PESCARA «Alessandrini deve dimettersi per il bene della città: fin dall'inizio ho ritenuto questo sindaco inadeguato, più adatto a fare teatrini che ad amministrare, ma adesso penso addirittura che sia pericoloso poiché, visto che ha un nome, pensa di poter fare tutto all'insegna del vizio». Non ha peli sulla lingua l'assessore regionale Donato Di Matteo, intervenuto ieri mattina in una conferenza stampa convocata all'indomani del rimpasto di giunta al Comune di Pescara che ha portato al siluramento di Giuliano Diodati (Pd) per far posto a Gianni Teodoro della lista civica omonima. Interpellato dal Centro, il sindaco ha preferito non commentare: «Parlerà il partito», ha detto. Salvato, invece, dopo più di un ripensamento, l'assessore esterno all'Urbanistica Stefano Civitarese Matteucci, difeso da un'altra anima del Pd e da una fetta del mondo accademico e dell'associazionismo. In quota rosa, l'altro avvicendamento in giunta ha riguardato Laura Di Pietro, che si è fatta da parte per permettere l'ingresso nell'esecutivo di centrosinistra a Simona Di Carlo, la più votata tra le donne del Pd. «In un momento storico fondamentale», sottolinea Di Matteo di fronte, tra gli altri, alla deputata Pd Vittoria D'Incecco, «è stato colpito un amministratore onesto e competente che era ingiusto togliere perché eletto dai cittadini. Gli è stato preferito un tecnico professionista difeso dall'Ance, da Antonelli dell'opposizione e da chi guarda caso ha stipulato con lui convenzioni fino a 10.000 euro. È evidente che c'è qualcosa che non va poiché tra un tecnico eccellente e un politico c'è molta differenza. Questa non è una sconfitta per la nostra corrente, bensì una vittoria, perché da mesi aspettavamo l'occasione per poter avere una posizione libera e critica all'interno del centrosinistra».Le parole più dure di Di Matteo sono rivolte al sindaco Alessandrini, definito «un individuo che gira per la città creando imbarazzo a se stesso, al suo futuro e persino a noi che lo abbiamo sostenuto. Non è né carne né pesce. È inadeguato e pericoloso per gli aspetti della politica», aggiunge, «Alessandrini cerca di camuffare le sue debolezze con la sua prepotenza e con la sua arroganza. Ha una giunta formata da persone non elette dal popolo, non sappiamo più dove vogliono andare a parare visto che non c'è nemmeno un programma di fine legislatura. Il sindaco deve dimettersi e azzerare la giunta. Sono sicuro che dietro questa operazione dilettantistica non ci sia il presidente della Regione Luciano D'Alfonso». A proposito delle ripercussioni sui consigli comunale e provinciale, dove Di Matteo può contare rispettivamente su tre (Tiziana Di Giampietro, Adamo Scurti e Lola Berardi) e due consiglieri (Annalisa Palozzo ed Enzo Catani), i diretti interessati si affrettano a ribadire la volontà di restare all'interno del centrosinistra ma «in posizione libera e critica». «Alla Provincia», spiega Palozzo, «ci comporteremo da indipendenti. Abbiamo i numeri per mettere in difficoltà la maggioranza, ricorrendo agli stimoli giusti. Non è un caso che stiamo attendendo da tempo la convocazione di un consiglio. Valuteremo le delibere e le proposte una per una nell'interesse dei cittadini e dei territori che rappresentiamo. Le vere sconfitte e le vere vittorie si valutano sul lungo termine e sarà il tempo a dirci se avremo avuto ragione».