ROMA Lo scontro finale è sulla strategia per salvare Atac, la più grande partecipata dei trasporti d'Italia a un centimetro dalla bancarotta. Se n'è parlato per ore, fino a notte, nell'ultimo vertice di Andrea Mazzillo da assessore al Bilancio con Virginia Raggi. Martedì, al rientro dalle ferie della sindaca, l'ormai ex responsabile dei conti capitolini ha tentato l'ultimo assalto, sperando di convincere la prima cittadina a non avallare il concordato preventivo (cioè una procedura fallimentare) per la municipalizzata, come suggerito invece dalla Casaleggio Associati e da Luigi Di Maio. Ma la sindaca di Roma ha ribadito che la linea è quella, condivisa con i vertici nazionali del Movimento. E ieri mattina, dopo una rapida sequenza di contatti con l'entourage di Grillo e Casaleggio jr, ha accelerato lo show down con l'ex fedelissimo. Mazzillo è fuori dalla giunta, viene arruolato il quarto assessore al Bilancio da quando i Cinquestelle governano Roma (è il quinto assessore che salta, considerando anche Rifiuti e Urbanistica). E il profilo del sostituto non fa che ribadire quali saranno le prossime mosse della giunta: Gianni Lemmetti, toscano, classe 1969, fino a ieri era l'assessore al Bilancio e alle Partecipate nella giunta pentastellata di Livorno, dove non a caso aveva portato al concordato la malconcia azienda dei rifiuti locale. Pronto al remake nella Capitale con Atac.
LA ROTTURA
Va detto che il rapporto tra la sindaca e Mazzillo, commercialista di Ostia un tempo così vicino alla Raggi da essere il mandatario della sua campagna elettorale, era ormai compromesso da settimane. Da quando l'ex assessore al Bilancio, a fine luglio, ha iniziato a cannoneggiare i «troppi manager del Nord» nella squadra del M5S a Roma. «Basta con assessori e dirigenti pendolari da Milano», si era sfogato in un'intervista al Messaggero.
La frattura, raccontano in quello che resta del Raggio magico, era ormai «inevitabile», congelata solo per la villeggiatura ferragostana della sindaca. Tanto che Mazzillo già da venti giorni aveva rimesso le deleghe alla Casa e al Patrimonio. Appena si è trovato il sostituto per il Bilancio, è stato messo alla porta. «Non mi hanno neanche avvisato», non può che sfogarsi lui quando i giochi sono fatti.
FACCIA A FACCIA
Mazzillo ieri ha tentato un'ultima resistenza, presentandosi a Palazzo Senatorio nell'ufficio della sindaca, puntando anche sul rapporto personale costruito in tanti mesi spalla a spalla. Ma due ore di colloquio non servono a raddrizzare la piega che ha preso la giornata. E così quando mancano pochi minuti alle 20, in tempo per i tiggì, la comunicazione grillina sforna la nota che la Raggi affida a Facebook: «Do il benvenuto nella mia squadra a Lemmetti, che a Livorno ha trasformato l'azienda dei rifiuti da una macchina inefficiente a una realtà solida». La sindaca ringrazia comunque Mazzillo e gli concede la sua «stima personale», in coda al post. Per poi aggiungere: «Il nostro programma di governo continua con lo stesso impeto ed entusiasmo dell'inizio».
RISKO PENTASTELLATO
In questo risiko di pedine tra le giunte grilline gestito dalla Casaleggio, il sindaco di Livorno Filippo Nogarin era già stato informato da giorni sulla possibile partenza del suo assessore, tanto da avere già pronto il rimpiazzo: la commercialista Valentina Montanelli. Lemmetti, dice Nogarin, «era una pedina importante, il suo trasferimento è stato deciso con la Raggi dopo un lungo confronto».
Rimpasto completato a Roma? In realtà no. A settembre Raggi dovrebbe nominare un altro assessore ancora, per prendere la delega alle Partecipate oggi in mano a Massimo Colomban, che ha già annunciato le dimissioni dopo l'estate. L'ennesimo avvicendamento nella giunta romana è un assist per le opposizioni. Roberto Giachetti del Pd: «Se si trattasse di una sit-com sarebbe tutto molto divertente. Peccato sia in gioco Roma, la Capitale». Per Forza Italia, il senatore Francesco Giro invita la Raggi «a spiegare l'ennesimo siluramento e come vuole procedere dopo un anno fallimentare su rifiuti, trasporti e degrado».
«Trattamento inaccettabile, poche ore fa ero con Virginia e non mi ha detto nulla»
«Sono in una specie di centrifuga. E non me lo aspettavo. La Raggi non mi ha mai chiamato prima di decidere. Cacciato? Viene uno da Livorno al posto mio? Non so cosa dire, lo sto scoprendo da voi giornalisti. Fino a tardi, fino alle 11 della sera, abbiamo lavorato sul salvataggio di Atac, c'era una riunione informale, e Virginia non mi ha detto nulla. Ci siamo lasciati tranquillamente, dando per scontato che ci saremmo rivisti come al solito. Io non ne so nulla, non mi ha detto niente, non ho idea di cosa stia succedendo. Ciò che è avvenuto è molto strano». Andrea Mazzillo, dottore di ricerca all'Università di Tor Vergata, commercialista e dipendente in aspettativa di Equitalia, figlio di un giudice della Corte dei conti, è abituato alla cortesia, a moderare i toni, alle frasi ben ponderate. Neppure ieri, il giorno in cui è stato tradito dalla persona a cui ha dedicato, devotamente, un pezzo della sua vita, riusciva a usare frasi violente, come probabilmente farebbe il suo successore (l'ex assessore al Bilancio di Livorno) nella stessa situazione. «Dico solo che le persone non vanno trattate in questo modo, non penso sia giusto». Ma neppure ieri mattina la sindaca l'ha chiamata per dirle che la sua esperienza all'assessorato al Bilancio era terminata? «Nulla di nulla».
L'ULTIMA NOTTE
Sedotto e abbandonato, politicamente, Mazzillo ha un lontano passato nel Pd a Ostia, ma una militanza sincera nel Movimento 5 Stelle e al fianco di Virginia Raggi, la donna che l'ha scaricato con un post su Facebook. Sono le 14 quando la notizia della sua defenestrazione per far posto all'uomo con la t-shirt di Livorno, Gianni Lemmetti, prende forza sulle agenzie di stampa. Lui, cortese, risponde al telefono: «Posso dire solo questo: sto andando in Campidoglio per avere chiarimenti, per capire, anche ieri sera ero con Virginia per lavorare sulla pratica dell'Atac e, sono sincero, non mi ha detto nulla, forse sarebbe stato giusto avvertire prima di me che le agenzie di stampa».
Per capire quanto siano dolorose queste ore per il quarantatreenne Andrea Mazzillo bisogna ripercorrere gli ultimi quindici mesi: da subito viene considerato un fedelissimo della Raggi, tanto da svolgere prima il ruolo di mandatario della campagna elettorale, poi di capo staff. Il primo settembre Marcello Minenna, tra i primi a capire che dalla nave di Virginia Raggi bisognava scendere per evitare la farsa, si dimise da assessore al Bilancio. Per settimane la sindaca cercò inutilmente un successore. Parlò praticamente con tutti i giudici della corte dei conti, in carica o in pensione, ricevette una marea di no, solo De Dominicis accettò. La Raggi lo nominò, per poi cambiare idea. Di fronte al rischio di una figuraccia cosmica alla fine la sindaca chiese al suo uomo più fidato, Andrea Mazzillo appunto, di occupare quel posto. Lo sventurato rispose. Il 30 settembre Virginia Raggi parla di lui come una sorta di nuovo messia per i conti claudicanti di Roma. Scrive la Raggi, appena undici mesi fa, annunciando la nomina ad assessore al Bilancio: «Andrea Mazzillo è un nostro attivista, uno di noi che si è speso per i programmi del M5S insieme ai cittadini ma, soprattutto, è un esperto di finanza locale e di bilanci». Wow, la sindaca aveva trovato l'uomo giusto, già dimenticato Minenna, già scordato De Dominicis. E invece ecco che dopo nemmeno un anno la Raggi si stufa pure di Mazzillo, che ha avuto il torto di coltivare idee differenti da quelle indicate da Milano sull'Atac e di ritenere poco efficace l'imposizione da parte della Casaleggio di molti nomi in giunta e nelle aziende che non comprendono Roma. Mazzillo ce l'ha soprattutto con Massimo Colomban, ma per tutta risposta la Raggi nomina proprio un fedelissimo dell'assessore alle Partecipate, un altro veneto, Paolo Simioni, alla guida dell'Atac. Mazzillo non si scompone, in altre interviste si fa più accomodante, spiega che sta preparando il bilancio consolidato e che farà un buon lavoro d'intesa con la Raggi. Ci crede ancora. «In queste ore invece è successo qualcosa che non mi aspettavo, ho dovuto leggere prima sulle agenzie di stampa e poi su Facebook che la sindaca mi ha cacciato. Non si trattano le persone in questo modo». Mazzillo è amareggiato, addolorato, anche lui, malgrado tutto, finisce nella lunghissima lista di assessori, dirigenti e collaboratori che la Raggi ha divorato da quando è in Campidoglio.