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Data: 24/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, concordato a rischio spunta l'istanza di fallimento

Il primo dossier sulla scrivania del neo-assessore Gianni Lemmetti è anche quello più spinoso. Atac, la più grande partecipata dei trasporti d'Italia è a un passo dal crac, zavorrata da un debito che sfiora 1,4 miliardi di euro e alle prese con una crisi di liquidità che ormai compromette il servizio di bus e metro. La strategia di Virginia Raggi - e del M5S nazionale - per salvare il grande malato del gruppo Roma Capitale punta tutto sul concordato preventivo. Ma è un percorso che potrebbe essere minato se le imprese verso cui Atac ha un debito di oltre 325 milioni iniziassero a presentare istanze di fallimento al tribunale contro la società del Campidoglio.
DAL GIUDICE
Almeno due ditte una che si occupa dei rifornimenti, un'altra arruolata per la manutenzione dei mezzi - infatti in queste ore stanno ragionando sulla possibilità di chiedere ai giudici il default della partecipata, convinti di poter incassare di più con un commissario liquidatore rispetto al concordato. In che tempi potrebbero essere presentate le istanze di fallimento? Stretti, prima che si muova il Comune.
Su questo crinale scivoloso, insomma, dovrà agire il nuovo responsabile del Bilancio comunale, in sinergia con il management di Atac, guidato dal presidente e ad, Paolo Simioni. Il piano dei vertici della municipalizzata ormai è definito e verrà messo nero su bianco nella relazione, anticipata ieri dal Messaggero, che sta scrivendo in questi giorni Carlo Felice Giampaolino, il super-consulente, esperto di diritto commerciale, ingaggiato dai grillini a inizio agosto per studiare il rilancio della municipalizzata da 12mila dipendenti e che serve un'area di 1.285 chilometri quadrati. Il rapporto dovrebbe essere consegnato ala sindaca tra domani e lunedì e prevede già una prima classificazione dei creditori. È uno dei primi step da sottoporre al tribunale fallimentare per avviare la procedura speciale.
In cima alla lista dei debiti da saldare ci sono gli oltre 20 milioni di euro dovuti al Fisco. Si tratta di 12 cartelle esattoriali da 23.311.322 euro. Alcuni procedimenti ancora aperti e non saldati risalgono addirittura al 2003 (due diversi avvisi di accertamento, rispettivamente per 10,4 e 2,5 milioni di euro); altri risalgono al 2004 e al 2005 (3 milioni più altri 436mila euro); altri ancora sono più recenti e sono arrivati tra il 2012 e il 2017: cinque contestazioni, una per anno, per un ammontare complessivo di 1,2 milioni di euro. Una volta superate le contestazioni dell'Agenzia delle Entrate, a cui per legge va data priorità, l'Atac dovrebbe saldare i contenziosi in atto con i dipendenti, poi toccherebbe alle imprese e agli istituti di credito.
Proprio il rapporto, ormai compromesso, con molti fornitori è forse il nodo più imbrogliato da sciogliere per il Campidoglio. Molte ditte aspettano di capire quali saranno le percentuali di rimborso che l'azienda comunale, tramite il concordato, pensa di liquidare nei prossimi mesi. Nel frattempo diverse aziende, alle prese con centinaia di fatture mai saldate, hanno smesso di spedire i pezzi di ricambio alle officine e ai depositi di Atac. Con inevitabili ripercussioni anche sul servizio. In teoria la municipalizzata potrebbe contare su quasi 2mila bus (le navette in dotazione sono 1.920), ma ormai riescono a circolare su strada meno di 1.200 veicoli. Uno su due.
LA MANOVRA
Nel frattempo i sindacati già minacciano le barricate contro il concordato. Ma il piano potrebbe essere approvato dal Cda la prossima settimana. Tra il 29 agosto al 7 settembre, invece, si dovrebbe tenere un Consiglio comunale straordinario sui trasporti. La corsa contro il tempo per salvare la società si incrocia con quella per votare il bilancio consolidato del Comune, l'altra grana che dovrà gestire Lemmetti: entro il 30 settembre, per la prima volta, bisogna approvare il documento che tiene insieme il bilancio del Comune con quello delle sue partecipate. E per legge non possono esserci contenziosi in atto tra le parti. Invece, tra Atac e Ama, il Campidoglio non ha ancora riconosciuto oltre mezzo miliardo di euro di debiti verso le sue controllate.

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