Comunque vada, sarà un insuccesso. Il rimpasto di giunta si rivela sempre più un rompicapo in casa Pd, risolvibile solo al prezzo di nuovi clamorosi strappi: il che significherebbe solo spostare il problema. Il gruppo consiliare e i segretari Di Pietrantonio e Rapino vogliono il rientro in giunta di Gianni Teodoro per ridare alla principale alleato la rappresentanza che questi merita: ma sorprende che per non litigare più con due consiglieri - capaci di un efficace ostruzionismo - il Pd accetti di mettere a rischio gli equilibri sui tavoli della Regione e della Provincia. Sabato mattina c'è stata l'ennesima fumata nera e tutto è slittato di 48 ore. Vuol dire che della trattativa si riparlerà oggi.
L'ACCORDO
Ma, a vedere la sostanza, l'altro ieri in verità qualcosa è successo: l'ala che fa capo a Donato Di Matteo e che si batte per salvare Giuliano Diodati dall'esonero si è appellata al patto elettorale del 2014 tra Alessandrini e Blasioli, in seguito al quale l'attuale vice sindaco rinunciò a concorrere nello spareggio per le primarie lasciando campo libero a colui che poi è diventato sindaco. Nel Pd Blasioli allora faceva capo alla corrente di Di Matteo e quella sua rinuncia fu frutto di una negoziazione che portò evidentemente alla blindatura di certe nomine e incarichi. Poco conta che oggi Blasioli abbia preso le distanze da Di Matteo, il patto resta (valido tanto quello siglato tra Pd e Teodoro, beninteso). Tra l'altro proprio Blasioli si candidò consigliere in tandem con Sandra Santavenere, eletta con mille voti e poi estromessa dalla giunta solo due anni dopo. Non ultimo, sabato è stato fatto notare che Diodati, come Santavenere, ha contribuito al successo elettorale con voti pesanti. Motivo per cui il gruppo Di Matteo ha rialzato la voce, rappresentato tra gli altri dall'onorevole Vittoria D'Incecco: «Abbiamo già perso la Santavenere, non accetteremo di perdere adesso anche Diodati». Posizione barricadera di cui Rapino e Di Pietrantonio hanno dovuto prendere atto in vista dell'incontro odierno nel quale verranno avanzate nuove richieste ovvero verrà riconfermata la richiesta di conferma per Diodati. Dunque, il rebus resta e la soluzione si lega alla capacità delle parti a riconoscersi reciproca disponibilità al dialogo. A meno che l'assessore Civitarese non decida di togliere d'impaccio il Pd presentando lui le dimissioni.
Si può dire a Teodoro: ci dispiace, non se ne fa nulla, e avanti cercando di fare quadrato con chi resta. O gli si può chiedere di aspettare fin quando Civitarese non avrà ultimato il suo gravoso compito impostato per la sessione urbanistica che si apre in aula a settembre (area di risulta, corridoio verde, nuovo stadio), ma qui i tempi si fanno lunghi e Gianni Teodoro non è disponibile a rimanere un giorno di più fuori della porta dell'esecutivo. Quest'ultimo, per inciso, ribadisce di non aver mai fatto il nome di Veronica per la giunta, né quando fu nominata e neppure adesso. Ma non è una quota rosa quella che ora si aspetta, visto che il suo nome per la giunta è venuto dal gruppo Pd.