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Data: 27/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crac Atac - Atac, spuntano 1.200 aziende creditrici. Atac lumaca, nove mesi per saldare le fatture 1.200 creditori a secco

La puntualità, si sa, non è proprio il punto forte della malandata azienda dei trasporti capitolini, come sanno bene tanti romani costretti ogni giorno - sempre di più - a districarsi tra corse cancellate e attese sfiancanti accanto alle paline gialle dei bus. Ma all'Atac, alle prese con un debito monstre che sfiora 1,4 miliardi di euro, sono specialisti anche nel pagare le fatture con tempi d'attesa che non trovano paragoni in qualsiasi altra azienda di trasporto del Paese. Basta un numero per capire le difficoltà sulla strada del concordato preventivo che rischia di incontrare il M5S: i creditori di Atac, anno dopo anno, sono lievitati fino a sfiorare quota 1.200. Insomma, Atac oggi si ritrova con più creditori che bus circolanti.
COME UNA GRAVIDANZA
Questo perché saldare una parcella, nel quartier generale di via Prenestina, può richiedere quanto una gravidanza, come rivela l'ultimo rapporto interno sulla «tempestività» (c'è scritto così, ma sembra un eufemismo) dei pagamenti della municipalizzata. Nel 2016 la società del Campidoglio ha impiegato ben 256 giorni di ritardo per liquidare i suoi fornitori. Poi ci si chiede perché le imprese hanno smesso di spedire pezzi di ricambio nei depositi. La legge, è bene ricordarlo, imporrebbe di chiudere i conti entro 60 giorni. Ma all'Atac, invischiata in una crisi di liquidità sempre più profonda, si taglia spesso e volentieri il traguardo dei nove mesi. Del resto nel 2015 le cose erano andate addirittura peggio rispetto all'anno passato: 265 giorni di ritardo in media (addirittura 284 nel primo trimestre). E così nel rapporto interno elaborato dall'azienda si legge che sulle casse della partecipata comunale, al 31.12.2016, gravavano oltre 247 milioni euro di debiti per le fatture ricevute e non pagate. Per la precisione 247.035.909 euro.
LE DITTE
E così aspettano di essere saldate dall'Atac 1.190 ditte fornitrici, come si legge sempre nelle carte della ricognizione interna. Proprio i creditori insoddisfatti potrebbero minare il percorso tracciato dai Cinquestelle per salvare l'azienda comunale dal crac, cioè il concordato preventivo. In questi giorni infatti, come svelato dal Messaggero, almeno due imprese - una che si occupa dei rifornimenti, un'altra impegnata nella manutenzione dei mezzi - starebbero pensando di presentare al tribunale un'istanza di fallimento per la partecipata del Campidoglio, convinte di poter incassare di più con un commissario liquidatore rispetto alla strada del concordato preventivo.
LE TAPPE
Ecco perché la giunta di Virginia Raggi è pronta a schiacciare sull'acceleratore, per portare la procedura in tribunale in tempi strettissimi. Domani il presidente e direttore generale di Atac, Paolo Simioni, dovrebbe ricevere la relazione sul concordato in bianco elaborata da Carlo Felice Giampaolino, il super-consulente ingaggiato dal Comune per studiare il salvataggio della municipalizzata. Aspetta il dossier anche il neo-assessore al Bilancio, arruoalto da Livorno, Gianni Lemmetti. Una volta vistato dal Campidoglio, il concordato dovrebbe essere votato dal Consiglio d'amministrazione di Atac già martedì, al massimo mercoledì. La richiesta al Tribunale fallimentare a quel punto verrà presentata ai giudici i primi di settembre. Poi scatteranno i 120 giorni entro cui il tribunale dovrà valutare la domanda dell'azienda. E in questo periodo verrà elaborato il piano di rilancio lacrime e sangue per scongiurare la bancarotta della più grande partecipata dei trasporti d'Italia.

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