La lunga notte di Amatrice, che nel silenzio senza operatori dell'informazione, come chiesto dal sindaco Pirozzi per rispetto ha ricordato le sue 299 vittime e una distruzione pressoché totale. A un anno di distanza da quelle maledette 3.36, il borgo laziale si lecca ancora le ferite, sconvolto da un dolore che è ancora lancinante. L'Abruzzo sta alla finestra, partecipa convinto, per il legame che esiste con quelle terre e perché, purtroppo, dal 2009 è in primissima fila a combattere contro il terremoto. Prima L'Aquila, poi Amatrice e l'alta Valle dell'Aterno, poi Campotosto e la bassa Valle dell'Aterno. Un Cratere da una settantina di Comuni totali, compresi quelli che sono vi sono entrati due volte. Oltre duecentomila abitanti coinvolti dal post emergenza e dalla ricostruzione. Per l'Abruzzo anni di fuoco dal 2009, soprattutto per l'Aquilano, a cui si sono aggiunti gli ultimi 220 giorni in cui l'emergenza si è estesa anche al Teramano. Il governatore Luciano D'Alfonso l'altro giorno a Palazzo Chigi ha tracciato un quadro della situazione dinanzi al premier Gentiloni, al commissario ormai uscente Errani, al nuovo capo della Protezione civile Borrelli. Lo stesso Errani ieri ha voluto visitare, su input del governatore, Civitella del Tronto, uno dei centri più colpiti. In questa intervista al Messaggero D'Alfonso approfondisce i temi e svela che ci sarà un potenziamento viario importante tra L'Aquila e Teramo.
Presidente, è passato un anno da Amatrice. Cosa è accaduto finora?
«Sono 12 mesi dal primo terremoto, 220 giorni da quello abruzzese del 18 gennaio. L'Abruzzo ha già 100 milioni di euro in 4 piani stralcio. E' stato un anno particolarmente impegnativo, per il quale ci siamo tutti prodigati per avere un'infrastruttura normativa, amministrativa e finanziaria all'altezza; l'abbiamo guadagnata senza dover attivare nessun conflitto con Roma. Sono molto soddisfatto, anche per la copertura finanziaria e per quello che si è messo in campo come flessibilità fiscale. Mai una tragedia aveva prodotto un piano di interventi di infrastrutture per l'accesso all'area interessata».
Può spiegarsi meglio?
«Qui c'è un piano di interventi infrastrutturali per riparare le strade danneggiate, ma anche per rendere più comodo e più funzionante l'accesso all'Appennino. Per esempio la strada tra Teramo e L'Aquila verrà fortemente potenziata».
Quali sono gli effetti prodotti dal sisma 2009 su questo impianto normativo e finanziario?
«Sono molto contento per il come si è nutrita questa esperienza di quelle precedenti. Il tema della seconda casa c'è perché abbiamo vissuto i limiti nel caso dell'Aquila. Qui tutto è coperto perché la seconda casa è una realtà economica anche di collocazione turistica nell'Appennino».
Quali sono le emergenze e le urgenze?
«Dobbiamo collocare 225 casette e rimuovere 40 mila tonnellate di macerie. Le casette hanno le superfici e le urbanizzazioni primarie pronte. Quello che serve è determinare i 45 giorni per la realizzazione effettiva, dopo la presa in possesso delle aree e l'affidamento dei lavori. C'è un problema a Campotosto perché ci sono difficoltà geomorfologiche: dopo una lunga fatica abbiamo individuato le tre aree».
Le zone a economia speciale (Zes) potranno essere allargate?
«Fanno riferimento alle aree del Cratere, ma nessuno sta dando adeguata importanza a uno strumento mai conosciuto in Italia, ovvero il risarcimento dei danni indiretti nel turismo. Circa 10 mila euro ad attività turistica sulla base di corrette e rigorose procedure. Per le aree interne c'è un'altra strategia del governo, quella del progetto di rilancio specifico. Nella visione di Barca non è escluso che possa trovare spazio un sistema di defiscalità».
Dopo l'addio di Errani ci sarà un cambio di governance. Qual è lo scenario?
«Sono molto soddisfatto della governance declinata fino ad ora. Per me la fase numero due prevede un aumento rilevante dei poteri ai sindaci. Le Regioni avranno competenze più precise e affinate. Credo molto nell'aumento di ruolo dei Comuni».