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Pescara, 24/07/2024
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Data: 03/09/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
E' arrivata la pioggia il rogo del Morrone pare ormai domato

SULMONA E' arrivata la pioggia ad accendere le speranze e a spegnere il fuoco: dopo due settimane d'inferno, oggi, l'incendio del Morrone sembra domato. E' un ottimismo cauto, perché le temperature raggiunte e la quantità di legna e vegetazione bruciata sono talmente alte e tante che sotto la cenere potrebbe ancora covare la brace, con la variabile del vento sempre in agguato. Però. Però da ieri pomeriggio di pennacchi di fumo non se ne vedono più e neanche di fiamme, quelle che per due settimane hanno macabramente illuminato la Valle Peligna. La pioggia caduta modesta ieri ha dato comunque un aiuto, ha messo a tacere il crepitio dei roghi diffusi e rallentato e quasi fermato l'avanzata del fronte verso Roccacasale, contro il quale instancabilmente hanno lavorato aerei ed elicotteri in queste due settimane. Forse servivano più mezzi per domare l'incendio prima, per evitare che divorasse migliaia di ettari di boschi, prati d'altura e area protetta. Ma queste sono valutazioni e processi che troveranno spazio dopo. Perché per il momento si lavora ancora sul fronte. A Roccacasale, in particolare, dove ieri è stata completata la seconda strada tagliafuoco grazie anche all'apporto di centinaia di volontari giunti da tutta la regione.
Oggi si comincerà a lavorare anche sulla terza barriera, a protezione del centro abitato. Perché il fuoco sembra spento, ma ci vorranno giorni prima di poter dichiarare la fine dell'emergenza. Sulle ceneri di questo disastro ambientale, ora, si deve lavorare ancora molto, innanzitutto per mettere in sicurezza i centri abitati alle pendici del Morrone: la pioggia benedetta e invocata è stata utile in questo frangente, ma quando diventerà torrenziale, allora, il problema principale sarà quello della tenuta idrogeologica del terreno. Si teme che l'acqua possa trascinare facilmente a valle i resti della combustione e con essi il terreno ormai non più ancorato dalle radici degli alberi andati in fumo. Anche per questo la Regione ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale, per poter cioè procedere celermente con le operazioni di ingegneria ambientale: bonificare l'area, accatastare la legna bruciata, creare dei gradoni-barriere che trattengano slavine e frane. Sul fronte delle indagini, intanto, gli inquirenti non si fermano: sono state finora ascoltate decine di persone e ci sono almeno tre fronti di ipotesi su cui si sta lavorando più convintamente. Non si escludono né le azioni isolate di un singolo, né quelle organizzate del business degli incendi: dagli appalti dei soccorsi, fino a quelli del rimboschimento.
Sul tema del rimboschimento, per il quale il presidente della Regione Luciano D'Alfonso ha convocato una riunione per il 13 settembre, d'altronde, si è già aperta una serrata discussione tra i pro e i contro, questi ultimi mossi da ragioni sia di carattere legale (occorre un deroga alla legge che prevede operazioni di rimboschimento in caso di incendi non prima di cinque anni) per non lasciare spazio alla criminalità e non incentivare i malintenzionati, sia di carattere naturalistico: l'incendio sul Morrone ha infatti distrutto in gran parte le pinete non autoctone impiantate durante il rimboschimento del secolo scorso e in molti sono convinti che sarebbe opportuno lasciare alla montagna il tempo di vestirsi da sola, facendo rinascere cioè su quegli scenari, che oggi appaiono lunari, la flora che c'era un tempo.

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