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Data: 22/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Scontro sullo ius soli, il Papa spacca la politica

ROMA Il Papa auspica l'introduzione dello ius soli, la legge sulla cittadinanza per i cittadini stranieri nati in Italia che è ferma in Parlamento, e subito esplode la polemica. Con le forze del centrodestra che reagiscono e considerano quello di Francesco un intervento inappropriato nel dibattito politico in corso tra i partiti di uno Stato straniero.
Nel messaggio indirizzato alla Giornata del Migrante e del Rifugiato del prossimo 14 gennaio, il Papa sottolinea in particolare il «diritto universale a una nazionalità da riconoscere e certificare a tutti i bambini al momento della nascita». In altre parole il principio dello ius soli, a cui il Papa chiede di affiancare, in un quadro di «accoglienza, protezione, promozione e integrazione dei migranti», un'offerta «più ampia di ingresso sicuro e legale nei Paesi di destinazione» anche attraverso «corridoi umanitari». Francesco auspica anche per immigrati e rifugiati «una prima sistemazione adeguata e decorosa» e un «impegno concreto a incrementare e semplificare la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare».
FRONTE OSTILE
La non inedita presa di posizione del Pontefice trova immediatamente l'accoglienza di un fronte ostile nel quale non sorprendentemente si distingue Matteo Salvini: «Lo ius soli? Se Papa Francesco - dice il leader della Lega - lo vuole applicare nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure. Da cattolico dico che l'Italia non può accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare». A Salvini si allinea Roberto Calderoli affermando che «sbaglia il Santo Padre a invocare l'introduzione dello ius soli e dello ius culturae che regalerebbe la cittadinanza italiana a oltre due milioni di immigrati». E questo, sottolinea il vicepresidente del Senato, quando a «Città del Vaticano la concessione della cittadinanza avviene raramente e solo in casi eccezionali». Ma l'opposizione alle aperture francescane non viene solo dalla Lega, il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, autorevole esponente del Ppe e di FI, sostiene che «per l'Italia è prematuro affrontare il tema dello ius soli in questa stagione perché siamo in campagna elettorale mentre ci sono problemi di più stringente attualità». Ancora più ostile Maurizio Gasparri, per il quale lo ius soli «è una legge sbagliata. Ed è da irresponsabili volerla approvare ad ogni costo». Anche l'ex azzurro ed ex radicale Daniele Capezzone, oggi nel gruppo di Direzione Italia, intende «personalmente ricordare che non tocca a Papa Francesco (o a un'altro capo di Stato estero) scrivere le leggi del Parlamento italiano o dire quali norme debbano essere approvate. Mi auguro che rappresentanti delle istituzioni vogliano ricordare alla Santa Sede questo elementare principio».
Da tutt'altra sponda parla un altro radicale come il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, osservando che «il Papa spiega il significato dello ius soli a chi rivendica valori cristiani», e si augura che «il Parlamento trovi uno scatto d'orgoglio trasversale. Integrazione è sicurezza», conclude Della Vedova. Mentre la capogruppo di Sinistra italiana al Senato Loredana De Petris spera che «governo, Pd e maggioranza sappiano recepire il prezioso messaggio del Papa per l'approvazione di una legge giusta e attesa da troppo tempo». In totale accordo col Soglio pontificio il ministro Graziano Delrio che, interpellato al Meeting di Cl, risponde: «Sono stato promotore della legge popolare sullo ius soli. Non chiedete a me sapete come la penso».

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