ROMA Vasco Errani lascia. Così com'è scritto nel contratto che firmò a pochi giorni dal sisma che distrusse Amatrice e altre decine di Comuni, dal 9 settembre non sarà più commissario straordinario alla ricostruzione. «Nessuna rottura e niente dimissioni», fanno sapere da palazzo Chigi, «questo addio era nelle cose. Errani ritiene concluso il proprio lavoro». Parole e linea confermata dal diretto interessato.
Insomma, una separazione consensuale a scadenza di contratto. Tanto più che Errani, ultimamente, aveva più volte detto che una volta completato l'impianto normativo della ricostruzione, il suo incarico di commissario straordinario non avrebbe più avuto ragione di esistere. E così sarà. L'annuncio lo darà domani il premier Paolo Gentiloni, dopo un vertice con lo stesso Errani, il nuovo capo della Protezione civile Angelo Borrelli e i governatori di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo, le quattro Regioni colpite dal sisma.
LE TENSIONI CON RENZI
C'è chi racconta che dietro la scelta dell'ex presidente dell'Emilia Romagna ci siano anche attriti con Matteo Renzi. Il segretario dem - che nel ruolo di premier l'aveva nominato commissario - non ha mandato giù la decisione di Errani di lasciare il Pd e di passare il 25 febbraio con Articolo 1-Mdp. Tant'è che in Avanti, il suo memoir, Renzi dedica una stoccata a Errani: «Lo difesi quando venne inquisito per il caso Terremerse e invece lui è diventato uno dei fondatori di Mdp, il cui primo atto è stato chiedere le dimissioni di Lotti (...) per rancore verso uno degli esponenti di punta del cosiddetto Giglio Magico. Questa è politica del risentimento, non del sentimento». E ora nell'entourage di Renzi la decisione del commissario straordinario di lasciare l'incarico è spiegata così: «Vasco vuole mollare perché ha deciso di tornare in Parlamento, alle elezioni di primavera intende candidarsi con Mdp». Probabile, se non vero.
Di sicuro c'è che l'addio di Errani apre la strada a uno scontro tra palazzo Chigi e i governatori Nicola Zingaretti (Lazio), Luciano D'Alfonso (Abruzzo), Catiuscia Marini (Umbria) e Luca Ceriscioli (Marche). Il commissario straordinario, memore di ciò che era accaduto dopo il sisma del 1997 in Umbria e Marche e il terremoto del 2012 in Emilia Romagna, ha più volte suggerito di assegnare i poteri straordinari per la ricostruzione alle Regioni. Obiettivo: ritornare alla «normalità» delle funzioni dei governatori, anche in considerazione delle scelte urbanistiche che andranno affrontate nei territori.
ASPETTATIVE E PRESSING
Uno schema di governance post-terremoto cui i quattro presidenti di Regione hanno già fatto la bocca. Non a caso negli entourage di Zingaretti, Marini, D'Alfonso e Ceriscioli si parla con insistenza dell'arrivo di poteri straordinari. Con i presidenti regionali che, dopo l'addio di Errani, assumerebbero il ruolo di commissari alla ricostruzione. A palazzo Chigi resterebbe un mero potere di coordinamento affidato a un ministro o a un sottosegretario.
Questa impostazione non piace però a Gentiloni. Il premier intende procedere alla nomina di un nuovo commissario. «I nomi? Vedremo. E' presto per farne. Decideremo a ridosso del 9 settembre. E se Errani volesse essere rinnovato, porte aperte. Se invece confermasse l'addio, com'è probabile, lo ringrazieremo per il grande lavoro svolto e nomineremo il suo successore». Segue spiegazione di chi ha in mano il dossier: «Se si affidassero i poteri straordinari ai governatori, nominandoli commissari, si sconvolgerebbe il quadro normativo e si perderebbe un sacco di tempo. La ricostruzione, invece, deve marciare a passo spedito».
La partita non si annuncia facile. Sono molti i sindaci del cratere che spingono a favore della nuova governance affidata ai governatori. «Se i presidenti delle Regioni diventeranno commissari alla ricostruzione ci sarà un vantaggio operativo», dice il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini. Dello stesso parere i primi cittadini di Fiastra, Force, Norcia, Tolentino e San Ginesio. Perplesso, invece, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi: «Aspetto con ansia la nomina di un nuovo commissario».