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Data: 31/08/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La stretta sull'assenteismo. Statali, via ai controlli dell'Inps: obiettivo mezzo milione l'anno. Verso orari di reperibilità uguali per tutti

ROMA Da domani saranno i medici fiscali dell'Inps a fare le visite di controllo sui dipendenti pubblici che si ammalano: non solo in caso di richiesta del datore di lavoro ma anche d'ufficio soprattutto in una serie di situazioni potenzialmente sospette che saranno individuate sulla base delle esperienze precedenti da un algoritmo di data mining, in via di elaborazione. La novità del Polo unico per le visite di controllo, annunciata da tempo, parte in realtà con alcune incertezze legate da una parte alle risorse finanziarie, dall'altra all'armonizzazione dei criteri tra il settore pubblico e quello privato. Attualmente infatti l'Inps riceve dai medici di famiglia le certificazioni di malattie relative a tutti i dipendenti, ma effettua i controlli solo per quelli privati, salvo i casi in cui la visita è richiesta (a pagamento) dal datore di lavoro pubblico. In tutte le altre situazioni la competenza per i lavoratori della Pa è stata finora delle Asl.
LE RISORSE
Con il Polo unico, previsto da uno dei decreti legislativi della riforma Madia (75/2017), i due canali convergono ma restano per il momento importanti differenze, ad esempio sulle fasce di reperibilità attualmente più ampie per i dipendenti pubblici rispetto ai privati (9-13 e 15-18 invece di 10-12 e 17-19). Presentando le novità, ieri il presidente dell'Inps Boeri ha nuovamente auspicato un'armonizzazione. L'idea sarebbe di prevedere due fasce uguali di tre ore al mattino e tre al pomeriggio. Quanto ai costi dell'operazione, il decreto legislativo trasferisce all'Inps 17 milioni per questo scorcio di anno, che a regime diventerebbero quindi 50 l'anno. Quante visite si potranno fare con questa somma? Sul punto non c'è perfetta chiarezza. Boeri ha dato ieri un ordine di grandezza, parlando di «centinaia di migliaia» e indicando che la frequenza dei controlli, rispetto ai certificati di malattia presentati, potrebbe essere superiore a quella del privato. Siccome in questo settore sono state effettuate nel 2016 poco meno di 600 mila visite mediche a fronte di un numero di certificati che viaggia intorno ai 12 milioni (l'ultimo dato è del 2015 per la verità), l'incidenza sarebbe del cinque per cento: applicando questa percentuale ai 6 milioni di certificati del pubblico (con un numero di lavoratori ben minore rispetto al privato) si arriva ad una soglia di circa 300 mila che potrebbe essere il minimo da cui partire. In occasione dell'ultima relazione annuale lo stesso Boeri aveva parlato di un numero a regime di mezzo milione di visite l'anno.
Il messaggio con cui l'Inps fornisce le indicazioni operative alle proprie strutture, ricorda le categorie escluse dal Polo unico, che coincidono essenzialmente con le Forze armate, i corpi di polizia e i Vigili del Fuoco. Viene anche evidenziato il monitoraggio delle risorse disponibili da parte del programma informatico con il quale le amministrazioni potranno effettuare la richiesta di visita fiscale: in caso di superamento del budget la richiesta sarà automaticamente bloccata.
L'OBBLIGO
Le amministrazioni potranno chiedere la visita fin dal primo giorno di assenza del lavoratore, il quale avrà l'obbligo di reperibilità, anche nei giorni non lavorativi e festivi, salvo la necessità di particolari visite o terapie salvavita fuori casa. In caso di assenza dal domicilio il dipendente sarà comunque invitato a presentarsi in ambulatorio, ma non toccherà al medico dell'Inps valutare le sue eventuali giustificazioni. Accanto alle visite richieste dalle amministrazioni ci saranno anche quelle programmate d'ufficio, in modo tempestivo e il più possibile mirato. Se ritenuto utile, in base alla casistica precedente, potranno essere fissate anche più di una visita al giorno, senza escludere i giorni che seguono o precedono le festività.
L'obiettivo del Polo unico - ha ricordato ieri Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione - è anche quello di ridurre l'attuale incoerenza tra i livelli di malattia registrati nel privato e quelli del pubblico.

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