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Data: 03/09/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso la manovra di bilancio - Nella manovra di Padoan sgravi, poveri e neoassunti

ROMA Nessuna deviazione dal programma. Nella sua «fine ordinata» della legislatura, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni mette al primo posto una legge di stabilità «che non faccia danni». Un modo per ribadire che è meglio non aspettarsi che il governo tiri fuori dal cilindro chissà quale coniglio. Il sentiero, per usare le parole del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, «è stretto». Dunque la prossima manovra di bilancio avrà nella sostanza tre capitoli, sui quali verranno concentrate tutte le risorse disponibili: i giovani, gli investimenti e la lotta alla povertà. Alle misure sull'occupazione giovanile stanno lavorando ormai da tempo sia i tecnici del ministero dell'Economia che quelli di Palazzo Chigi. Alcuni punti fermi già ci sarebbero. Per favorire l'assunzione dei giovani, ci sarà uno sconto alle imprese sui contributi da versare all'Inps del 50 per cento. Una decontribuzione fino a 3.250 euro per ogni neo assunto. Lo sconto, che sarà applicato per i primi due o tre anni di lavoro, sarà strutturale e, dunque, non avrà una durata limitata nel tempo come avviene per gli sgravi attualmente in vigore e in via di esaurimento. Tutti i neo assunti dal prossimo anno in poi, per i primi anni di lavoro godranno dello sconto. Una misura che andrà a beneficio soprattutto del Sud, dove il livello di disoccupazione giovanile è il più alto. Una delle decisioni ancora da prendere riguarda l'età fino alla quale sarà possibile assumere giovani beneficiando della decontribuzione. È molto probabile che l'asticella venga fissata a 29 anni. C'è una ragione. L'Unione europea non ammette che si possano fare discriminazioni tra i lavoratori in base all'età. Gli aiuti ai giovani sono ammessi, ma per Bruxelles l'età massima consentita per le misure di vantaggio, sarebbe di 24 anni. Tuttavia esiste in Italia il precedente del programma «Garanzia giovani», per il quale l'Europa ha permesso che le misure previste valessero fino al compimento del 29esimo anno di età. La trattativa con Bruxelles comunque è aperta. Una parte del governo spinge perché si tenti di forzare la mano alla Commissione, facendo salire l'asticella per ottenere gli sgravi fino ai 32 anni di età. Un negoziato a Bruxelles è in corso anche su un'altra delle misure allo studio del governo per favorire l'occupazione: il taglio strutturale di 3 o 4 punti di cuneo a partire dal terzo anno di assunzione, al termine cioè del periodo lavorativo con i contributi dimezzati. In questo caso lo sgravio verrebbe diviso a metà tra l'impresa e il lavoratore. La prima avrebbe uno costo del lavoro più basso, il secondo una busta paga leggermente più pesante. Anche in questo caso l'obiezione della Commissione europea è la stessa, si tratterebbe di una misura discriminatoria nei confronti dei lavoratori più maturi.
I NODI DA SCIOGLIERE
Certo, l'obiezione sarebbe facilmente superabile estendendo a tutti i lavoratori lo sgravio. Ma i costi sarebbero elevati. Ogni punto di decontribuzione allargato a tutti costa 2,5 miliardi di euro. Per tagliare tre punti servirebbero 7,5 miliardi. Difficile che una cifra del genere possa passare attraverso il «sentiero stretto» di Padoan.
La seconda freccia all'arco della politica economica di Gentiloni, è un nuovo round di industria 4.0, gli sgravi fiscali riservati alle imprese attraverso i superammortamenti per l'acquisto di nuovi macchinari che già hanno dato una importante spinta alla produzione industriale e al Pil. A questo sarà affiancato anche un programma «lavoro 4.0», che permetterà alle stesse imprese degli sgravi sugli investimenti per la formazione del personale.
NUOVI FINANZIAMENTI
Il terzo pilastro della prossima legge di Stabilità, sarà il rafforzamento delle misure per la lotta alla povertà. Nei giorni scorsi il governo ha approvato definitivamente il «Reddito d'inclusione», l'assegno da 190 a 480 euro al mese per le famiglie più povere. Al momento è finanziato con 1,8 miliardi ed è in grado di coprire circa 500 mila famiglie per un totale di 1,8 milioni in stato di bisogno. L'intenzione è di rafforzare con la prossima manovra la dote della misura, stanziando altri 1,5 miliardi di euro.
C'è infine il capitolo pensioni. Il governo vorrebbe agire di cacciavite, limando solo alcune regole del contributivo che entreranno in vigore fra 20 anni circa. Ma la pressione è forte ed è trasversale in Parlamento. A cominciare dalla richiesta di congelare l'aumento a 67 anni dell'età a partire dal 2019. Palazzo Chigi e Tesoro sono contrari. Ma il rischio è che alle Camere si possano saldare maggioranze in grado di forzare la mano al governo, che dovrà testare, a pochi mesi dalle elezioni, la sua capacità di resistenza.

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