo per cessazione dell'attività delle mense aziendali». La firma è del presidente del Dopolavoro Atac Cotral, Isidoro Gargano, che spiega: «A seguito della già nota situazione finanziaria, provocata dalla morosità di Atac Spa e tale da costringere il Dopolavoro Atac Cotral alla chiusura delle mense aziendali in suo affidamento, il consiglio di amministrazione il 3 agosto ha deliberato di avviare le procedura di licenziamento collettivo a seguito della cessazione dell'attività di gestione delle mese». Questa procedura significa che perderanno il posto del lavoro una cinquantina di dipendenti. Si tratta di uno dei primi effetti pratici della crisi di Atac, anche se per la verità all'origine di tutto c'è una gestione poco lungimirante del Dopolavoro, l'associazione sindacale già al centro di un'inchiesta della procura. Sono nove gli ex dirigenti e funzionari della municipalizzata romana dei trasporti a rischio processo per abuso d'ufficio. Già nei giorni scorsi erano emersi i particolari contenuti in una lunga informativa del Nucleo di Polizia tributaria dal quale risulta che l'Atac, per circa vent'anni, ha concesso al Dopolavoro gratuitamente una serie di immobili in cui hanno trovato posto bar e mense aziendali, ma anche barberie e circoli ricreativi. Non solo: l'associazione ha subappaltato gli spazi, girandoli a privati a prezzi fuori mercato.

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