Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.562



Data: 25/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Ho voluto una scelta chiara per la città» L'ex assessore accusa il Pd «Malato di schizofrenia»

«In questo momento sono alle prese con la lettura di un paio di messaggi alla don Vito Corleone». Ieri mattina, di buon'ora, il sindaco Marco Alessandrini cercava di sdrammatizzare così il clima di tensione che si è venuto a creare nel suo partito dopo il nuovo rimpasto in giunta: fuori Giuliano Diodati, dentro Gianni Teodoro e, in quota rosa, fuori Laura Di Pietro, dentro Simona Di Carlo, una mossa che apre le porte del consiglio alla prima dei non eletti nelle liste del Pd; Maria Ida D'Antonio, insegnante, residente ai Colli (lo stesso bacino elettorale del vice sindaco Antonio Blasioli). Il sacrificio a cui è stato chiamato Diodati salva dunque la poltrona di Stefano Civitarese, l'accademico chiamato come esterno nella giunta Alessandrini per dare impulso all'urbanistica e ai grandi progetti della città. Il suo siluramento dall'esecutivo avrebbe salvato gli equilibri interni alla maggioranza ma non la faccia di chi stava per avventurarsi in un'avventura così impopolare, come sottolinea lo stesso Alessandrini: «L'uscita di Civitarese avrebbe risposto solo alle logiche della politica, la gente non avrebbe capito. L'ingresso in giunta della Di Carlo, invece, una logica ce l'ha, visto che è stata la più votata fra le donne del consiglio comunale. Mi dispiace per Diodati - aggiunge il sindaco - con il quale ho sempre avuto un rapporto leale e di collaborazione in questi anni».
Per fermarsi alle curiosità, c'è da ricordare che tanto Teodoro che la Di Carlo hanno militato sia nel centrodestra che nel centrosinistra negli ultimi anni, camminando in entrambi i campi sui carboni ardenti. E a proposito del centrodestra, tutti i diretti interessati hanno smentito ieri il retroscena secondo cui sarebbe stato il governatore Luciano D'Alfonso a chiedere la testa di Civitarese per l'ostracismo dimostrato dal delegato all'urbanistica nei confronti di Pescaraporto, la società di cui è a capo anche la famiglia dell'avvocato Milia, impegnata nella costruzione del complesso edilizio nella zona adiacente l'ex Cofa. Anzi, viene confermato l'esatto contrario, e cioè che da molte settimane era stato lo stesso D'Alfonso a suggerire il passaggio a cui si è arrivati solo ieri: fuori Diodati, dentro Gianni Teodoro.
INTERVENTI«E' così - dice il sindaco -, anche se D'Alfonso è intervenuto solo marginalmente in questa vicenda. Ha troppe cose da fare, inseguirlo non è mai facile. Ma questa su Civitarese è proprio una sciocchezza, visto che da tempo era stato proprio il presidente della Regione a indicare la soluzione a cui si è arrivati oggi». Con quali conseguenze si vedrà, visto che tra gli sponsor di Diodati figurano esponenti di primo piano del Pd, come l'assessore regionale Donato Di Matteo e la deputata Vittoria D'Incecco che hanno già minacciato di rispondere al fuoco amico. Amico fino a un certo punto, perché con entrambi il feeling si era già interrotto da un pezzo e D'Alfonso potrebbe aver fatto anche questa riflessione tirando le somme sul rimpasto di Pescara: nemici ieri, nemici oggi.
Ora si riapre la girandola delle deleghe. Teodoro ne ha chieste una decina. Avrà certamente quella alla Polizia municipale, già ricoperta in passato, ma sul tavolo del sindaco è spuntata all'ultima ora anche quella alle case popolari. Per Simona Di Carlo, oltre ad alcune deleghe gestite dall'uscente Laura Di Pietro, come Servizi demografici e Urp, potrebbero arrivare le Politiche europee.
Intanto le opposizioni tornano all'attacco. Ma al M5S, che ha parlato di politica delle poltrone c'è chi, nel Pd, invita a guardare in casa propria: «Da quale pulpito, dopo che la sindaca Raggi ha trasformato il Campidoglio nella porta girevole di un Grand Hotel».

L'ex assessore accusa il Pd «Malato di schizofrenia»

Giuliano Diodati, l'assessore al Bilancio silurato dalla giunta Alessandrini per superare la crisi di maggioranza con i Teodoro, dovrebbe parlare oggi in un incontro con la stampa. Intanto sfoga rabbia e risentimento sui social, soprattutto nei confronti del suo (ex?) partito, al quale non le manda certo a dire: «Il mio percorso in Comune - scrive sulla sua pagina facebook - si è concluso nel peggiore dei modi. L'epilogo è arrivato al termine dell'ennesimo incontro con il sindaco Alessandrini e con un partito malato di una schizofrenia ormai sotto gli occhi di tutti».
Parole forti. Ce ne sarebbe già abbastanza per chiuderla qui, ma Diodati ha altro da aggiungere: «In questi anni, dopo essere stato eletto dal popolo, ho cercato di amministrare con serietà, dedizione, passione per Pescara, ascoltando tutti i cittadini, senza mai risparmiarmi. Credo - aggiunge l'ex assessore - di avere dimostrato capacità di governo con obiettivi chiari, azioni mirate e numeri per spiegare concretamente i risultati ottenuti». E qui arriva la nuova bordata ai suoi: «Un politico deve rendere conto dei risultati delle sue azioni. Noi stiamo invece assistendo ad un esempio di abdicazione della politica, in cui si sta confondendo il ruolo del tecnico con quello politico». Un chiaro riferimento al caso Civitarese che Diodati esplica meglio così: «L'organo collegiale di governo, cioè la giunta, secondo la logica e il principio di democrazia, deve essere formato da persone elette dal popolo. Ma per il Pd non conta essere stati eletti, né contano serenità, lavoro e concretezza di risultati. A questo partito - aggiunge - non interessa la parola democrazia, cioè governo voluto dal popolo, la più alta forma di libertà che gli elettori possono esprimere attraverso la loro scelta, che dovrebbe restare sovrana. Questo - incalza Diodati - è un partito in forte contraddizione che sta guidando una grossa macchina con migliaia di passeggeri che oggi, più che mai, hanno assoluta necessità di sentire che il volante è saldamente nelle mani di chi sa quello che fa». E invece: «Questa città - si sfoga l'ex assessore - è purtroppo nelle mani di un sindaco e di una classe dirigente che ben poco riconosce al popolo e che brancola nel buio. La stessa dirigenza che mi ha buttato fuori indegnamente, dando uno schiaffo a tutti coloro che in questi due anni e mezzo hanno condiviso e avviato insieme a me progetti utili alla città. Cosa succederà adesso? «In questo momento - continua Diodati - si alternano in me sentimenti di amarezza e rabbia. Dopo i giorni delle illusioni e delle polemiche, speravo di poter proseguire il mio lavoro, oggi interrotto bruscamente contro gli interessi di Pescara». Ma l'assessore silurato avverte: «Questa decisione avrà sicuramente delle conseguenze e non lascerà indifferenti coloro che non hanno cercato di portare avanti gli ideali di democrazia e di rispetto dei cittadini». Diodati, che ha ricevuto attestati di solidarietà anche da esponenti delle opposizioni in queste ore, conclude con un: «Grazie a tutti coloro che mi hanno affiancato e che mi hanno dimostrato vicinanza e stima».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it