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Data: 24/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Giunta, il sindaco sceglie Civitarese «Contrordine compagni». Stefano Civitarese Matteucci resta assessore all'urbanistica e tocca a Giuliano Diodati fare le valige. M5S: «No a una politica di nomine e poltrone dove a perdere è la città»

Il colpo di scena era nell'aria - dal Comune non c'erano state conferme ufficiali all'esonero del professore - ed è arrivato nella giornata di ieri dopo un lungo e teso faccia a faccia in via Lungaterno sud tra Alessandrini, Rapino (segretario regionale Pd) e Diodati. Incontro nel quale il sindaco ha (finalmente) fatto il sindaco e il Pd ha fatto il Pd, prendendosi la responsabilità e trovando il coraggio di fare una scelta decisiva per risolvere una grana politica di cui solo il Pd poteva e doveva farsi carico.
CONTINUITA'
«Abbiamo salvato la continuità. L'assessore Civitarese potrà avviare i lavori della sessione consiliare dedicata all'urbanistica: vogliamo portare avanti le azioni strategiche per il rilancio della città, dare risposte alle persone, alla comunità» ha detto Alessandrini che oggi ufficializzerà le deleghe di Teodoro e quelle dell'altra new entry in giunta, Simona Di Carlo. Insieme con Diodati esce dall'esecutivo Laura Di Pietro cui lo stesso Alessandrini ha rivolto «un grazie per l'ottimo lavoro svolto». Con la consapevolezza o con la speranza che Diodati, ieri amareggiato, sappia comprendere le ragioni di una scelta dolorosa dettata dalla delicatezza del momento che l'amministrazione comunale attraversa a metà mandato. «Diodati non è contento, lo capisco, ma questa era l'unica scelta possibile. Lui è una risorsa che il partito saprà recuperare» ha aggiunto Alessandrini.
Ma anche se il partito si è espresso in tal senso, il recupero non sarà facile. Diodati appartiene al gruppo che fa capo a Donato Di Matteo e all'onorevole Vittoria D'Incecco, e che ha minacciato reazioni durissime: «Nessuna staffetta, se Giuliano esce non rientra. E il nostro gruppo si comporterà di conseguenza» ha commentato Vittoria D'Incecco, ribadendo la linea dura quando in serata è arrivata la conferma dell'uscita di giunta di Diodati.
Civitarese è stato recuperato per le ragioni illustrate dal sindaco e non solo. In questi giorni il professore-avvocato ha riscosso un consenso popolare attraverso centinaia di messaggi e di telefonate di sostegno a fronte del suo ipotizzato esonero dall'esecutivo. Tutti l'hanno esortato a rialzare la testa, condannando la scelta iniziale partorita dal tavolo politico. Importanti e di peso gli attestati di stima che gli sono arrivati prima dall'Inu (Istituto nazionale di urbanistica) e poi ieri dai costruttori dell'Ance e dai ciclisti della Fiab. Persino chi si è trovato su posizioni opposte ha riconosciuto in Civitarese un interlocutore di livello: tra questi l'opposizione di centrodestra e Mario Sorgentone del comitato Strada parco, contrario alla filovia che invece Civitarese intende sviluppare. «Dopo oltre due anni e mezzo si era riusciti ad individuare una persona di spessore, competenza, seri età e soprattutto scevra da condizionamenti di ogni genere, animata solo dalla volontà di programmare lo sviluppo futuro di questa città» aveva scritto il presidente dell'Ance, Marco Sciarra, esprimendo sconcerto per l'esonero di Civitarese e annunciando un'opposizione ferrea a quella scelta. Un messaggio che a Palazzo di città evidentemente è stato compreso bene.

M5S: «No a una politica di nomine e poltrone dove a perdere è la città»

«Nulla di nuovo nello scenario politico cittadino». Così le consigliere comunali M5S Enrica Sabatini ed Erika Alessandrini hanno commentato la querelle dell'ennesimo rimpasto di giunta. «Lo scempio a cui stiamo assistendo è solo l'evidente conseguenza di un sistema di coalizioni con liste e listarelle che aiutano i partiti a vincere le elezioni e poi iniziano a battere cassa chiedendo nomine, incarichi e poltrone in cambio dei voti portati e di presunti accordi e compromessi pre-elettorali». Situazioni per le quali le esponenti M5S mettono sullo stesso piano centrosinistra e centrodestra: «Accade oggi nella giunta Alessandrini, come avvenne qualche anno fa nella giunta Mascia e ancora prima in quella di D'Alfonso. Stesso schema, stesse regole, stessi risultati fallimentari». Secondo Sabatini e Alessandrini «il fallimento risiede nel sistema che considera i voti dei cittadini come crediti da spendere a una sorta di tavolo da gioco in cui sono in palio gli interessi dei partiti, dei segretari di partito, delle liste di appoggio o, nel peggiore dei casi, dei singoli attori politici preoccupati di come rimanere a galla. Un balletto da poltrona a poltrona che taglia fuori merito, competenze e professionalità». Ma, piaccia o no, la politica funziona così da sempre e, a ben vedere, è giusto che chi porta voti decisivi ottenga quanto pattuito ovvero un legittimo riconoscimento: e se questo non arriva, si va allo scontro. Più utile sarebbe semmai, prendendo spunto dalla nota dei cinquestelle, riflettere sul criterio di nomina degli assessori a fronte di uno spiacevole usa e getta di chi prima di entrare in giunta è stato eletto consigliere e ha contribuito al successo elettorale di questa o quella parte politica con un ricco bagaglio di preferenze.

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