Il concordato preventivo dell'Atac, immaginato dall'ex direttore generale Bruno Rota e adesso sul tavolo del nuovo amministratore delegato Paolo Simioni, è considerato da molti tecnici l'unica ciambella di salvataggio possibile per l'azienda di via Prenestina. In pochi mesi si dovrà decidere il destino della municipalizzata, oberata dai debiti e, pertanto, praticamente impossibilitata a mettere in campo quegli investimenti indispensabili per rilanciare un servizio d trasporto pubblico sempre più deficitario.
LA PROCEDURA
Il concordato preventivo è una procedura concorsuale a cui può ricorrere un debitore che si trovi in uno stato di crisi o di insolvenza, per tentare il risanamento anche attraverso la continuazione dell'attività ed eventualmente la cessione dell'attività a un soggetto terzo oppure per liquidare il proprio patrimonio e mettere il ricavato al servizio della soddisfazione dei crediti, evitando così il fallimento. Nel caso dell'Atac si tratterebbe di mettere finalmente in atto il piano di valorizzazione (leggi vendita) del patrimonio immobiliare che langue da sei anni nei cassetti di Palazzo Senatorio, sotto forma di una delibera di giunta (preparata dall'amministrazione di Gianni Alemanno), faticosamente approvata dall'assemblea capitolina a giugno del 2011 ma mai messa realmente in atto a causa un mix di intoppi burocratici e veti incrociati.
LE CESSIONI
I tre immobili di maggior valore sono, ovviamente, gli ex depositi di piazza Ragusa, piazza Bainsizza e via Alessandro Severo (nel quartiere San Paolo) - con un valore complessivo stimato in circa 150 milioni di euro - a cui si aggiungono quelli di Portonaccio e Trastevere. Il provvedimento originario autorizzava l'azienda di via Prenestina «ad alienare i beni immobili mediante trasferimento a un Fondo comune di investimento immobiliare». Accanto alla cessione degli immobili, c'è la possibilità di far entrare i privati nella gestione dell'azienda, anche cedendo alcune tratte (come la Roma-Lido) o andando verso una graduale liberalizzazione del servizio.
I PRIVATI
Nel corso della procedura di concordato l'attività d'impresa, in questo caso il servizio di trasporto pubblico locale della Capitale, deve svolgersi necessariamente sotto stretta vigilanza del commissario giudiziale. In questa fase i creditori non possono iniziare o proseguire azioni esecutive sul patrimonio del debitore: le prescrizioni però rimangono sospese e le decadenze non si verificano. Una volta omologato l'accordo, si procede al soddisfacimento dei creditori, che sono stati precedentemente messi in graduatoria sulla base dei requisiti risultanti dalla proposta di concordato. Quindi si passa all'eventuale liquidazione di parte dei beni da parte dei liquidatori nominati dal tribunale e all'accertamento di eventuali crediti contestati. A questo punto l'azienda può nuovamente disporre di tutti i suoi beni.