«Mi dispiace sono giorni complicati, ho molto da fare». E Paolo Simioni, il manager veneto scelto da Massimo Colomban per occuparsi di Atac, abbandona il Campidoglio, sale in macchina, tira su il finestrino e ritorna ad occuparsi dei sopracitati problemi. Da lunedì ce ne sarà uno in più: l'Anticorruzione aprirà d'ufficio un'inchiesta, tecnicamente si chiama «attività di vigilanza», proprio sull'incarico che Simioni ricopre nella municipalizzata dei trasporti romani. Ovvero: presidente, amministratore delegato e direttore generale della società di via Prenestina. Uno e trino. Controllato e controllore. Potere di gestione e di indirizzo. Tutto in un'unica poltrona, la sua. Ecco perché Raffaele Cantone vuole vederci chiaro. Soprattutto perché un decreto della legge anti-corruzione del 2013 sembra non lasciare troppi dubbi: «Gli incarichi dirigenziali negli enti di diritto privato in controllo pubblico sono incompatibili con l'assunzione o il mantenimento della carica di presidente e amministratore delegato nello stesso ente di diritto privato in controllo pubblico».
Di fatto Simioni è diventato a tutti gli effetti una sorta di commissario di Atac senza averne i titoli. Dal Campidoglio sono abbastanza tranquilli, ma questo visti gli scivoloni avuti nell'ultimo anno proprio con le nomine potrebbe non bastare. Anche perché ci sono ancora passaggi da chiarire. A partire dall'ascesa dell'ex amministratore delegato di Save (la società a partecipazione pubblica che si occupa degli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona).
LA STORIA
Simioni lo scorso 10 agosto ha preso il posto lasciato libero da Bruno Rota, il direttore generale dimissionario dopo lo scontro con Virginia Raggi. Sia Rota sia il predecessore Marco Rettighieri erano diventati diggì attraverso un bando pubblico. Selezione che Simioni ha saltato, rimpiazzata da una chiamata diretta motivata per via della situazione emergenziale. Anche questo aspetto è legittimo? L'Anac cercherà di fare chiarezza. Infine, si fa per dire, c'è l'aspetto legato allo stipendio del deus ex machina di Atac. Prima di approdare in via Prenestina percepiva 240mila euro per il ruolo di coordinatore del tavolo sulle società partecipate del Campidoglio. Alla fine di questa operazione riuscirà a ottenere lo stesso emolumento. In questo caso il contratto prevede 220mila euro più 20mila di premio. Contratto per la cronaca ancora non è pubblicato sul sito dell'azienda.
LA DIFESA
Insomma, la grana è abbastanza dietro l'angolo. Dal Campidoglio però si dicono appunto sereni e citano un'altra delibera dell'Anac, questa volta del 22 luglio 2014, che spiega come non sussista «una causa di inconferibilità o di incompatibilità nel caso di conferimento ad un medesimo soggetto degli incarichi di presidente e di direttore generale di un ente di diritto privato in controllo pubblico». Secondo il parere con il quale si blinda la sindaca Raggi «resta alla discrezionalità dell'ente ogni scelta tenuto conto, altresì, di eventuali conflitti d'interesse». Un altro fronte è pronto ad aprirsi.