Prima le date: giovedì 7 settembre, martedì 12, mercoledì 27. Ovvero: si inizierà con la prima manifestazione dei sindacati sotto il Campidoglio (nel giorno del consiglio straordinario su Atac), poi inizieranno gli scioperi. Il martedì seguente e a fine mese. In mezzo, a bosco, scioperi bianche e serrate. Questi saranno «i sacrifici» che il M5S chiederà ai romani per reggere le forza d'urto del concordato. La città bloccata a settembre dalle proteste sindacali, con tutte le scuole e gli uffici aperti, è uno scenario che in Campidoglio hanno messo in conto. In questi giorni, una a una tutte le sigle sindacali, più o meno rappresentative, sono state convocate informalmente. Tutte, ma proprio tutte: dai confederali, agli autonomi fino a organizzazioni che contano gli stessi iscritti di un condominio del centro. Una concertazione larga, su cui fondamentalmente scommettono in pochi. Vuoi perché la galassia sindacale di Atac ha dentro tutto e il contrario di tutto (per la verità anche la maggioranza a 5 Stelle ha espresso concetti non sempre sovrapponibili), vuoi perché, come dimostra la storia, basta una piccola sigla per paralizzare il servizio pubblico della città, creando un effetto contaminazione su tutti gli altri dipendenti di Atac, al di là della tessera di appartenenza. Mercoledì mattina alle 10, alla vigilia della manifestazione, l'assessore ai Trasporti Linda Meleo ha convocato tutti i rappresentanti dei lavoratori. Non solo per indorare la pillola, ma, «per sentire eventuali controproposte», ragionano dal Comune. Senza correre troppo in avanti, in molti - tra Comune e sindacati - sono pronti a scommettere sulla rottura.
IL VIAGGIO
E Virginia Raggi? La sindaca per ora rimane dietro le quinte. Dicono i suoi che «si sta interessando più della parte tecnica-operativa di questi passaggi». E cioè la delibera di giunta che dovrà dire sì al concordato, il dialogo con l'assemblea capitolina. In questo clima è in forse anche il sì all'invito che Susanna Camusso, leader della Cgil, le ha fatto per il 16 settembre a Lecce. La sindaca dovrebbe scendere in Puglia e parlare di donne e lavoro. La sua presenza è molto in forse. Sono proprio i rapporti sindacali ad alimentare il dibattito interno nel M5S. Non è esclusa, infatti, una fase due: saltati i negoziati, con la città bloccata a intermittenza, i vertici potrebbe suggerire un'altra strategia. In base all'amata disarticolazione dei corpi intermedi c'è chi vorrebbe Raggi a tu per tu con i dipendenti di Atac per spiegare loro cosa succede con il concordato. «Ma ha nelle corde questo tipo di passaggio politico?», si domandano diversi parlamentari del M5S.
IL VOTO
C'è infine un altro punto di caduta ancora più politico legato ad Atac. Tra un paio di mesi il X municipio sarà chiamato al voto. Ostia, diventata l'enclave dei grillini, dovrà scegliere il nuovo presidente del municipio. Con una linea ferroviaria considerata, anche dall'Antitrust, come tra le peggiori del Paese e un servizio a rischio interruzione, la sfiducia nella giunta Raggi potrebbe crescere. E modificare gli equilibri in campo, anche se al momento Pd e centrodestra navigano nell'incertezza dei candidati. Ostia sarà il termometro di questo primo anno e mezzo del M5S a Roma. E misurare questa temperatura con una municipio ancora più scollegato dalla Capitale rischia di diventare un boomerang.