Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio, i romani, ma anche i cittadini italiani, sono sempre più preoccupati per le sorti dell'Atac, che con 1,3 miliardi di debiti, i manager in fuga, scandali, disagi crescenti per i cittadini, rischia di fare davvero la fine di Alitalia. Che cosa si può fare?
«Alitalia è un azienda che ha chiesto l'amministrazione straordinaria per governare il dissesto con una ristrutturazione economico finanziaria. Atac per ora ha un nuovo manager al lavoro. Io penso semplicemente che vadano ascoltate le analisi e le proposte dei tecnici per poter garantire la sostenibilità dell'azienda e i servizi ai cittadini. Il diritto della mobilità ai cittadini di Roma, come anche ai milioni di turisti che la visitano e sostengono la sua economia, va garantito e per farlo ha bisogno di un'azione forte e coraggiosa».
Ma non c'è il rischio che alla fine sia lo Stato, come accaduto appunto con Alitalia, a dover farsi carico, suo malgrado, del fallimento anche in considerazione dei conti della Capitale? Il rischio del fallimento, inutile negarlo, è reale?
«Il paragone con Alitalia è purtroppo pertinente. Anzi. La mobilità a Roma, la capitale del nostro Paese, è una questione forse anche più seria e complessa. Il tempo non lavora a favore di chi deve decidere, cioè dell'azionista. Il rischio del dissesto finanziario è reale e, sottolineo, non va sottovalutato. Già due manager hanno lasciato il campo e non vorrei che anche il terzo gettasse la spugna».
Infatti ci sono gli stipendi a rischio per i dipendenti Atac, i fornitori che non vengono pagati, l'ipotesi del concordato...
«Questi sono i temi sul tavolo. L'azionista deve scegliere in fretta o saranno guai, e lo dico tifando per Roma, facendo scelte gestionali e operative rapide. Noi, come governo, ci siamo, perché si tratta di una questione nazionale. Però ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, io come ministro lo faccio, stessa cosa deve fare chi ha la responsabilità dell'amministrazione capitolina».
In che modo il governo è in campo?
«Lo Stato sta facendo la sua parte da tempo. Contribuisce per 300 milioni l'anno al ripiano del debito di Roma e vi è una legge speciale per Roma Capitale. Il Comune ha fatto una richiesta di fondi al Mit per il rinnovo dei bus. Noi abbiamo messo in campo la più grande operazione di rinnovo del parco autobus mai fatta prima. Già 150 autobus sono arrivati a Roma con le decisioni della giunta Marino. Nella seconda metà di luglio Roma Capitale ha chiesto invece al Mit investimenti per il rinnovo del materiale rotabile delle metropolitane A e B per 500 milioni. E' una cifra molto consistente, ma sul tema siamo disponibili ad aprire un dialogo, per il bene dei cittadini romani già troppo provati da disservizi».
Ma cosa c'è nelle risorse nazionali per Roma Capitale e per il Lazio?
«C'è molto investimento in generale sui servizi pubblici della Capitale e della città metropolitana e regionali. Ad esempio l'altro ieri, giovedì, ho firmato il riparto di 640 milioni alle Regioni sulla stabilità 2016 per il rinnovo dei treni locali dal 2019 che attivano oltre un miliardo in Italia: ci sono 79,7 milioni dallo Stato per il Lazio che, con il cofinanziamento regionale, arrivano a 132 milioni. Poi nel contratto di programma con Rfi, appena approvato al Cipe, c'è il rinnovo della Roma Lido e della Roma Viterbo, gestite da Atac, per 334 milioni, mentre Rfi investirà sul miglioramento infrastrutturale del nodo ferroviario romano con quasi un miliardo. Sono opere e risorse che abbiamo indicato come prioritarie nell'allegato Mit al Def 2017 per Roma insieme al completamento della linea C. Lo Stato per Roma è già in campo e in modo rilevante».
A settembre però, se non accadrà qualcosa, la municipalizzata più importante del Paese potrebbe trovarsi paralizzata tra scioperi, bus fermi senza pezzo di ricambio, pendolari inferociti.
«Ripeto: chi ha la responsabilità deve decidere e cercare soluzioni concrete. Il tempo in questi casi non va lasciato scorrere».
Dall'Atac all'Alitalia, sono in arrivo le manifestazioni d'interesse vincolanti e da quanto emerge ci sarebbero almeno 4 compagnie a voler rilevare l'azienda quasi nella sua totalità. Le risulta?
«Ci sono certamente interessi veri a rilanciare Alitalia e questo è positivo».
Comunque come sta andando la navigazione verso la cessione: è ottimista?
«Vedremo le proposte di piano industriale per il rilancio. Poi potremo essere ottimisti».
Sul fronte caldo del Tpl, cioè del trasporto pubblico locale, il governo ha messo in campo molte risorse.
«Ne abbiamo messe a disposizione parecchie, come mai prima, a livello nazionale per il rinnovo dei mezzi pubblici su gomma e ferro, 6,8 miliardi da qui al 2033 più i cofinanziamenti. Abbiamo previsto per legge le gare, con la possibilità di agire per ambiti ottimali in modo non di privatizzare come erroneamente viene detto ma di garantire più concorrenza e servizi migliori. Abbiamo messo premialità alle aziende che ricavano fondi per la bigliettazione come succede per Atm, aggravato la penalità per chi non paga il biglietto, e nella Finanziaria 2018 proporremo il bonus fiscale per l'abbonamento al Tpl. Inoltre, abbiamo previsto un piano metropolitane che sta procedendo in alcuni casi speditamente e un piano urbano per la mobilità sostenibile in tutte le città. Ci sono le regole e ci sono le risorse per cambiare faccia alla mobilità del Paese: occorre fare le scelte conseguenti».