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Data: 22/08/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Terremoto Centro Italia. Gentiloni: «Ora fase due». Vertice a Palazzo Chigi con i governatori. Il presidente Luciano D'Alfonso «Abruzzo, interventi veloci dopo gli errori del passato»


aaa di Cristina Ferrulliw ROMAA quasi un anno dalla prima scossa che colpì il centro Italia, il premier Paolo Gentiloni rivendica l'eccezionalità dello sforzo dello Stato davanti ad «un terremoto senza precedenti» ma ammette che non tutto «sta marciando alla velocità necessaria». Per questo il governo e i governatori delle quattro Regioni colpite guardano alla fase 2 per arrivare entro l'anno a terminare la costruzione delle casette, a rimuovere le macerie e a cominciare la ricostruzione. Uno sforzo che non sarà più coordinato da Vasco Errani, che dal 9 settembre lascerà il posto - «come previsto e non per inseguire poltrone» chiarisce -, ad un nuovo commissario mentre si cambierà la legge che, come vuole il premier «darà più poteri» agli enti locali. Con un vertice a Palazzo Chigi, governo e Regioni fanno il punto sulla risposta dello Stato al sisma che, ricorda il premier, colpì con quattro scosse Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpendo 140 Comuni. «Se guardiamo alla eccezionalità di quello che è successo - sostiene Gentiloni - credo che possiamo dire onestamente di avere messo in campo un sistema di risposta, risorse e di strumenti pubblici anch'essi eccezionali». Ora si tratta di accelerare e correggere alcuni passi falsi, come la circolare sull'esenzione fiscale, che aveva scatenato le ire di cittadini e sindaci: il premier assicura che sarà aggiustata. «Rispetto al sisma dell'Aquila questa volta la zona franca fiscale ha aiutato molto», apprezza il presidente dell'Abruzzo Luciano D'Alfonso che, facendo un paragone con il terremoto dell'Aquila, sottolienea che «la macchina non è mai stata così veloce». La risposta «veloce» è ribadita anche dai governatori che, pur evitando toni trionfalistici, elencano le cifre degli interventi: 100mila tonnellate di macerie rimosse nel Lazio, casette per il 90 per cento delle famiglie entro l'anno nelle Marche, tutte entro novembre in Umbria. «Ad oggi - spiega il neo capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, che ha preso il posto di Curcio - la popolazione assistita è di 7.500 persone». Ma Fabrizio Curcio, non più capo della Protezione Civile per motivi personali, non è l'unico che ha lasciato quest'estate il suo incarico. Dal 9 settembre se ne va anche Vasco Errani, che reagisce infastidito all'accusa di lasciare per candidarsi con Mdp in Parlamento. L'ex governatore dell'Emilia Romagna ricorda «la massima collaborazione» prima con Matteo Renzi e poi con Paolo Gentiloni e spiega di aver messo in chiaro, sin dall'inizio, che dopo un anno il suo impegno si sarebbe concluso. Nessun retroscena, chiarisce, «chi mi conosce sa che questo non fa parte della mia storia, figuratevi se a 62 anni mi metto» a fare scelte in base all'opportunismo politico. Errani ritiene che «una volta stabilito l'impianto» della ricostruzione, la responsabilità spetta ai territori. Ed è questo l'orientamento anche di Gentiloni pur precisando che per dare «più poteri» alle Regioni bisogna cambiare la legge. «Il governo - sostiene - continuerà a svolgere un ruolo di coordinamento in un sistema che si evolverà con una maggiore responsabilità di Regioni e territori». Intanto dopo il 9 settembre il governo indicherà un nuovo commissario che per ora non è ancora stato scelto. «La ricostruzione sarà certa - assicura il premier - è un impegno preso. I cittadini mantengano la speranza. Ma la forza motrice non può che essere la fiducia dei cittadini di questi territori». Il premier ringrazia Errani per l' «ottimo lavoro» e chiama ad uno sforzo corale: «Il mio invito a tutte le amministrazioni, dal governo alle regioni e ai comuni, è a fare il massimo degli sforzi e di assunzione di responsabilità per accelerare le procedure».

Il presidente Luciano D'Alfonso «Abruzzo, interventi veloci dopo gli errori del passato»

PESCARA «Ringrazio per il lavoro fatto. Noi abruzzesi abbiamo vissuto il terremoto del 2009 dove questa macchina non è stata così veloce, sia dal punto di vista delle risorse sia delle norme. C'è stata la capacità di fare tesoro delle precedenti esperienze»: lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, nel corso della conferenza stampa sulla ricostruzione post-terremoto a Palazzo Chigi. In particolare, D'Alfonso ha spiegato che «a differenza del passato, tutta l'impalcatura normativa e amministrativa non è stata il frutto di una battaglia conflittuale tra territori e Stato centrale, ma è stata scritta a quattro mani tra amministrazione centrale, territori, cabina di regia» consentendo «assunzione di impegno e l'accompagnamento dei rispettivi piani». Rispetto al sisma dell'Aquila D'Alfonso ha sottolineato le novità importanti introdotte nel 2016, come la zona franca fiscale «che ha aiutato molto» e ha impedito quella «sanguinante incertezza normativa riguardante la flessibilità fiscale», che ha colpito gli aquilani. Nuove e positive, ha aggiunto il governatore, anche le norme sulla copertura totale delle seconde case, o sulla copertura dei danni indiretti. Per questo, ha aggiunto D'Alfonso, «ci sono ragioni per continuare a scommettere». Il governatore ha poi spiegato che «i Comuni abruzzesi colpiti dal sisma dell'agosto 2016 e seguenti sono stati 23, per un totale di 103 mila abitanti coinvolti. Le verifiche dei danni sono state finora 7.500 e le persone attualmente assistite sono 5.300, di cui 1.400 negli alberghi». Il governatore ha aggiunto che solo in quattro comuni ci sono macerie pubbliche ancora da rimuovere per 40mila tonnellate («di queste gran parte devono essere scrutinate e ricollocate», soprattutto a Campotosto) e che entro ottobre tutte le casette (chieste da 13 comuni) saranno consegnate. D'Alfonso ha anche sottolineato la particolarità della situazione abruzzese, dove accanto agli effetti del sisma sono state registrate anche «due frane sismo-indotte a Campli e a Civitella del Tronto, con un ridisegno urbano di importanti frazioni distrutte completamente da queste frane, per le quali ci siamo dovuti dotare di norme ad hoc».

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